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Il satanismo

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    00 23/06/2006 23:45
    Un fenomeno estremo ed inquietante

    Andrea Menegotto

    [Le note si trovano alla fine del testo]

    "Ma Gesù gli rispose: "Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto " (Mt 4,10)


    Parlando di satanismo ci si riferisce a persone, gruppi o movimenti che in forma più o meno organizzata praticano l’adorazione e l’evocazione del demonio. Per maggior precisione riportiamo la definizione di Massimo Introvigne [1]:

    "Il satanismo - da un punto di vista storico e sociologico - può essere definito come l’adorazione o la venerazione, da parte di gruppi organizzati in forma di movimento, tramite pratiche ripetute di tipo culturale o liturgico, del personaggio chiamato Satana o Diavolo nella Bibbia" [2].

    Può essere utile, in via preliminare, una precisazione che aiuti opportunamente a distinguere possessione e satanismo; afferma ancora Introvigne:

    "Benché la frequentazione di gruppi satanisti possa - secondo molti esorcisti - aprire la porta a ‘disturbi’ di tipo diabolico, possessione e satanismo non vanno confusi . Non tutte le persone ‘disturbate’ dal Demonio sono passate dal satanismo (alcuni sono buoni cristiani) e non tutti i satanisti sperimentano fenomeni di possessione o di ‘disturbo’ diabolico" [3].

    Potremmo dire che se il satanista cerca il diavolo, il posseduto viene trovato dal diavolo che lo "disturba" a livello fisico, psicologico e spirituale. Quindi, non tutti i satanisti sono "posseduti", né tutti i "posseduti" sono satanisti, anzi la vita di molti Santi e Beati presenta episodi reali e documentati in cui il demonio esercita un’azione di "disturbo". Fra questi possiamo ricordare don Calabria e suor Maria del Gesù Crocifisso (beatificati da Giovanni Paolo II). Nella loro vita ci sono stati veri e propri periodi di possessione diabolica, in cui hanno detto e fatto cose contrarie alla loro fede senza avere alcuna colpa o responsabilità perché era il demonio ad agire servendosi delle loro membra, mentre la loro anima era comunque rivolta a Dio. Questi periodi di grave sofferenza hanno senza dubbio contribuito alla loro santificazione. Dunque, satanismo e possessione diabolica sono fenomeni estremamente diversi e non necessariamente collegati, anche se - secondo il parere di vari studiosi ed esorcisti - le pratiche occulte come la magia, lo spiritismo e, appunto, il satanismo possono costituire una buona porta d’entrata per problemi quali la possessione diabolica.

    1. Il satanismo in generale

    A livello ideologico si possono distinguere due correnti di satanismo: esiste un "satanismo impersonale" (qualificabile anche come "razionalista" e "materialista"), il quale ritiene che Satana non è una persona e propone l’affermarsi dell’uomo contro Dio, contro la morale e contro ogni autorità e limite. Il "satanismo personale" (qualificabile come "occultista"), invece, pretende di poter dare all’uomo la felicità attraverso l’adorazione di Satana, da qui deriva l’esigenza di un culto che si esprime attraverso sacrifici e soprattutto con la "messa nera", che è fondamentalmente una parodia blasfema della Messa Cattolica . Il corpo nudo di una donna funge da altare su cui viene appoggiato il calice dove viene insozzata l’Eucarestia, trafugata dai Tabernacoli. Oppure si verificano "orge rituali", pare in effetti che la componente sessuale abbia un ruolo fondamentale nel satanismo in quanto la ripetizione dell’atto separato dal suo fine procreativo è interpretata in senso magico come voler dare origine all’anima della persona (non tutti infatti avrebbero un’anima immortale, ma solo coloro che sono capaci di "costruirsela" con apposite tecniche). Notizie di questi riti sono spesso annunciate nei telegiornali o riportate nella cronaca di vari quotidiani. Spesso comunque i riti del satanismo personale (occultista) possono essere gli stessi di quello impersonale, è però il significato attribuito ad essere differente. Per i satanisti occultisti la liturgia del culto rappresenta una vera adorazione a Satana, mentre per quelli razionalisti è semplicemente una metodologia ricca di simboli, che ha lo scopo di liberare i praticanti da quelle che vengono qualificate come "superstizioni religiose". Pare che in Italia la maggior parte dei satanisti appartenga a quello che gli studiosi definiscono come "satanismo acido", un’atmosfera in cui, più che ai contenuti demoniaci e anticristiani, si dà maggior risalto al consumo di droghe.

    I gruppi satanici si macchiano talvolta di alcuni delitti come la violenza carnale, gli omicidi rituali e la profanazione di tombe. In genere i frequentatori di tali gruppi sono giovani attratti dall’idea di trasgredire la morale ordinaria in nome di un’assoluta libertà. A proposito dei satanisti, però, il prof. Introvigne invita comunque alla prudenza nelle cifre che sono spesso gonfiate. I satanisti veri e propri sono pochi, quelli organizzati in chiese e movimenti sono meno di 5.000 nel mondo, i gruppi più difficili da censire (gruppi giovanili o "selvaggi") non dovrebbero comprendere invece più di 10.000 persone. Gli omicidi satanici accertati hanno mantenuto il ritmo medio di uno all’anno nel mondo dal 1980 al 1985. Pur ammettendo un certo numero di omicidi satanici non scoperti - che sono comunque da distinguere dagli omicidi di gruppi occultisti non-satanici - , si è comunque lontani dai 50.000 casi l’anno denunciati da un’associazione americana "anti-sette" [4]. E’ invece più frequente la violenza carnale anche su minori. spesso, infatti, i gruppi satanici sono dediti più alla pornografia che non al vero e proprio culto al demonio, dato che si rifanno nella maggior parte dei casi al "satanismo impersonale". Resta comunque validissima la considerazione del prof. Introvigne:

    "La malizia e la perversione dei satanisti sono le stesse sia che uccidano o violentino dieci persone o dieci milioni: basta un solo delitto per essere un delinquente" [5].

    Purtroppo, troppo spesso la televisione si rivela un ottimo mezzo di propaganda per i satanisti: Marco Dimitri, presidente e fondatore dei "Bambini di Satana" di Bologna, celebre per le sue notevoli vicende giudiziarie, ammette infatti che senza la sua assidua partecipazione ai "talk show" televisivi, il suo gruppo di cinque o sei persone non sarebbe arrivato mai ai circa duecento adepti attuali. Per arginare il fenomeno occorrerebbe quindi incominciare a chiudere le porte della televisione ai satanisti, per non permettere a "piccoli pervertiti di provincia e cialtroni senza scrupoli" [6] di farsi pubblicità attirando a sè altri seguaci.

    2. Il satanismo dei Bambini di Satana

    Dopo aver cercato di dare uno sguardo generale al fenomeno del satanismo, cerchiamo ora di esaminare da vicino la realtà di un gruppo satanico, soffermandoci proprio sui Bambini di Satana. Attingeremo le nostre informazioni dal volume di Massimo Introvigne Indagine sul satanismo. Satanisti e anti-satanisti dal seicento ai nostri giorni, edito da Mondadori (Milano 1994). Innanzitutto occorre dire che la denominazione completa è quella di "Bambini di Satana Luciferiani"; essi rappresentano probabilmente il gruppo più grande del satanismo "pubblico" italiano. Il loro fondatore è lo stesso presidente Marco Dimitri, che è nato nel 1963. Prima di fondare i Bambini di Satana, intorno al 1980, Dimitri frequenta a Bologna il gruppo ufologico della "Fratellanza cosmica", il cui leader era Roberto Negrini, un appassionato seguace del mago inglese Aleister Crowley [7]. Quest’ultimo nasce nel 1875 e muore nel 1947, è tradizionalmente ritenuto un satanista, anche se propriamente - secondo un’interpretazione rigorosamente sociologica e storica - è un occultista, dato che si differenzia dal satanista classico in quanto adotta una filosofia atea anche se piena di simboli. Crowley apre comunque la strada a tutti coloro che hanno cercato di riscoprire il satanismo nelle sue varie forme; Dimitri resta fortemente influenzato dall’ideologia crowleyana, soprattutto per quanto riguarda l’idea della potenza assoluta dell’individuo, di cui il sesso è manifestazione. Oggi dichiara che fin dalla più tenera età mostra tendenze sataniche che lo avviano al satanismo vero e proprio: già dal 1982 organizza infatti riti diabolici nella provincia di Forlì, nel pesarese e nella sua città, Bologna. Inizialmente i riti si svolgevano in luoghi isolati, in seguito il gruppo che si costituisce attorno a Dimitri si raduna in un tempio a celebrare le "messe nere" e le "messe rosse" in cui, secondo quanto afferma il fondatore, si ricorre a rapporti sessuali ed anche omosessuali e sado-masochistici per scatenare determinate energie. L’iniziazione avviene tracciando sulla fronte dell’iniziato, che è nudo, il numero 666 (numero che si riferisce alla "bestia" di cui si parla in Apocalisse 13,18) con il sangue del fondatore detto "la grande Bestia". Così questi riceve "il marchio della Bestia". L’iniziato firma anche un patto con il proprio sangue tramite il quale si impegna a mantenere il segreto e proclama il demonio suo dio per tutto il tempo e oltre. Gli adepti possono accedere ai rituali solo mostrando la tessera di appartenenza che viene pagata a scadenza annuale.

    I Bambini di Satana offrono una gamma completa di servizi rituali agli adepti: si va dai matrimoni fra uomo e donna a quelli fra uomo e uomo o donna e donna, ma esistono anche matrimoni a tre, secondo le diverse combinazioni, cioè "uomo-uomo-uomo", "donna-donna-donna", "uomo-donna-uomo" e "donna-uomo-donna". Ci sono poi anche matrimoni fra coppie di qualunque tipo e quello fra parenti di qualunque grado. Per i cattolici e gli aderenti alle altre religioni è prevista una cerimonia di annullamento del rito battesimale, che precede il battesimo satanico. Si conclude la serie di servizi con i rituali di possessione diabolica e di dannazione di persone e oggetti. Il testo base è il Vangelo Infernale, un’opera che per metà descrive rapporti sessuali di tutti i tipi, un’altra parte è invece un elenco di nomi di demoni ed infine l’ultima parte è una descrizione in cui vengono approfondite le ragioni della magia ed i rituali magici. Qui è evidente l’influsso di Crowley, ma emerge anche chiaramente la filosofia satanica che anima i Bambini di Satana.

    Essa è riassumibile in sei punti:

    a. esaltazione del vizio;

    b. l’arte viene esaltata come "demoniaca" per eccellenza;

    c. la guerra è vista come forza positiva;

    d. la scienza è anch’essa esaltata perché ritenuta nemica delle religioni;

    e. lo spirito è visto come confidenza orgogliosa in se stessi;

    f. infine viene esaltata anche la ricchezza.

    Segue un "catechismo amorale" che proclama che solo nel satanismo vi è la possibilità di realizzare materialmente i propri desideri.

    Dimitri non è per niente modesto nelle sue pretese, in quanto si proclama come unico riferimento del culto demoniaco mondiale.

    I Bambini di Satana nel 1992 hanno avuto noie giudiziarie a causa di un’irruzione dei Carabinieri durante un rituale in cui la sacerdotessa giaceva nuda sull’altare. Per Dimitri le conseguenze penali non sono state gravi, anche se ha perso il suo lavoro di guardia giurata e si è dedicato alla professione di mago. La pubblicità anche negativa e la sua partecipazione alle trasmissioni televisive hanno comunque incrementato il numero degli aderenti. Recentemente lo stesso gruppo è stato fatto oggetto di diverse accuse più gravi [8]; occorre precisare a tal proposito che il compito di stabilire la consistenza delle stesse spetta alla Magistratura e non è certo di nostra competenza. La lettura del fenomeno che noi stiamo conducendo, che è una lettura storica, sociologica e portata avanti secondo un’ottica cattolica, invece, deve necessariamente soffermarsi su altri aspetti del problema.

