Al lavoro sul piano regolatore portuale e sulle infrastrutture e anche il documento dell'Unione Europea può aiutare la ripresa
E se invertire la rotta fosse davvero possibile? Se tralasciando per un attimo di ascoltare i maestri del catastrofismo, si volesse guardare a quanto di buono sta passando per le mani di Genova? Potrebbe non essere una cattiva idea, tenuto conto che in questo 2015 la città proverà a giocarsi le carte del suo rilancio, scommettendo su alcune fondamentali partite. Il tempo, da questo punto di vista, per una volta può essere alleato. Perché l'anno che è appena arrivato porta in dote appuntamenti importanti e scelte non più rinviabili. Che, non casualmente, ruotano tutte attorno al motore della città, vale a dire il porto. Dal Blue Print all'Expo, dal piano regolatore portuale alle infrastrutture fino al piano Juncker tutto si compirà nel 2015. Vediamo.
Il Blue Print. Piano ha consegnato il suo disegno blu del waterfront di levante a fine anno e gli enti ne hanno condiviso i contenuti con un accordo reso pubblico dal presidente della Regione Claudio Burlando il 4 gennaio. Ora si tratta di lavorare per la fase due, quella più impegnativa, che punta a trasformare il disegno in progetti operativi che poi consentano di aprire i cantieri. Il tema di fondo è noto e sarà anche quello che più farà soffrire: separare nautica e riparazioni, che oggi invece si mischiano a levante. Concettualmente inattaccabile, l'operazione non è di semplice realizzazione perché si può compiere solo a condizione di tombare il porticciolo Duca degli Abruzzi. Se passa la decisione, allora le barche si spostano nella darsena nautica della Fiera, ma anche lungo il canale navigabile che Piano ha previsto dalla Gadda alla foce del Bisagno. In attesa del verdetto, si può comunque già fare molto, come dare una nuova sede all'Istituto Idrografico della Marina Militare (nei locali delle ex lavanderie industriali di calata Gadda) e ai piloti del porto. Dopo la tragedia di Molo Giano, Piano si è subito reso disponibile a realizzare gratuitamente il progetto della nuova torre e la scelta è caduta sempre sulla darsena nautica, nell'area dell'eliporto.
Il piano regolatore portuale. L'incrocio fra Blue Print e nuovo disegno del porto è un'occasione che si può centrare soltanto nel 2015. L'ultimo anno della gestione- Merlo (scade ai primi di febbraio del 2016, ma già in autunno si apriranno le grandi manovre per la successione) coincide infatti con l'avvio operativo del Blue Print e con la presentazione del nuovo piano regolatore portuale. Gran parte del lavoro è ormai svolto e Merlo si prepara alla presentazione del documento che punta a cambiare contorni e contenuti dello scalo. Il filo conduttore è quello dei traffici che si spostano su navi capaci ormai di portare ventimila container e che quindi hanno bisogno di grandi spazi di manovra, banchine capienti, terminal efficaci per muovere velocemente la merce, se possibile via treno. Per questo, l'opera-simbolo non potrà che essere la nuova diga foranea. Costo, un miliardo di euro, che il porto di Genova si potrebbe tranquillamente pagare se solo una piccola percentuale (3-4 punti) di quanto ogni anno incassato per conto dell'Erario sotto forma di Iva e di accise restasse a disposizione dell'authority. In questo caso, si potrebbero accendere mutui e cominciare a onorarne le rate. In alternativa si potrebbero patrimonializzare le authority, permettendole di fare la stessa cosa per pagarsi opere e infrastrutture. Basterebbe un governo sensibile ai temi del mare e della portualità, ma non dobbiamo mai dimenticare che siamo in Italia.
Le infrastrutture. Per far correre la merce che, al di là della crisi, a Genova continua a crescere, servono le infrastrutture. E all'ombra della Lanterna le due partite cruciali sono il terzo valico e la gronda. Il loro cammino è differente, perché se i cantieri del primo sono già avviati, tutto è ancora da decidere per la seconda. Non che la situazione, per il valico, possa dirsi risolta, l'opera infatti ha per il momento ricevuto i finanziamenti per i primi due lotti costruttivi (sui sei complessivi) e ha subito nella sua fase di avvio già qualche mese di ritardo. E non va nemmeno sottovalutata la protesta "No Tav" che potrebbe saldarsi con quella dei comitati "No terzo valico", sempre attivi soprattutto sul versante piemontese. Ma i cantieri lavorano. La gronda, invece, conoscerà il suo verdetto in conferenza dei servizi, dove finalmente si conosceranno le posizioni di tutti i soggetti chiamati a decidere. Nei prossimi giorni toccherà al Comune di Genova pronunciarsi in merito all'infrastruttura e sarà questo il primo banco di prova del 2015 della giunta Doria. Il Pd che sostiene il sindaco che tre anni fa sconfisse alle primarie del centrosinistra le sue candidate sappia creare ricchezza e occupazione come quella delle banchine. Se n'è accorta, ancor prima e ancora meglio di tanti genovesi, anche l'Unione Europea. Il piano che prende il nome dal presidente della Commissione Juncker ha inserito per ben tredici volte il porto di Genova come soggetto meritevole di sostegno nel suo piano comunitario. Nessuno in Italia ha fatto meglio.
L'Expo. Ma il 2015 è davvero un anno particolare per Genova anche per un avvenimento che sta per accadere a poco più di un centinaio di chilometri di distanza. Stiamo ovviamente parlando dell'Expo di Milano che scatterà il primo maggio per concludersi il 31 ottobre. Le opportunità che si possono creare per Genova sono fin troppo chiare: la disponibilità del porto (già sfruttata) per i Paesi espositori, la vicinanza fisica, la sintonia sul tema dell'evento legato al cibo. Questo però non basta per garantirsi un ritorno economico. La Liguria sarà capofila nel padiglione Italia sul tema del mare (insieme alla Sardegna). Ma la vera sfida è rappresentata dai flussi turistici: quanti saranno i visitatori che sceglieranno Milano e poi accetteranno di spostarsi in Liguria in treno o in auto? E quanti vorranno fare il cammino inverso, magari scendendo da una nave da crociera o da un traghetto? A fine gennaio la Liguria presenterà insieme a tutte le altre regioni il suo dossier sull'evento. La regia è della Regione, che coordina il tavolo ligure ed entra in campo direttamente con il suo assessorato al Turismo ma anche con il suo braccio operativo nell'internazionalizzazione, Liguria International. Maggio è sempre più vicino e servono iniziative concrete da tradurre in ricchezza per un territorio che ha molto da mostrare e che si accontenterebbe di svelarsi a una piccola percentuale di quei venti milioni di visitatori che si attendono per l'Expo.
La Repubblica.it