    Innanzitutto occorre rilevare che nell’ideologia del gruppo fondato da Dimitri rientrano in effetti temi tipicamente satanici, quindi non è possibile liquidare il problema riducendo il tutto all’aspetto sessuale e pornografico, anche se questo gioca un ruolo decisivo all’interno del gruppo. Nonostante l’ideologia tipicamente satanica, però, Dimitri ed i suoi adepti appaiono piuttosto come "satanisti di secondo piano". I veri satanisti sono pochi e vivono nell’assoluta discrezione, ben sapendo che la loro sussistenza è affidata proprio a questa. Essi non frequentano le televisioni e non indossano borchie e magliette con scritte inneggianti a Satana - come fanno Dimitri ed i suoi seguaci - ma spesso girano in giacca e cravatta con valigetta ventiquattrore. Non a caso le due "Chiese di Satana" di Torino, entrambe aventi tra i 60 ed i 70 adepti, sono popolate da imprenditori (quella appartenente al filone del "satanismo impersonale" o "razionalista"), professionisti e commercianti (quella appartenente al filone del "satanismo personale"). Per incominciare a risolvere il problema che il satanismo pone alla società, occorrerebbe allora, ancora prima che un’azione legale, possibile solo nel caso ci siano prove concrete - e non è sempre così facile averle -, un’opera di demistificazione nei confronti di personaggi che appaiono spesso più desiderosi di dare sfogo ai propri istinti sessuali e di esibizionismo che di incontrare e sperimentare la presenza di chi dicono di venerare.

    3. Satanismo e musica rock

    Un ambito di particolare diffusione del satanismo è poi la cosiddetta "musica satanica", al rock inteso come strumento di propaganda del satanismo possono essere rivolte due principali accuse:

    1. Prendendo in esame i testi delle canzoni si può notare che una certa parte del rock contemporaneo propaganda l’occulto, il satanismo e la violenza fino al suicidio. In genere, la maggior parte dei gruppi i cui dischi contengono riferimenti al satanismo provengono dall’ambito del rock più duro (l’"heavy metal", soprattutto nella versione detta "black metal"), molti gruppi di origine nordica rivendicano poi radici anti-cristiane. Anche le copertine dei dischi riportano spesso immagini sataniche o magiche: già un disco dei "Beatles" ("Sergeant Pepper") raffigurava sulla copertina il volto di Crowley, a cui già si è fatto cenno. Crowley apre la strada a tutti coloro che hanno cercato di riscoprire il satanismo nelle sue varie forme, la comparsa della sua effigie sulla copertina del disco dei "Beatles" è dunque significativa. Non lo sono in grado minore alcune immagini parecchio raccapriccianti: un disco dei "Torr" rappresenta Gesù sulla croce in putrefazione, in un altro dei "Celtic Frost" Gesù appare con le braccia allargate, usato come fionda per lanciare un proiettile, infine una copertina dei "Deliverance" riporta la foto di una bambina con scritto sulla fronte "devil’s meat" (carne per il diavolo). Questi sono solo pochi esempi che riguardano le copertine dei dischi, va notato inoltre che spesso vari cantanti appaiono in scena con simboli satanici e anti-cristiani che si ritrovano poi non raramente riportati sui biglietti d’invito delle discoteche o dei grandi raduni chiamati "rave" (delirio). Anche da questi traspare un odio profondo contro il Cristianesimo, le immagini sacre vengono derise ed offese e tutto ciò senza il minimo rispetto per il sentimento religioso di molte persone e, prima ancora, per il semplice e comune buon gusto. Se la maggioranza dei musicisti rock afferma che la scelta per i temi satanici è un’operazione puramente commerciale (in tal modo intendono fare leva sul desiderio di trasgressione di molti giovani), altri - fra cui Jimmy Page dei "Led Zeppelin" e King Diamond - risultano realmente coinvolti nell’occulto o nel satanismo. Ancora una volta in accordo con quanto afferma Massimo Introvigne, dissentiamo dalla tendenza di origine americana che ritiene il rock nel suo complesso come satanico, dati i ritmi violenti che verrebbero adottati. Questa posizione porta infatti a dichiarare satanico anche il cosiddetto "rock cristiano", che si propone di promuovere e diffondere il Cristianesimo, volendo essere uno strumento di Evangelizzazione rivolto soprattutto ai più giovani. In questo ambito si muovono vari gruppi di Evangelizzazione [9] sia protestanti che cattolici e, ultimamente, in Italia il Rinnovamento nello Spirito Santo adotta anche questo metodo di Evangelizzazione; la critica appare dunque fortemente inadeguata.

    2. La seconda accusa che viene rivolta al rock è quella che si basa sulla questione dei messaggi nascosti nei dischi, che conterrebbero idee e frasi dal contenuto satanico. Spesso si dà a questi messaggi un’importanza esagerata o si pensa che il satanismo musicale sia soltanto questo [10], mentre occorre prendere in considerazione anche la prima e non infondata critica al rock [11]. Esistono due tipi di messaggi nascosti: il primo tipo è rappresentato dai messaggi al contrario, che sono tecnicamente incisi al rovescio (secondo la tecnica del "backward masking", che deve essere distinta dall’inserimento di messaggi subliminali diretti). Ascoltando normalmente una canzone si percepiscono solo rumori, ma poi, facendo girare il disco al contrario mediante particolari apparecchiature, emergono frasi dotate di un senso logico talora - purtroppo - satanico. Un esempio notevole è la canzone dei "Queen" dal titolo "One vision", in cui si trova la frase: "Mio dolce Satana, io ho visto il sabba" (nella tradizione magica il "sabba" è l’assemblea notturna di streghe e stregoni presieduti dal diavolo). Il secondo tipo di messaggi nascosti nei dischi è rappresentato dai messaggi bifronti. In tal caso, facendo girare normalmente il disco si trovano frasi normalissime, ma al contrario queste assumono un significato satanico. Un esempio notevole è la frase dei "Led Zeppelin" in "Over the hill and far away", che al contrario recita così: "Noi non siamo veramente ricchi. tutto è per Satana. Si, Satana è veramente il signore. Noi resteremo per sempre in lui". Certamente, quando le frasi sataniche sono brevi potremmo essere in presenza di forzature nell’interpretare il significato, ma quando le frasi sono lunghe e frequentemente ricorre la parola "Satana" non si può parlare solamente di casualità.

    I messaggi nascosti non sono necessariamente capaci di influenzare l’ascoltatore in quanto si depositano nel suo inconscio pur non essendo questi consapevole di recepirli, secondo la classica teoria dei messaggi subliminali. Molti studiosi in maniera superficiale affermano che i messaggi contenuti nei dischi sarebbero in grado di spingere l’ascoltatore al satanismo, alla droga, alla violenza e al suicidio. In effetti ci sono stati vari casi di suicidio collegati alla musica, ma risulta pressoché impossibile - come mostra l’esperienza giudiziaria americana - attribuire le cause della morte esclusivamente ad un disco, dato che in genere sussiste un insieme di fattori concomitanti. Vari studi e verifiche scientifiche affermano dunque l’esistenza effettiva di messaggi nascosti in molti dischi; gli specialisti però non ritengono generalmente il cervello umano in grado di percepire tali messaggi, anzi, pressoché nessuna persona umana è capace di recepire il significato di un messaggio verbale al contrario rimettendolo mentalmente al diritto. E’ differente il caso dei messaggi subliminali diretti (e cioè non registrati al contrario), in quanto questi possono influenzare numerose persone, tuttavia i messaggi celati nella musica rock sono in genere registrati al contrario. Chi ritiene che i messaggi al contrario e bifronti abbiano una notevole efficacia si rifà in genere agli studi di William H. Yarroll, Jr., il quale sostiene che se la parte sinistra del cervello non riesce a decifrare un messaggio, lo invia alla parte destra che è detta "creatrice", che lavorerà col messaggio come riflettendolo in uno specchio. Yarroll è presentato come scienziato e neurologo, in realtà le sue credenziali scientifiche sono pressoché inesistenti, ma - ciò che è peggio - la sua teoria dei rapporti fra la parte destra e quella sinistra del cervello si ispira alle idee di Marilyn Ferguson, una delle principali portavoce del New Age [12].

    Se la critica ad un certo tipo di rock come strumento di diffusione del satanismo vuole essere fondata su solide basi scientifiche non può quindi riferirsi alla teoria di Yarroll in quanto il New Age si rifà largamente ad una visione olistica del mondo, per cui scienza, fantasia e mito spesso finiscono per ritrovarsi sul medesimo piano. Anche una critica dal punto di vista cristiano non può basarsi su questa teoria, dato che il New Age insiste su una visione del mondo e dell’uomo molto lontana da quella del Cristianesimo.

    Al di là delle reali possibilità che i messaggi al contrario o bifronti hanno di influenzare inconsapevolmente il cervello, è importante notare che - secondo una prospettiva strettamente teologica - è significativo il fatto che venga adottato, anche se solo come scongiuro o consacrazione del disco al demonio (posto che l’ascoltatore non è in grado di percepirlo), un linguaggio rovesciato. Questo è infatti tipico degli ambienti delle "messe nere", dove le preghiere cristiane sono recitate al contrario. Il male è visto come l’assoluto contrario del bene, quindi il messaggio al contrario è un modo di rivolgersi al demonio per glorificarlo. E’ quindi probabile che alcuni musicisti abbiano voluto realizzare dei piccoli rituali attraverso i loro dischi. Questi purtroppo diventano un mezzo per avvicinare i giovani al satanismo.

    4. Alcune considerazioni

    Volendo trarre qualche conclusione sul fenomeno del satanismo, è possibile sviluppare almeno tre diversi ambiti di considerazioni.

    1. Il satanismo rappresenta senza dubbio un fenomeno inquietante, la cui pericolosità sociale non è certo da sottovalutare, anche se, come abbiamo messo in luce, è necessario non enfatizzare le cifre e dare informazioni corrette sull’argomento. Diversamente si finisce per favorire lo stesso satanismo, che alcune volte trae vantaggio dal fatto che semplicemente si parli di esso, magari anche in maniera negativa, ma non adatta. Informazioni scorrette o enfatizzazioni del fenomeno da parte dei mass-media - come mostra il caso dei Bambini di Satana - possono infatti favorire l’affluenza soprattutto dei giovani verso i gruppi satanici. Quindi, lo studio e l’informazione sul satanismo sono senza dubbio importantissimi, purché siano condotti con competenza e non in maniera tale da scatenare ingenue e malsane curiosità che possono spingere ad accostarsi a qualche gruppo satanico.

    2. Dal punto di vista sociologico - secondo lo schema di classificazione proposto dal CESNUR - il satanismo si presenta a tutti gli effetti come un fenomeno estremo. Esso infatti viene collocato nell’ultima (quarta) fase della classificazione dei movimenti magici. Essi sono caratterizzati dalla pretesa di essere la "vera Chiesa" (prima fase), di essere "il Cristo" (seconda fase) oppure di essere "Dio" (terza fase). I movimenti satanisti nascono dalla delusione per non aver potuto ottenere le capacità e i poteri di Dio, nonostante gli sforzi tipici dell’occultismo e della magia cerimoniale, da qui la negazione di Dio e l’adorazione del suo avversario, il diavolo.

    3. Secondo una prospettiva cattolica il culto al demonio appare come un atto gravemente peccaminoso, in quanto si oppone al primo comandamento ("Non avrai altri dei di fronte a me"). Il culto a Satana è una forma di idolatria, di essa si occupa anche il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 2113 che così afferma:

    "L’idolatria non concerne soltanto i falsi culti del paganesimo. Rimane una costante tentazione della fede. Consiste nel divinizzare ciò che non è Dio. C’è idolatria quando l’uomo onora e riverisce una creatura al posto di Dio. Si tratti degli dèi o dei demoni (per esempio il satanismo), del potere, del piacere, della razza, degli antenati, dello Stato, del denaro, ecc. "Non potete servire a Dio e a mammona", dice Gesù (Mt 6,24). Numerosi martiri sono morti per non adorare "la Bestia", rifiutando perfino di simulare il culto. L’idolatria respinge l’unica Signoria di Dio; perciò è incompatibile con la comunione divina".

    * "Una voce grida…!" n. 5.



    NOTE


    In questa trattazione faccio ampio riferimento alle ricerche del prof. Massimo Introvigne, Direttore scientifico del CESNUR (Centro Studi sulle nuove Religioni), che ringrazio, oltre che per la puntuale e costante collaborazione, anche per la supervisione di questo lavoro.


    Massimo Introvigne, Indagine sul satanismo. Satanisti e anti-satanisti dal seicento ai nostri giorni, Mondadori, Milano 1994, p. 12.


    Ibid., "Cialtroni promossi dal teatrino televisivo", in "Avvenire", 11\6\1996. Per maggiori dettagli: cfr. M. Introvigne, Indagine sul satanismo, cit., pp. 9-13.


    Sui movimenti "anti-sette": cfr "Il passato che non vuole passare" (parte III), in M. Introvigne, Il sacro postmoderno. Chiesa, relativismo e nuova religiosità, Gribaudi, Milano 1996, pp. 141-253 e, in particolare sui movimenti "anti-satanisti", dello stesso autore, Indagine sul satanismo, cit.


    Ibid., art.cit.


    Ibid.


    Su Crowley: cfr. Ibid., Indagine sul satanismo, cit., pp. 216-226.


    Sugli esiti di queste vicende giudiziarie - che hanno visto (20\6\1997) l’assoluzione "perché il fatto non sussiste" di sei esponenti (o presunti tali) dei Bambini di Satana Luciferiani e la condanna del solo Dimitri per un reato fiscale minore, cfr. i due comunicati stampa del CESNUR, in italiano e in inglese.


    Ci riferiamo, ad esempio, al cantautore messicano Martin Valverde e, per quanto riguarda il Rinnovamento nello Spirito Santo allo spettacolo musicale di Evangelizzazione "...E sarà festa", inserito nel progetto "Colonna di fuoco" (che ha avuto inizio durante la XIX Convocazione Nazionale del RnS; Rimini, 25-28\4\1996) e al Concerto di Evangelizzazione tenutosi a Brescia il 29\7\1995 durante lo svolgimento dell’incontro di formazione all’Evangelizzazione "Europa, alzati!"


    Sul punto e sull’ambiente culturale in cui hanno origine gli studi sul satanismo nella musica cfr. il cap. 2, parte III: "La grande caccia ai satanisti (1980-1990)", in M. Introvigne, o. c., pp. 321-382, in particolare pp. 360-367.


    Il giornalista Carlo Climati, che da anni svolge ricerche in questo campo ed ha pubblicato un volume sul fenomeno del satanismo nella musica dà una visione chiara del problema: Carlo Climati, Inchiesta sul rock satanico, Piemme, Casale Monferrato (Alessandria) 1996. Una visione sintetica dell’argomento è rappresentata da due interviste allo stesso autore: "Satanismo e musica moderna", inserto in "Venite e vedrete" n. 43-1\1995 e "Un pericolo concreto", in "SIR" n. 58-4\9\1996 e "Rinnovamento nello Spirito Santo" n. 11\1996.


    Su Marilyn Ferguson: cfr. M. Introvigne, Storia del New Age. 1962-1992, Cristianità, Piacenza 1994, pp. 137-138.
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    altre fonti:
    SATANISMO E CRIMINALITÀ

    Tesi di laurea del
    Dott. Longoni Enrico
    depositata nel 2003 presso
    l'Università Statale Milano Bicocca,
    facoltà di Giurisprudenza
    (tutti i diritti riservati).

    Relatore: Chiar.mo Prof. Adolfo CERETTI
    Correlatore: Dott.ssa Benedetta FARAGLIA




    "A mia madre,
    per la sua limpidezza e forza d’animo
    e in memoria di mio padre,
    esempio di coraggio e di umiltà".

    Un particolare fenomeno della modernità è il rinnovato interesse per le sette religiose e la preoccupazione per la loro esponenziale crescita e diffusione, collegata al tema del “lavaggio del cervello” come metodo di proselitismo e di condizionamento.
    Nei paesi “occidentalizzati”, caratterizzati, cioè, da un certo tipo di cultura ed economia, si sono diffusi da tempo, accanto alle religioni tradizionali, nuovi culti religiosi che propongono, ispirandosi a dottrine mutuate dall’Oriente, o creandone di proprie, una nuova dimensione umana.
    I vari gruppi settari si formano solitamente attorno a un leader carismatico, che propone o rielabora una dottrina, la quale, alla fine di un percorso spirituale, si promette capace di liberare l’uomo moderno dalle angosce e ansietà della società industriale, ma che in certi casi, tragicamente famosi, ha avuto un diverso epilogo .
    Il progresso della scienza, avanzato sino al punto di raggiungere limiti dapprima impensabili, come l’inseminazione artificiale o la clonazione di embrioni, o di creare nuove situazioni di pericolo (inquinamento globale, nuclearizzazione), diviene fonte ansiogena e portatrice di dolore. Il mutamento della struttura famigliare e del ruolo del sesso sembrano disgregare le sicurezze di una società per lungo tempo patriarcale. La crisi delle grandi Chiese, che attirano sempre meno giovani, allettati da nuove libertà e possibilità, sembra dovuta alla incapacità di rinnovamento delle stesse. Gli individui nella “società del profitto” divengono “mezzi” per la realizzazione di progetti, perdendo individualità, divenendo “sostituibili” come semplice “forza lavoro”.
    Tutti questi fattori vengono indicati da studiosi come Cecilia Gatto Trocchi , Michele Del Re , o Jean Vernette , come fattori responsabili del proliferare delle sette.
    I nuovi movimenti religiosi propongono una propria soluzione a queste contraddizioni, attraverso una liberazione, un percorso di salvezza o un accrescimento delle innate potenzialità umane, per mezzo delle quali l’uomo potrebbe sollevarsi dalla propria condizione per divenire “dominatore” delle energie vitali, spirituali e magiche dell’Universo.
    La caratteristica comune all’interno dell’infinita tipologia delle sette è che ognuna di esse si dichiara portatrice di una “verità” capace di cambiare il mondo. Ciascuna, partendo da una critica dello stato attuale delle cose, propone una “liberazione” dell’uomo dalle strutture del presente.
    Le sette, o nuovi movimenti religiosi, si presentano di diversi tipi.
    Una indagine dell’ISPES-PANORAMA , condotta, nel 1990, da Cecilia Gatto Trocchi, docente di Antropologia Culturale presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Perugia, ha permesso di stilare una sorta di censimento delle sette operanti in Italia.
    E’ stata riscontrata la presenza di almeno 600 gruppi nel nostro Paese. Questi, alcuni di maggiore rilevanza per numero di adepti, altri di una certa marginalità, vengono divisi secondo due tipologie: quella dei gruppi esoterico-occultisti (per es. sono compresi i Rosacroce, il Gruppo Raelliano, la Società Teosofica, il Centro Italiano Firewalking, Damanhur, Ufologia, magia satanica) e quella delle religioni alternative (come gli Hare Krishna, i Testimoni di Geova, La Chiesa dell’Unificazione, i Bambini di Dio).
    Vengono anche definiti dei valori assoluti di distribuzione dei vari gruppi, sette e religioni operanti in Italia, a seconda delle regioni. Il primato spetta alla Lombardia, con 75 gruppi esoterici, 9 gruppi di parapsicologia, 35 nuovi movimenti religiosi, 52 gruppi ufologici; a seguire il Lazio, con 6 gruppi di parapsicologia, 40 movimenti esoterici, 31 religioni, 35 culti ufologici; e il Piemonte, con 1 gruppo parapsicologico, 38 gruppi esoterici, 11 religioni e 40 culti ufologici.
    Precedentemente a questa indagine, nel 1989, l’ISPES ha condotto un’altra ricerca, su un tema a questo collegato, cioè sul mercato dell’occulto e gli “operatori di magia”, quali “astrologi, maghi, chiaroveggenti e sensitivi” di ogni sorta, che ha ben messo in rilievo come il ricorso all’operato di queste figure sia ancora molto diffuso in Italia, nonostante la pretesa secolarizzazione della società.
    Anche un altro documento, il Rapporto su Magia ed Esoterismo in Italia , del 2002, stilato dalla Fondazione Antiplagio, quantifica la presenza di “maghi e astrologi” reclamizzati, in Italia, in circa 7.000 persone, a fronte di circa 15.000 “operatori dell’occulto” non reclamizzati, per un totale di 22.000 “operatori di magia”, distribuiti al Nord per il 43%, al Centro per il 30%, e al Sud per il restante 27%.
    Le cifre riportate indicano come il fenomeno sia tutt’altro che marginale, non solo dal punto di vista del proliferare di sette esoteriche o nuove religioni, ma anche da quello dell’utenza.
    A conferma di questo assunto è la predisposizione di un documento, senza dubbio il più importante, data la sua provenienza, sul fenomeno delle sette: il Rapporto del Dipartimento di Pubblica Sicurezza , del 1998. In questo testo si esaminano i “nuovi culti” più rilevanti, e si distinguono i diversi gruppi tra nuovi movimenti religiosi e nuovi movimenti magici, intendendo quest’ultimi come quei gruppi dove la magia è uno strumento di potere per migliorare la condizione di chi la pratica, a prescindere dal “sentimento religioso” considerato in sé stesso.
    Per “magia” si intende, comunemente, una pratica rituale che possa condizionare la realtà esterna. Incantesimi, sortilegi, divinazioni caratterizzano la società umana fin dai tempi più remoti, dalla cultura egiziana a quella romana, in cui la magia si scontra con il Cristianesimo, fino al Medioevo - in cui diviene “pratica maledetta” - e al Rinascimento, dove la magia si fonde con le scienze, l’alchimia, l’ermetismo.
    Secondo il “pensiero magico”, l’uomo diviene parte del tutto, in una sorta di immanentismo neoplatonico, dove a un macrocosmo - il mondo -, corrisponde un microcosmo - l’uomo stesso -. Nell’ambito di questa corrispondenza il “mago” è un uomo (microcosmo) che sa penetrare i segreti del Tutto (macrocosmo), che sa dominare la natura e gli eventi.
    Su queste basi, ogni movimento magico si fonda su alcuni elementi pressochè costanti : “il carattere segreto e riservato del sapere; […] la grande difficoltà e complicazione dei procedimenti e dei rituali che conducono alla verità; la distinzione tra l’esigua schiera dei sapienti o veri uomini e la massa incolta; il carattere eccezionale della figura e della personalità del mago, che è giunto a un livello di sapienza-perfezione che lo rende diverso e lo fa vivere su un piano inaccessibile ai profani”.
    Se parte della società riconosce nei “nuovi movimenti religiosi” una “fonte di disturbo”- e in qualche caso un vero e proprio problema sociale -, maggiori sono le inquietudini per quei gruppi, classificati all’interno della categoria “nuovi movimenti magici”, noti come “sette sataniche”.
    Queste ultime si caratterizzano per una ideologia comune, che è quella del Satanismo.
    Secondo una definizione del direttore del CESNUR (Center for Studies on New Religions), Massimo Introvigne, “il satanismo può essere definito come l’adorazione o la venerazione, da parte di gruppi organizzati in forma di movimento, tramite pratiche ripetute di tipo culturale o liturgico, del personaggio chiamato Satana o Diavolo nella Bibbia. Il teologo può adottare una definizione molto più ampia di satanismo, ritenendo che siano satanisti - anche quando non adorano esplicitamente il Diavolo, o perfino negano la sua esistenza – tutti quei gruppi che manifestano avversione o odio nei confronti di Dio e propongono nello stesso tempo all’uomo di “diventare come Dio” servendosi di pratiche magiche e occulte (tanto più quando queste pratiche – come spesso avviene – comportano elementi di immoralità e di violenza). Lo storico e il sociologo hanno bisogno invece di delimitare l’ambito del satanismo in modo più circoscritto, per poterne identificare gli elementi distintivi all’interno del mondo molto più vasto dell’occultismo e della magia cerimoniale” .
    Al di là delle definizioni, sebbene le sette sataniche e il satanismo in generale, per tipologia e modalità operative, si presentino molteplici, due elementi sono pressochè costanti: l’utilizzo della magia (messe nere, evocazioni, magia sessuale, ecc.) e la figura di Satana.
    Il percorso teorico affrontato in questa tesi mira ad analizzare il fenomeno del satanismo in una prospettiva criminologica, ossia di “discorso sul crimine”, che, rispetto a tale tema, è al tempo stesso agevole e gravoso da intraprendere: agevole, perché il termine satanismo, nella comune sensibilità, è di per sé intriso di negatività e illiceità; gravoso, per la mancanza di un particolare “crimine satanista” fra le fattispecie penali previste dal nostro ordinamento.
    Il primo capitolo si occupa di individuare la figura centrale del satanismo, ossia il Diavolo Biblico, chiamato anche col nome di Satana o Lucifero.
    Il secondo capitolo affronta, in una prospettiva storica, la questione della presenza del satanismo dal Medioevo al sec XIX, e la nascita del fenomeno settario incentrato sulla figura del Diavolo.
    Il terzo capitolo prosegue in una esposizione storica che si preoccupa di individuare i prodromi del satanismo contemporaneo, attraverso la descrizione dei maggiori ispiratori dell’ideologia satanista: Aleister Crowley, Anton LaVey, e Charles Manson.
    Il quarto capitolo analizza un particolare caso concreto, quello della McMartin Preschool, avvalendosi anche di un importante documento dell’FBI, il Rapporto dell’agente del BSU, Kenneth Lanning.
    Oltre che a una classificazione dei vari satanismi, il quinto capitolo è dedicato anche ai movimenti a questi opposti, e, in particolare, alla teoria del satanismo internazionale.
    Il sesto capitolo tratta dei principali casi italiani collegati al fenomeno.
    Di come operino le sette sataniche, in particolare in riferimento al reclutamento di nuovi adepti, se ne occupa il capitolo sette.
    Il capitolo otto si preoccupa di un inquadramento giuridico del fenomeno, in riferimento anche all’individuazione dei peculiari crimini del satanismo e dei nuovi orientamenti di legge.
    La parte conclusiva del nostro percorso teorico, si preoccupa di sottolineare la persistenza di alcune problematiche in riferimento a un approccio criminologico del fenomeno.





















    "Palingenesi: è l'obliterazione dell'io subcosciente che si immadesima nella genesi archeotipica dell'antropomorfismo universale".

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    00 23/06/2006 23:49
    1. IL DIAVOLO, PRINCIPE DEL MALE
    Per comprendere il fenomeno del satanismo occorre prima inquadrare l’oggetto principale di questo “movimento”, definendone le caratteristiche e le sue origini storiche. L’oggetto in questione, il fulcro costitutivo del satanismo, è il Diavolo, figura delineata nel quadro delle religioni che adottano la Bibbia come “Testo Sacro”, scrittura rivelata da Dio. Il Diavolo, il “demone per antonomasia”, così come viene descritto da queste religioni (cattolica, protestante, ebraica, ecc.), recupera alcuni tratti caratteristici di tutta una serie di presenze malefiche, demoni e spiriti malvagi che fin dall’antichità accompagnano le avversità, le superstizioni e le paure dei popoli.
    Se si segue nel corso della storia la linea tracciata dalla presenza demoniaca nelle varie civiltà, si può osservare che l’identificazione di questa entità come un essere distinto, unico nella sua personalità, è relativamente recente.
    Gli Egizi credono in una moltitudine di spiriti malvagi, capaci di causare malattie e danni all’uomo, rappresentati come serpenti, coccodrilli, lucertole, falchi, sciacalli, ed è difficile dire se i demoni ne rivestano solo le forme o si identifichino in essi. Apep, il serpente diavolo della notte e della tempesta, è l’avversario principale del Dio-Sole, ma non è la sola creatura terrificante: una coorte di demoni, nei deserti e nei luoghi nascosti popola le paure di tutte le civiltà dell’antico Egitto.
    Gli Arabi credono nell’esistenza di demoni visibili e invisibili: la specie più pericolosa è quella delle Ghoûl, demoni femmina che assalgono i viandanti nottetempo nei luoghi desolati e solitari, quando gli incauti viaggiano senza torce. Anche i Djinn, il cui nome significa gli oscuri, coloro che si nascondono, sono ritenuti responsabili di sventure e malattie, e soprattutto della pazzia, reputata un fenomeno di “possessione diabolica” da parte di queste “presenze malefiche”. Il fatto che certi demoni possano assumere per gli Arabi sembianze di gufi e civette, e che talvolta i Djinn vengano considerati “spiriti dei morti”, sottolinea quali possano essere le radici della tradizione gotica e horror.
    La convinzione dell’esistenza di una moltitudine di spiriti appare evidente anche presso i Sumeri, gli Assiri e i Babilonesi, secondo cui gli spiriti malvagi contaminano il cibo e l’acqua, causano incidenti e malattie, possiedono la terra. I testi degli incantesimi sumeri, recuperati dalle scoperte archeologiche, ci permettono di conoscere i nomi dei demoni più importanti, divisi in classi e sottoclassi. Ad esempio l’Alu, al tempo stesso tempesta portata dal vento del Sud e apparizione in parte umana e in parte animale, o Lilitou, incarnazione del vento asciutto e del turbinio della polvere, generalmente considerata come l’origine del terribile spettro notturno menzionato nella dottrina rabbinica dal profeta Isaia come Lilith, “che fu la prima donna di Adamo e che - da lui ripudiata per mancanza di sottomissione- divenne regina dei demoni, l’incarnazione stessa dell’incubo, dalle ali lunghe e tenebrose e dai lunghi capelli sciolti, colei che si aggirava nell’oscurità assistita da diciottomila angeli malvagi, avendo avuto il permesso di assalire sessualmente gli uomini e di risucchiare la vitalità dei bambini” . Da questa figura nasceranno poi l’Empusa greca, otre di sangue capace di assumere sembianze femminili, la Lamia divoratrice di bambini della mitologia romana e la Stryx medievale, colei che la Chiesa cattolica romana e quella protestante identificano come la sposa di Satana.
    Nella demonologia babilonese si ricordano gli Shedim, “i Violenti”, demoni volanti e sapienti come gli angeli, ma carnali come l’uomo, che si riuniscono fra le rovine, capeggiati da Asmoday, “Asmodeo” nella tradizione occidentale, famoso per le sue malefatte nel convento delle Orsoline di Loudon nel 1629; e poi Pazuzu, demone alla ribalta cinematografica, grazie al film L’esorcista, del 1973 di William Friedkin e a quello più recente, da poco restaurato e tornato sul grande schermo, di Dario Argento.
    Un altro diavolo che compare nella demonologia cristiana è Baal, dio della fertilità per i Fenici, ma Signore della casa degli Inferi, col nome di Beelzebul, “Belzebù”, nei Vangeli di Marco, Luca e Matteo.
    Sicuramente un demone importante nella ricostruzione dell’identità di Satana è Azazel, al quale Aronne, nel libro del Levitico, deve offrire, conducendolo nel deserto, un capro su ordine di Jahvé; mentre nel più significativo degli Apocrifi, il libro di Enoch - dove si narra la discesa degli Angeli Vigilanti sulla terra, che invaghiti delle donne umane, rinnegano la loro missione di salvezza - Azazel, il capo degli Angeli Ribelli, viene gettato dall’Arcangelo Raffaele nelle tenebre, sigillato fino al giorno del Giudizio.
    La figura del Diavolo biblico, probabilmente, viene anche influenzata dai contatti con la civiltà persiana avvenuti durante l’esilio del popolo ebraico.
    Infatti è in questo periodo che compare Satan, il nemico che accusa gli uomini davanti a Dio.
    La dottrina persiana pone il male non come aspetto necessario del potere assoluto divino, ma come “principio indipendente, assolutamente separato” . La lotta fra il principio del Bene e quello del Male e le caratteristiche di quest’ultimo, hanno presumibilmente influenzato lo sviluppo definitivo del Satana delle Sacre Scritture: il maledetto spirito di distruzione, menzognero e ingannatore diventa così, verso il secolo IV a.C., nel Libro di Giobbe, “il Tentatore”, “l’Avversario” per eccellenza.
    Da non sottovalutare è poi, nella formazione dell’aspetto figurativo del Diavolo, l’influenza esercitata nel rappresentare con un corpo per metà umano e per metà caprino il dio della vita pastorale ed agreste Pan, presente nella mitologia romana e greca, che esprime la libertà sfrenata di una vita senza leggi, e una illimitata pulsione al godimento sessuale nelle forme ludibriche e onanistiche.
    E’ nel Libro di Giobbe dell’Antico Testamento che compare per la prima volta il Diavolo, che diventa così parte della verità rivelata da Dio, sulla cui reale esistenza i teologi non possono dubitare.
    Secondo la dottrina cattolica, al momento della loro creazione, la maggior parte degli angeli - le creature celesti puramente spirituali -, sceglie Dio come scopo pieno e definitivo della propria esistenza., mentre altri spiriti, in base alla loro libertà creata, operano una scelta opposta; commettono il famoso “peccato degli angeli”, il sentimento di autosufficienza e ribellione che costa loro la perdita della vicinanza a Dio e una conseguente “caduta nell’Abisso” di cui si parla nella Bibbia (Apocalisse 12, 7-8) e nei Vangeli (Lc 10, 18; nella seconda lettera di San Pietro: 2,4; e in Judae 6).
    Se è certo l’avvenimento della “caduta”, non sono altrettanto chiare le sue ragioni.
    Le ipotesi prospettate dai teologi sono tre: la più diffusa è quella dell’orgoglio e della superbia che fa pensare agli angeli, nel loro egocentrismo, di essere al centro di ogni cosa e di poter essere simili a Dio .
    Un’altra ipotesi è quella dell’invidia degli angeli nei riguardi dell’uomo. Gli angeli mal sopportano che l’uomo venuto successivamente sia fatto a immagine di Dio e che Dio stesso abbia a lui sottomesso gli altri esseri creati.
    Una terza ipotesi è sostenuta nel sec. XVI da due grandi teologi, il domenicano Ambrosio Catarino e il gesuita Francesco Suarez: il motivo della caduta è sì l’invidia per gli uomini, ma in particolare per il fatto, rivelato in antecedenza agli angeli, che il Figlio di Dio avrebbe assunto la natura umana, e che questi avrebbero dovuto adorare il Cristo. Questa tesi si trova anche nel Paradise Lost di John Milton.
    Nella vicenda della “caduta nell’Abisso” un ruolo paricolare gioca la figura di Lucifero, il primo degli Angeli Ribelli, il loro condottiero, colui a cui la tradizione riferisce generalmente come al Diavolo, o Satana, o, ancora, Demonio.
    Intorno a lui, uniti da un unico ideale, quello dell’odio contro Dio, si svolge la gerarchia dei demoni, in base al loro potere di agire, che caratterizza la loro individualità.
    Secondo i rilevamenti effettuati da Mons. Balducci , riferimenti a queste figure del male si ritrovano nelle Sacre Scritture: Satana, che deriva dall’ebraico e significa avversario, persecutore, accusatore, calunniatore, compare 36 volte; altrettanti sono i riferimenti al maligno come Diavolo, dal verbo ebraico che significa separare, dividere. L’appellativo più usato è, però, “spirito maligno” che conta ben 76 presenze, seguito dalle 63 della voce “demonio” quasi sempre usata al plurale.
    In aggiunta a queste esistono altre citazioni dell’attività malefica degli spiriti infernali, per un numero complessivo di 300 nel Nuovo Testamento, mentre nell’Antico Testamento il riferimento al Diavolo è compiuto solo in quattro occasioni (libro di Giobbe 1, 6-12; 2, 1-7; Zaccaria 3, 1-5; libro della Sapienza 2, 23-24; e , naturalmente, Gen. 3, 1-5), probabilmente affinché il popolo israelitico fosse tenuto lontano dall’errore dualistico di vedere contrapposti due divinità votate rispettivamente al male e al bene.
    Con il Nuovo testamento Satana si distingue definitivamente dai demoni, eredi degli spiriti maligni orientali, e diviene il “portatore del male per eccellenza”. Il Diavolo, per la dottrina cristiana è il tentatore del Paradiso Terrestre, è colui che influisce negativamente sugli uomini per volgerli al male e contro la legge di Dio.
    Egli è sconfitto solo dal sacrificio del Messia, venuto per distruggere le sue opere e sostituire il regno di Dio a quello di Satana.
    Giovanni Papini descrive così il Diavolo: il suo odio verso Dio “…non nasce soltanto dal suo primo impulso di fare a meno di Lui, della Sua grazia, della Sua sovranità. Quest’odio è accresciuto, via via, dal sentimento della sua dipendenza eterna, anche dopo la caduta, dal suo Creatore. Se il Demonio è ancora Principe, se gli rimane ancora un potere, un dominio, esso lo deve unicamente alla volontà di Dio che, per i suoi imperscrutabili fini, non lo ha annientato, ma gli ha confidato un regno e un ufficio. La consapevolezza di questa dipendenza lo esaspera” .
    Per Corrado Balducci, teologo e demonologo, l’opera del Demonio si manifesta in una attività ordinaria che consiste in un incitamento a peccare, e in una attività straordinaria, che si esplica attraverso l’infestazione locale, l’infestazione personale e la possessione diabolica. La prima di queste ultime tre manifestazioni consiste in una molestia che il Diavolo direttamente esercita sul regno vegetale o animale, per poi arrivare all’uomo; la seconda è una sorta di influenza sulle scelte dell’uomo, o sulle cosiddette passioni. L’ultima, la più pericolosa, è un disturbo tale da soffocare la guida stessa dell’individuo, rendendolo così strumento cieco e docile al suo potere.
    Per i teologi, il Demonio, seppure presenza reale, non è un essere al pari di Dio; in quanto creatura, ossia essere creato da Dio, il Diavolo non è un essere divino, non è la parte contrapposta, ma necessaria, del Bene, come vorrebbe una tesi manichea, bensì uno spirito soggetto al potere del Creatore, e come tale, è destinato a una sicura sconfitta nella guerra contro il suo stesso Artefice. Questo elemento è un punto di riferimento per gli uomini, che non devono temere il male e l’azione del Demonio, ma essere partecipi della lotta di Dio, contrastando il Male in tutte le sue forme.
    Se queste sono le premesse, risulta chiaro che una società cattolica non possa accettare l’operato di culti cosiddetti “satanici”, dove la figura del Diavolo così delineata è l’oggetto principale della loro dottrina e dei loro rituali, ma cerchi in ogni modo di contrastarne l’esistenza stessa.


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    Rhal
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    00 23/06/2006 23:51
    2. SETTE SATANICHE: TRACCE NELLA STORIA
    Il riscontro nella storia di un culto satanico organizzato in un gruppo che ritualmente, cioè con continuità e secondo regole precise venera il Diavolo, non è facilmente esperibile. Questo per due importanti motivazioni: la prima in quanto si tratta di gruppi che agiscono in segreto, formati da un esiguo numero di persone, e per questo operanti in una “zona d’ombra” della società difficile da scandagliare; la seconda motivazione è data dalla inevitabile limitatezza di una definizione logica di un fenomeno reale, mai perfettamente definibile, non rilevabile in maniera scientifica in quanto riguardante ideologie oltre che azioni umane, e per questo mutevole, sfuggente, polimorfico.
    E’ nella consapevolezza di questa evoluzione e mutevolezza dell’essenza di setta satanica e di satanismo, che si percorrono i momenti storici più significativi per la formazione di questi fenomeni, a volte semplici strumenti di accusa verso una parte di società, una religione, un’evoluzione di costumi, o un movimento intellettuale visto come minacciante l’ordine sociale preesistente.
    Già verso il 186 a.C., le rivelazioni di una cortigiana affrancata, Hispala, lasciano presupporre l’esistenza di una moltitudine di giovani romani che si riunirebbero nottetempo per celebrare riti orgiastici in tenuta da Baccanti (cioè posseduti dal dio Bacco) con conseguenti sacrifici umani, atti contro natura, sregolatezze di tutti i tipi. Tali dichiarazioni provocano la reazione del Senato e lo scatenamento di una repressione di massa che giunge ad accusare qualcosa come settantamila persone; vi sono pene capitali, condanne, perquisizioni, e un decreto che vieta di celebrare baccanali a Roma.
    La presenza di elementi quali la segretezza del rito, il luogo di culto, quasi sempre in ambienti oscuri e sotterranei, l’esibizione di un sacrificio e la raffigurazione del dio con le spoglie di un caprone, ritornano nei secoli successivi in una nuova lettura come caratteristiche di un rito satanico.
    Prima ancora di formarsi una vera e propria accusa contro un settarismo satanico, che avviene dall’Undicesimo secolo in poi, si legge negli annali delle cronache del VI secolo dell’Impero Bizantino, di personaggi quantomeno bizzarri, chiamati sàloi, asceti che si fingono folli, che inscenano possessioni diaboliche per le vie, ostentando comportamenti osceni e impudichi, trascinando carogne di animali in mezzo al mercato, bombardando con frutti guasti le donne in chiesa durante la predica. Si tratta di fenomeni al limite tra la provocazione e lo psicodramma, ma i religiosi del tempo non esitano a vedere il Diavolo stesso impersonare un sàlos per sedurre la folla e trovare nuovi seguaci.
    Nel IX secolo il nord Europa, fresco della nuova evangelizzazione, conosce nelle isole britanniche e nell’arcipelago scozzese, un ritorno di fiamma di una reazione pagana con tratti anticristiani, proprio verso quei guerrieri, irlandesi, scozzesi o finlandesi, che erano stati convertiti dall’espansione cattolica nelle terre Scandinave. Entrambi le parti, quella dei culti pagani del dio Thor e quella del culto del Dio cristiano, vedono l’altra dedita a pericolose magie e portatrice di divinità maligne.
    Più tardi anche ai vertici della gerarchia della Chiesa viene rintracciata la presenza del Demonio: nel 963 Papa Giovanni XII e tre secoli dopo Papa Bonifacio VIII, sono accusati di bere alla salute del Diavolo, di ucc
    idere i loro nemici con la complicità dei demoni, e di commettere incesto.
    E’ con il sorgere delle eresie che la presenza del Diavolo sembra trovare un posto di primo piano nella società cristiana. All’inizio del secondo millennio trovano consistenza le accuse di complicità con il Demonio mosse dalla cristianità verso i catari, i valdesi, i fraticelli, i bogomili e ogni nuovo movimento religioso che minaccia di minare le fondamenta della cristianità.
    Si narra di come “costoro adorino il Diavolo e rinneghino Cristo durante immondi banchetti nei quali si consuma carne umana” . Seguono poi orge incestuose, i cui frutti vengono dati alle fiamme.
    Soprattutto i catari, per la loro dottrina dualistica che rifiuta i sacri crismi del matrimonio e degli altri Sacramenti, e per la struttura misterica della loro organizzazione, vengono accusati di aver nominato un “Papa nero”, colpevole di reggere le fila del complotto destinato ad anticipare la venuta dell’Anticristo, e di utilizzare formule e rituali della tradizione ortodossa in senso opposto; si possono qui vedere i prodromi della messa nera, il rituale cristiano eseguito a rovescio utilizzato dalle sette sataniche come evocazione al Maligno.
    “Dalle formule rovesciate dei catari alle odierne inquietudini circa i messaggi subliminali rovesciati nascosti negli LP dai gruppi rock a scopo di plagio e proselitismo satanico, si potrebbe tracciare un percorso le cui tappe intermedie sono l’affare dei templari e la caccia alle streghe” .
    La fondazione dell’Ordine del Tempio avviene nel 1118. Questo gruppo di cavalieri - monaci - soldati, dalle severissime regole di obbedienza, castità e povertà, gode della protezione papale fino al 1312, allorchè, cinque anni dopo l’ordine di arresto dei cavalieri - emanato da Filippo il Bello in tutto il regno di Francia - e l’inizio del processo, Clemente V sopprime definitivamente l’ordine, ormai peraltro ricchissimo di denaro e proprietà. I Templari vengono accusati delle stesse imputazioni mosse ai catari. In particolare, pare che adorino Satana sotto le spoglie di un misterioso idolo, detto Baphomet, del quale esisterebbe una raffigurazione in una statua sul portale della chiesa di Saint-Merri, a Parigi .
    Da venerato movimento di cristianizzazione, i Templari divengono così un odioso gruppo satanico, avverso alla Chiesa e alle sue istituzioni. Un segno del tempo rivelatore dell’atteggiamento di una nuova Chiesa sospettosa e inquieta che contribuisce a lasciare la più consistente traccia del Demonio nella storia, o sarebbe più giusto dire, dei suoi persecutori: la cosiddetta “caccia alle streghe”; due secoli di persecuzioni contro malefici, stregonerie, invocazioni sataniche, infanticidi e avvelenamenti rivelati dai suadenti metodi della Santa Inquisizione, teorizzati in quel “mostruoso serbatoio teorico” composto a quattro mani dagli inquisitori tedeschi Jakob Sprenger e Heinrich Institoris, nel 1486, e resi quantomai “pratici” grazie alla bolla pontificia di Innocenzo VIII, con la quale il Papa affida pieni poteri ai due inquisitori.
    Il numero delle persone che finiscono sul rogo è difficile da quantificare, ed è destinato a crescere se si aggiungono le vittime delle torture e delle carceri. Il primato di sentenze di morte spetta alla Germania, mentre la Polonia è il paese con il maggior numero di streghe processate. Nel 1911 Soldan ed Heppe parlano di quasi dieci milioni di esecuzioni capitali, ma con il passare degli anni la cifra si è assottigliata, fino ad arrivare a quella, comunque consistente, stimata dal Monter, nel 1977, di sessantamila esecuzioni.
    Per quanto riguarda la reale implicazione in pratiche sataniche, lo storico americano Brian Levack afferma che “la miglior prova che abbiamo circa lo stretto nesso esistente tra la tortura e la confessione di pratiche sataniche è che l’accusa di adorare il Diavolo, nei processi per stregoneria, non viene mai formulata prima di giungere alla fase del procedimento in cui si applica la tortura. Una volta che si fosse passati alla tortura, sorgevano le accuse di satanismo. Per questo si può validamente affermare che la tortura, in un certo senso, creò la stregoneria, o quanto meno creò la stregoneria diabolica” .
    Arthur Lyons, invece, nel suo studio sul satanismo contemporaneo, Satan Wants You , argomenta a favore della realtà delle congreghe, che da incontri estatico-orgiastici di liberazione si sarebbero trasformati, sotto l’influsso della Chiesa, e in particolare delle crudeltà dell’Inquisizione, in vere a proprie riunioni sataniche dove i simboli pagani vengono distorti e il dio cornuto è convertito in un simbolo di odio e contemporaneamente di speranza, con un chiaro significato sociale di riscatto e di liberazione, che, dopo la morte di questi movimenti, smarrisce per assumere nuove connotazioni.
    Proseguendo la ricerca della presenza di sette sataniche nella storia, si osserva che tra il Cinque e Seicento iniziano a diffondersi dei resoconti di messe nere celebrate in varie occasioni, ma è solo nel corso del Settecento che tutti questi elementi si precisano e si ritrovano in casi che si situano alle origini del satanismo moderno.
    Nella formazione dell’archetipo del fenomeno satanista, oltre agli elementi di stregoneria e possessione demoniaca, il caso più famoso, nella Francia del XVII sec., ne aggiunge uno nuovo: quello del satanista stregone che con il suo maleficio causa la possessione demoniaca della vittima.
    L’evento in questione è quello verificatosi nel monastero di Loudun, e il terzo di cui si parla è il sacerdote Urbain Grabdier, colpevole di aver causato la possessione da parte di più demoni, di nove suore Orsoline e sette secolari, a cui si aggiungono altre otto religiose e tre secolari maleficiati. La punizione per il sacerdote è il rogo e gli esorcismi praticati diventano uno spettacolo pubblico edificante.
    Un secondo caso è sempre in Francia, dove alla corte di Luigi XIV si instaura il primo processo di satanismo: qui ci si trova di fronte a una congrega di satanisti che si prefiggono di organizzare liturgie sataniche per procurarsi benefici materiali. Il caso La Voisin, dal nome della sua principale protagonista, è importante per due motivi: il primo perché è in questo frangente che nasce l’espressione “Messa nera”; il secondo è perché il contesto in cui ne viene organizzata la repressione è totalmente non religioso, e il metodo è quello dell’inchiesta giudiziaria e poliziesca.
    Catherine La Voisin è una merciaia della corte del re, venditrice oltre che di cosmetici, medicinali e veleni, anche di ostie consacrate, recuperate attraverso una organizzazione di donne e la complicità di molti sacerdoti. Dopo l’acquisto di una casa nel sobborgo parigino di Villeneuve e la costruzione, nel giardino di quest’edificio, di una cappella satanica con drappi neri, un altare e dei ceri preparati con grasso umano fornito da uno dei boia reali, la La Voisin comincia a celebrare messe nere con l’ausilio di un sacerdote, tale Guibourg, su un corpo nudo di una donna che funge da altare.
    Quando la polizia nel 1679, arresta la donna e perquisisce la casa, viene trovata anche una fornace, che secondo la confessione della donna, aveva bruciato circa duemila corpi di bambini, in massima parte frutto di aborti clandestini, ma anche utilizzati come sacrifici per il rituale satanico.
    Da documenti che si possono considerare attendibili, direttamente visionati da Massimo Introvigne (volumi VI e VII dell’opera di François Ravaisson-Mollien, Archives de la Bastille. Documents inédits) , rileva che il sacrificio dei feti e in qualche caso di bambini sgozzati, offerti ai demoni Astaroth e Asmodeo, serve alla celebrazione di un rituale che non ha una base ideologica satanista, e persegue il semplice scopo utilitaristico di realizzare le varie richieste dei clienti; ma la continuità delle celebrazioni, l’organizzazione e il rituale seguito nelle liturgie, sono elementi che sicuramente fanno del circolo della La Voisin e di Guibourg un gruppo satanista.
    Dalla seconda metà del sec. XIX il satanismo sembra avere una fioritura, attribuita alle vicende dei sacerdoti Vintras e Boullan.
    In realtà sia per la vicenda di Vintras che di Boullan non entra in gioco un satanismo consapevole, ma al contrario entrambi sono convinti di essere gli unici in grado di contrastare il potere del Demonio, che si spinge sino alle alte gerarchie della Chiesa stessa.
    Vintras, dopo un’ apparizione dell’Arcangelo Gabriele avuta nel 1839, inizia una carriera di predicatore e sacerdote eterodosso, fino a fondare un’Opera di Misericordia, che celebra bizzarre messe consacrando ostie in cui appaiono gocce di sangue, croci, cuori e simboli cabalistici. Il credo del sacerdote si fonda sulla convinzione di essere, insieme con i suoi seguaci, una reincarnazione degli angeli, tornati sulla Terra per combattere l’ultima battaglia con i demoni.
    A questo scopo Vintras si infiltra negli ambienti occultisti del tempo e raccoglie nei suoi archivi tutto quanto parla di attività di satanisti, delineando una situazione, in paesi come la Francia, Belgio, Inghilterra e Italia, in cui si riscontra la rilevante presenza di sette sataniche, impegnate a celebrare riti pagani in cappelle diaboliche.
    In ragione delle discutibili usanze e teorie dei membri dell’Opera di Misericordia e del loro leader, Vintras riceve, nel 1851, la scomunica da Papa Pio IX che definisce il movimento creato dal “sacerdote” una “associazione criminale” e “una setta schifosa” .
    Per quanto riguarda il materiale sul fenomeno satanico, sebbene l’operato del sacerdote - ma soprattutto di alcuni suoi discepoli - abbia portato alla scomunica per l’utilizzo di immagini e riti lontani dal cerimoniale cattolico non meno di quelli demoniaci, non vi è motivo di ridurre la grande quantità di informazioni sui riti occulti raccolte da Vintras in semplici farneticazioni, ma è possibile rintracciare nelle avventure immaginarie del sacerdote, materiale originario del sottobosco occulto dell’epoca.
    A Vintras subentra, negli anni successivi alla sua morte, un personaggio dal passato tormentato: il sacerdote Boullan, originariamente fedele alla dottrina cattolica, poi allontanatosi per via di una relazione con una suora di La Salette, quindi riavvicinatosi per qualche tempo, fino alla scomunica del 1875.
    Boullan, con un gruppo di seguaci, organizza L’opera della Riparazione, interessandosi al Demonio, presentato come unico responsabile delle malattie inguaribili, che possono essere risolte solo grazie all’intervento dei consacrati alla Riparazione. In pratica, Boullan e i suoi discepoli pensano di guarire queste malattie con preparati che contengono le loro urine e feci, oltre che reliquie e frammenti di ostie consacrate.
    Nel 1860, la suora di La Salette, che ancora segue il sacerdote, rimane incinta e Boullan dichiara che è stata violata nottetempo da un demonio invisibile, rendendosi così colpevole di infanticidio.
    Dopo la scomunica Boullan sviluppa le teorie precedentemente esposte, anche grazie alla frequentazione di circoli occultisti e alla lettura del materiale degli archivi di Vintras.
    I seguaci della Riparazione non si limitano più a combattere i malefici di Satana, ma il Demonio in persona; Boullan parla di “diritto di pro-creazione”, ritenendo che le unioni sessuali effettuate secondo la legge della decadenza conducano all’abisso, quelle fatte secondo regole divine aprano la via del destino. L’uomo, in sostanza, è imprigionato nella materia, e per poter combattere l’ultima battaglia con il Demonio, deve poter “ascendere”.
    Le “unioni di vita” sono il mezzo per ascendere e consistono nell’unione con qualcuno che si trova al di sopra di lui nella scala dell’ascensione; una unione come epiteto per un rapporto sessuale che spesso assume un carattere perverso.
    Oltre che con l’ascensione, Boullan combatte il satanismo anche con intrugli dove gli ingredienti principali sono ancora urina, feci, o sperma.
    Come giustamente rileva Introvigne “dall’ossessione di dover combattere i satanisti, Boullan ha finito, in pratica, per adottare, pretendendo di cambiarle di significato, alcune delle loro stesse pratiche” .
    Accanto a Vintras e Boullan, vi è un’altra figura importante in merito alla relazione Chiesa cattolica - satanismo, perché inconsapevolmente offre a quest’ultimo una nuova prospettiva e una nuova dimensione che si sviluppa e prende forza, proprio nella maggior parte del satanismo contemporaneo.
    Questa figura è quella di Gabriel Jogand, ex allievo dei Gesuiti, che entra nel 1881 nella Massoneria, per poi distaccarsene nel 1885, dichiarandosi “convertito” e iniziando una serie di rivelazioni sui veri scopi della “setta”.
    La chiave di lettura di questa vicenda è proprio l’insieme di relazioni tra Chiesa romana, Massoneria e satanismo che Jogand intreccia abilmente.
    La Massoneria, o Libera Muratoria, è una organizzazione nata tra Seicento e Settecento in Inghilterra, ispirandosi a organizzazioni di mestiere medievali e agli ordini cavallereschi. Le sue finalità sono quelle proprie degli intellettuali illuministi; uguaglianza, libertà e fraternità, e il mutuo aiuto tra i massoni. Non si caratterizza come un movimento religioso, nonostante il suo richiamo al Grande Architetto dell’Universo e la presenza di rituali e iniziazioni segrete, bensì come associazione filosofica, filantropica e progressista, divisa in vari gruppi, le loggie, che dipendono gerarchicamente da una loggia maggiore.
    Dopo un iniziale periodo di condivisione con le idee e l’ambiente della Massoneria, Jogand, sotto lo pseudonimo di Leo Taxil, diffonde una serie di scritti antimassonici, sostenuto ed incoraggiato da molti ecclesiastici convinti della sua sincera conversione, tanto da essere ricevuto da Papa Leone XIII, nel 1887.
    Il tema centrale di questi scritti è, ovviamente, l’accusa alla Massoneria di non essere altro che una setta di satanisti all’opera per distruggere la Chiesa e l’ordine sociale. Ordine sociale che nel corso di quegli anni affronta un cambiamento radicale, da una concezione feudale e conservatrice del mondo, a una ideologia democratica e liberale.
    Taxil riesce a ottenere la collaborazione di un amico, il tedesco Hacks, che con lo pseudonimo di Bataille, pubblica un libro – Le Diable au xx siècle – descrivendo le vicende di una tale Diana Vaughan, appartenente a un movimento massonico Palladista, e in seguito convertita al cattolicesimo.
    Il libro, che subito fa scalpore fra le fila ecclesiastiche, sostiene che la vera Massoneria è costituita da una setta di adoratori del Demonio, detti Palladisti, i quali dichiarano Satana o Lucifero vero dio della luce, e il dio ebraico signore delle tenebre.
    In particolare il loro culto si rivolge a Baphomet, il demone già individuato come oggetto di culto dei Templari.
    Sull’onda di queste accuse si muove la maggior parte degli ambienti ecclesiastici del tempo, mentre sul fronte opposto si scagliano i massoni, che, inveendo contro le falsità di Taxil, reclamano la presentazione in pubblico della Vaughan.
    Fra le astuzie di Taxil e l’autoconvincimento di sacerdoti troppi propensi a credere al complotto satanico, la disputa sul satanismo della Massoneria si arricchisce progressivamente di dichiarazioni e documenti rilasciati proprio dall’effimera figura di Diana Vaughan, ossia di Taxil stesso.
    E’ nel 1897, infatti, il momento in cui Taxil, in una riunione della Società geografica di Parigi, al cospetto di massoni e alti esponenti del clero, confessa la completa falsità di tutta la storia, a cominciare della sua “conversione”, e rivolge un ringraziamento alla Chiesa per l’appoggio garantitogli per la diffusione delle sue fantasie.
    Con questa operazione, Taxil, più o meno consapevolmente, utilizza il Diavolo come semplice metafora della liberazione dell’uomo dagli oscurantismi medievali. Nel clima del positivismo di fine Ottocento, il Diavolo sembra perdere i suoi connotati terrorifici, e acquistare una nuova dimensione come simbolo “di un ‘naturalismo’ ribelle contro la violenza oppressiva delle istituzioni e delle chiese” .
    Per concludere il quadro della presenza del satanismo, vera o del presunta, nell’arco dell’Ottocento e degli inizi del Novecento, ci si riferisce alle informazioni raccolte dal giornalista Jule Bois (1868 -1943), interessato fin dalla giovinezza ai temi esoterici ed occulti.
    Bois pubblica tre volumi sull’argomento: Les Petites Religions de Paris, Le Monde Invisible e Le Satanisme et la Magie , inchieste giornalistiche sui gruppi dediti all’occultismo parigino, e tiene molti contatti con gli occultisti di tutta Europa, compresi gli inglesi della Golden Dawn, la società segreta di esoteristi a cui partecipa anche Aleister Crowley, l’uomo più scandaloso della prima metà del nostro secolo.
    In Le Satanism et la Magie Bois dà un quadro approfondito del fenomeno satanista, grazie alla propria esperienza personale, agli archivi di Vintras e alle informazioni di un altro esperto dell’epoca, lo scrittore di Là-Bas, Karl Huysmans .
    Costui, in una intervista con Bois, afferma il suo convincimento nell’esistenza di messe nere e rituali “oscuri” celebrati effettivamente dalla borghesia parigina, che spesso coinvolgono sacerdoti cattolici non sconsacrati, tanto da ritenere che il vero satanismo è il satanismo religioso.
    Il ruolo di Huysmans nel fenomeno del satanismo non si limita a quello di semplice esperto. Il suo libro Là-Bas, infatti, è importante per due ragioni: la prima per le fonti utilizzate, quali gli archivi di Vintras, le stesse inchieste di Bois e gli archivi nazionali di polizia, ai quali aveva accesso in quanto funzionario del Ministero degli Interni; la seconda ragione è che il romanzo, che narra delle vicissitudini di uno scrittore, Durtal, coinvolto in una cerchia di satanisti dalla sua amante, Madame Chantelouve, contiene la descrizione minuziosa di una messa nera letteraria divenuta vera, giacchè nel Ventesimo secolo un buon gruppo di satanisti se ne servono come modello e la riproducono.
    Per quanto riguarda la ricerca condotta da Jules Bois, i risultati di tale indagine presentano elementi che sono rintracciabili anche ai giorni nostri.
    Nella prima parte di Le Satanism et la Magie il giornalista indaga il “satanismo delle campagne”, riferendosi alle cronache dell’Inghilterra, che registrano le piccole e grandi truffe dei maghi a pagamento, rilevando l’usanza di tali personaggi di ricorrere più o meno occasionalmente all’evocazione del Demonio e al patto con il Diavolo per ottenere risultati concreti, quali l’amore di una donna, o la morte di un nemico.
    La seconda parte ripercorre le origini della messa nera, e si interessa di casi minori, registrando, in particolare, alcuni fenomeni collegati al satanismo, quali incantesimi e fatture a morte, fra i quali descrive delle ricette rinvenute presso i satanisti parigini: “macinare insieme farina, carne, ostie consacrate, mercurio, sperma animale, sangue umano, acetato di morfina e olio di spigo”; “far inghiottire a un pesce (metafora cristiana del Salvatore) veleno e frammenti di ostia, quindi toglierlo dall’acqua, farlo morire, lasciarne putrefare il corpo da cui distillare un olio che rende folli i nemici” . Secondo Bois anche la polizia saprebbe di questi rituali: nel 1879 a Châlons-sur-Marne il sangue dei topi serviva alle pratiche di maleficio di un gruppo demoniaco, e nel 1883 a Savoia un circolo di preti preparava l’olio orribile.
    Per finire, Bois raccoglie in Le Satanisme et la Magie una serie di articoli che riguardano il fenomeno del furto di ostie consacrate, elemento anche oggi indispensabile per la celebrazione delle “messe a contrario”, con una puntigliosa enumerazione di documenti a testimonianza di questi fatti avvenuti in Francia e in Italia, in particolare nella provincia di La Spezia, a Salerno e a Roma.
    La Francia del secolo scorso, a parte la vicenda di Leo Taxil, un mistificatore autore di libelli e opuscoli apparentemente antimassonici, nei quali egli sosteneva le cose più assurde, sempre riferendosi a episodi satanici, ma che in realtà erano destinati a ridicolarizzare il clero e l’antisatanismo imperante, sembra che abbia realmente dovuto fare i conti con un satanismo nel senso proprio del termine, come ci è dato intravvedere dai documenti, dagli indizi sparsi, dalle piste interrotte su un mondo per la maggior parte clandestino e oscuro.


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    Rhal
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    00 23/06/2006 23:51
    3. IL SATANISMO DA CROWLEY A MANSON
    3.1 ALEISTER CROWLEY, “LA BESTIA 666”


    Agli inizi del Novecento è l’Inghilterra ad assumere il ruolo di nuovo epicentro dell’esoterismo.
    In questo periodo i maestri dell’occultismo non possono dirsi satanisti in senso proprio, anche se vengono attaccati come tali dai loro avversari religiosi. Tuttavia preparano un corpus di materiale occulto, proprio come successo per la Messa nera di Huysmas, che potrà essere ampiamente utilizzato dai movimenti esoterici successivi, compresi quelli satanisti.
    Dall’Ottocento gli occultisti britannici portano i culti per Lucifero, le messe nere e i riti sessuali-orgiastici, tutti temi questi, perseguiti con programmaticità di intenti dalla Golden Dawn, setta massonica che mescola i riti dei Rosacrucriani, magia cerimoniale e tarocchi, e che comprende tra i suoi membri un medico di nome Robert D’Onston Stephenson, accusato dalla sua amante, Mabel Collins, di fabbricare candele di grasso umano usate per rituali occulti, e di essere nientemeno che Jack lo Squartatore, colpevole di cinque efferati omicidi un anno prima della fondazione della Golden Dawn.
    Questo gruppo di esoteristi oltre a personaggi di rilievo come il poeta W. B. Yeats, Bram Stoker e lo scienziato W. Crooks, accoglie nel 1898, dopo i consueti riti di iniziazione, Edward Alexander Crowley, un giovane che ha ereditato una notevole fortuna e che si fa chiamare Aleister.
    Nato nel 1875, l’anno della morte di un altro famoso occultista, Eliphas Lévi, di cui dice di essere la reincarnazione (come anche di Cagliostro e Alessandro Borgia), Crowley cresce in una famiglia di protestanti puritani e studia al Trinity College di Cambridge, dove si circonda di una cattiva fama per i suoi rapporti etero e omosessuali, i suoi poemetti erotici e l’uso di droghe.
    Durante la sua giovinezza compie viaggi in cui approfondisce i temi gnostici, studia il tantrismo, il sufismo e, naturalmente, l’uso di allucinogeni e droghe messicane e indiane.
    Personaggio controverso, carismatico quanto sfrontato, eccessivo, brutale, (egli stesso, nelle sue Confessioni si definisce “il Compagnio di Babilonia, la Donna Scarlatta, il Destriero che ella cavalca, la Bestia il cui numero è 666” ) una volta introdotto nella Golden Dawn, dal suo fondatore, Samuel Mathers, non tarda a scontrarsi con gli altri membri, fondando una nuova organizzazione concorrente - l’ Argenteum Astrum (“ogni uomo è una stella”) – e screditando i vecchi amici con la pubblicazione sulla sua rivista The Equinox di rituali di magia nera e nefandezze sessuali che in realtà era egli stesso a praticare.
    Crowley ha un atteggiamento fisico di natura rivoltante: basti pensare al “bacio del serpente”, ossia succhiare il sangue mordendo il polso di una donna, o alla defecazione sui tappeti altrui, oppure ancora alla consumazione di un rapporto sodomitico in un salotto davanti ai suoi amici. Inoltre egli sfrutta le altre persone in tutti i modi possibili ed immaginabili, materialmente, emotivamente e psichicamente, tanto che la sorte comune di numerose sue compagne è quella di diventare delle alcoliste croniche, e quella di sua moglie di morire in un manicomio.
    Nella sua ricerca di un ambiente “magico” dove poter elaborare propri rituali esoterici, aderisce, nel 1912, a una nuova organizzazione tedesca, l’Ordo Templi Orientis (O.T.O.) che si interessa di riti luciferini, messe gnostiche e magia sessuale.
    E’ proprio su quest’ultima che Crowley fonda le basi del movimento di cui è venuto ad essere il leader a Londra: i riti dell’O.T.O. non vogliono essere una semplice scusa per praticare orge sessuali, ma secondo un’influenza tantrica, pretendono di assurgere a efficace mezzo di magia per realizzare un’unione mistica con l’universo.
    Successivamente, dopo una lunga permanenza in America, terminata principalmente per questioni finanziarie non più rosee – si dice che abbia lasciato dietro di sé un codazzo di assegni a vuoto -, dopo l’interrogazione dell’I Ching, un antico oracolo cinese, il “mago” approda anche in Italia, a Cefalù, dove fonda l’Abbazia di Thelema. Questa nuova impresa, però, viene presto abbandonata per ordine del Duce, a causa delle voci circa la morte misteriosa di un certo Mr. Lloyd, seguace dell’O.T.O. a Cefalù, avvenuta probabilmente per overdose.
    Nelle sue “congregazioni” come nella normale vita quotidiana, Crowley si circonda di molte donne, per la maggior parte prostitute, che definisce Donne Scarlatte, con le quali esegue elaborati rituali di magia sessuale suddivisi in gradi, passando da una iniziazione fino alla dichiarazione del segreto finale, che rivela come il vero dio sia il fallo, unico “motore del Tutto”.
    In uno di questi “esperimenti magici”, attraverso pratiche sodomiche, altri atti sessuali e l’uso della cocaina e dell’oppio, Crowley induce una delle sue donne, Roddie Minor, soprannominata “Pachiderma”, in uno stato catatonico durante il quale la stessa percepisce delle visioni di un paesaggio che Crowley descrive nell’Opera di Amalantrah, e che paragona alle raffigurazioni di quel “mondo sotterraneo” di cui Jung riferisce aver avuto una visione nel 1913.
    Il rito sicuramente più famoso, e che trova un seguito anche nelle sette sataniche contemporanee, è però un altro: la preparazione di un calice con un miscuglio di seme maschile e secrezioni vaginali, chiamato amrita, ricavato dall’unione di due iniziati per la consacrazione di talismani o di Crowley stesso con le sue donne scarlatte.
    Nella sua permanenza a capo dell’O.T.O., Crowley non si limita a riscriverne i rituali, ma li infarcisce di bestemmie, lodando i professionisti di messe nere, in quanto meritevoli di aver “sollevato l’uomo dallo schifoso demone dei cristiani” e attaccando il cattolicesimo romano come “quello spregevole culto materialista” .
    Nel Libro della Legge , scritto ancora prima di entrare nell’O.T.O, e che Crowley sostiene dettato direttamente dallo spirito Aiwass, evocato attraverso i poteri medianici della moglie Rose Kelly, egli annuncia l’avvento di una nuova epoca e inveisce contro il cristianesimo. Il prof. Michele Del Re, in Riti e crimini del satanismo cita uno dei passaggi più sconcertanti: “Il rito supremo dovrebbe creare un’atmosfera particolare attraverso la morte della vittima. Con questo rito si potrebbe raggiungere il vertice dell’Arte Magica. La cosa migliore sarebbe sacrificare una fanciulla, possibilmente vittima volontaria, perché, se fosse maldisposta al sacrificio, potrebbe introdurre una corrente ostile. La fanciulla dovrebbe venir violentata, poi tagliata in nove pezzi. La testa, le braccia e le gambe dovrebbero venire amputate, e il tronco tagliato in quattro parti. Sulla pelle andrebbero scritti i nomi di altrettanti dèi: poi le braccia andrebbero scuoiate e bruciate in onore di Pan o di Vesta; le gambe, dopo un procedimento eguale, andrebbero offerte a Priapo, Hermes o Giunone; la spalla destra è sacra a Giove, la sinistra a Saturno; la metà inferiore destra del tronco a Marte, quella sinistra a Venere. La testa non andrebbe scuoiata, ma semplicemente bruciata in onore di Giunone o di Minerva. Questo rito non dovrebbe essere usato in occasioni ordinarie, ma raramente, e soltanto per scopi importantissimi; e non dovrebbe venire mai rivelato ai profani” .
    La descrizione di questo rito è rivelata a Crowley nel corso di uno degli incontri sessuali con Walter Duranty, un partner che nell’atto sodomico con Aleister Crowley viene “posseduto” dal dio Mercurio; i due, però, non mettono mai materialmente in atto tale rito .
    Parlando poi del sacrificio di sangue, un altro elemento dei “procedimenti magici” di Crowley, egli afferma che “un bambino maschio di perfetta innocenza e di alta intelligenza è la vittima più soddisfacente e adatta” .
    Eppure i continui riferimenti a Satana, le ingiurie contro i cattolici e il cristianesimo assumono un significato che si discosta dalla venerazione del Demonio in quanto tale.
    Gli stessi brani riferiti al sacrificio di bambini rimandano a una nota del “mago”, posta a piè pagina nel libro Magick in Theory and Practice , dove costui afferma di aver compiuto questo sacrificio in media centocinquanta volte l’anno, fra il 1912 e 1928: leggendo questa frase nel contesto si intuisce che Crowley fa riferimento alla masturbazione, essendo peraltro palesemente improbabile che, nonostante la continua sorveglianza da parte delle polizie dei vari paesi in cui ha soggiornato, sia riuscito ad occultare, senza lasciare tracce, qualcosa come centocinquanta sacrifici di bambini.
    Come già accennato, condividendo la definizione di Massimo Introvigne, per satanismo si intende “…l’adorazione o la venerazione, da parte di gruppi organizzati in forma di movimento, tramite pratiche ripetute di tipo culturale o liturgico, del personaggio chiamato Satana o Diavolo nella Bibbia” ; elementi questi, che mancano nelle deliranti teorie di Crowley, le quali si riferiscono alla figura di Satana in tutt’altre connotazioni.
    Sebbene l’O.T.O. faccia largo uso di effigi e rituali che vedono come principali protagonisti demoni e Lucifero, questi si ergono a meri simboli della trasgressione, di rifiuto della morale, della religione, delle regole della stessa società.
    Nel libro Magick in Theory and Practice, propria summa filosofica, Crowley afferma: “Il Diavolo non esiste. E’ un falso nome inventato dai Fratelli Neri per implicare un’Unità nella loro ignorante confusione di dispersioni.”; o ancora: “Non c’è altro dio che l’uomo” .
    Inoltre, nella sua autobiografia, commentando i rituali satanici, critica l’approccio alla figura di Satana come entità reale, in quanto, così facendo, non si fa altro che convalidare la teologia cristiana sul Demonio.
    Per quanto equivoco e tendenzioso, Crowley sembra credere solamente all’uomo stesso; una prospettiva atea che non tiene di alcun conto e degna del pur che minimo rispetto alcuna religione, in prima linea quella cristiana: “…la Chiesa è vista come colei che ha spento e distrutto i poteri magici insiti, secondo dettami gnostici, nell’uomo.”
    Diversi sono i significati in cui Crowley parla di “Satana” o “Lucifero”:
    - nel senso proprio in cui parlano del Diavolo sia i cristiani che i satanisti Satana non esiste, è un feticcio inventato per i loro fini;
    - “Diavolo” e “Satana” vengono utilizzati in senso positivo ed esoterico per indicare il Sole nel macrocosmo e il fallo nel microcosmo;
    - dal punto di vista astrologico il Diavolo si identifica con il Capricorno, ma sarebbe un segno che simboleggia la sessualità maschile;
    - Satana e Lucifero rappresentano la razionalità dell’uomo, che è “dio”, padrone del bene e del male;
    - “Satana” possono essere chiamati certi spiriti, che freudianamente non sono altro che aspetti dell’inconscio dell’uomo, con cui il mago può venire in contatto nella celebrazione dei suoi riti .
    Al contrario, Cecila Gatto Trocchi afferma: “E’ in fondo un sofisma non considerare Crowley un satanista solo perché, ateo come era, non credeva al Diavolo. Baudelaire, che scandagliava ben più profondi e dolenti abissi, non aveva forse rivelato che la più grande astuzia di Satana è convincerci che non esiste?” .
    Sebbene Crowley non possa essere definito un satanista nel senso sopra citato del termine e non vi siano prove che abbia commesso alcun crimine di sorta, se non quello di una provocazione anticristiana e antimorale, ciò non toglie che le sue idee, i suoi testi, la sua stessa immagine abbiano pesantemente influenzato tutto il satanismo successivo, al quale apporta gli elementi di trasgressione sessuale, di provocazione, ma anche dell’avversione alla Chiesa cattolica non solo in quanto istituzione, ma proprio in quanto demolitrice di quel bisogno istintivo e viscerale che si definisce “pensiero magico”.
    Certo è che Crowley rimane ancora un personaggio ambiguo, e le sue teorie, seppur sempre inneggianti a un ateismo “puro”, “odorano di zolfo” quando usano il Diavolo come strumento di valorizzazione delle energie occulte, e innegabilmente apportano un contributo essenziale alla filosofia di un’altra figura importante per lo sviluppo del pensiero satanista: Anton LaVey, fondatore della Chiesa di Satana.



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    Rhal
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    00 23/06/2006 23:52
    3.2 ANTON LA VEY E LA “CHIESA DI SATANA”


    Nato nel 1930 a Oakland, dopo aver lavorato in un circo e poi come fotografo criminologo nella polizia di San Francisco, con l’acquisto di una dimora al 6114 di Californian Street, Anton LaVey inizia una serie di conferenze dedicate a temi quali gli spettri, i vampiri, la tortura, i grandi omicidi, il cannibalismo. E’ in occasione di uno di questi incontri che viene in contatto con un regista di Hollywood della cultura underground, Kenneth Anger, assiduo sostenitore delle teorie di Crowley, e con il quale fonda il Circolo Magico, costituito dai frequentatori abituali delle varie conferenze tenute da LaVey, nel quale ben presto si mettono in atto propri rituali segreti.
    La frequentazione di Anger per LaVey è molto importante, in quanto è proprio il regista americano a far conoscere in maniera più approfondita le teorie di Crowley e a condividere la passione per la figura del Diavolo e per la demonologia.
    Successivamente, nella notte del 30 aprile 1966, Anton LaVey fonda la Chiesa di Satana; è l’Anno Uno del Demonio.
    Grazie alle conoscenze di Anger e all’eclettismo di LaVey, che non si fa problemi a comparire in pubblico travestito da diavolo e a presentarsi al mondo – e alla stampa – come “Satana” in persona, la Chiesa ottiene subito l’attenzione dei media, soprattutto dopo la celebrazione del primo matrimonio satanico fra il giornalista John Raymond e l’ereditiera Judith Care, avvenuta nel 1967.
    Nello stesso anno esce un film del regista Roman Polansky, Rosemary’s Baby, che contiene un riferimento alla chiesa di LaVey, e alla prima del film non mancano LaVey stesso e altri seguaci.
    Nel 1968, il fenomeno della Chiesa di Satana comincia a interessare anche i sociologi come Randall Alfred, che si insinua nell’organizzazione senza avvertire LaVey, o James Moody, che invece si appassiona talmente al satanismo da divenire un collaboratore del “Papa Nero”. E’ in questi anni che viene preparata la liturgia della messa nera, pubblicata in due edizioni, una censurata per il pubblico e una privata per gli adepti, che tutti i satanisti contemporanei conoscono e seguono in modo piuttosto letterale. Il rituale è una somma della messa nera del libro di Huysmans e del rito dell’amrita di Crowley: si apre con un formulario basato sul rovesciamento della messa cristiana, comprendendo insulti e bestemmie, recitato sul corpo nudo di una donna distesa su un altare, e continua con la “desacrazione”, ossia l’introduzione di un ostia consacrata nella vagina della donna, e la successiva distruzione dell’ostia stessa. La “consacrazione”, invece, riprende semplicemente il rito crowleyano, con il mescolamento del seme maschile del sacerdote in un calice con vino o altri liquori, e la condivisione dello stesso fra i presenti.
    Questi e altri nuovi rituali vengono approntati oltre che da LaVey, anche da Micheal Aquino, all’inizio uno dei suoi più fedeli collaboratori, che dopo la chiusura delle “grotte”, decentramenti organizzativi della sede principale di San Francisco, lascia la Chiesa per fondare insieme ad altri “delusi” da LaVey, una nuova organizzazione con al centro un Satana questa volta tutto cristiano e malefico.
    Nella sua opera principale, La Bibbia Satanica , LaVey espone una visione del mondo dove vengono esaltati l’egoismo, il capitalismo, l’orgoglio del forte che prevale sul debole, la liberazione dalle religioni e dalle morali; ancora una volta la venerazione di Satana e i rituali della Sua Chiesa non sarebbero altro che celebrazioni parossistiche di un razionalismo e ateismo che esaltano l’uomo come “unico dio”.
    Un grande contributo sembra apportarlo la filosofia di Ayn Rand, l’obiettivismo, che esprime una concezione radicalmente individualista della società e incentrata in quel culto dell’uomo che in LaVey appare cerimonializzato, ma che per la Rand significa solo un disincantamento dalle religioni e dalle regole morali.
    Le nove affermazioni sataniche, proclamate nel 1966, mostrano il ricorso alla figura del Demonio in chiara veste simbolica e la centralità dell’uomo che richiama l’obiettivismo alla Rand:
    1. Satana rappresenta l’indulgenza in luogo dell’astinenza.
    2. Satana rappresenta l’esistenza vitale in luogo dei vacui sogni spirituali.
    3. Satana rappresenta la saggezza sfrontata in luogo dell’autoinganno ipocrita.
    4. Satana rappresenta la cortesia solo verso chi la merita in luogo dell’amore sprecato verso gli altri.
    5. Satana rappresenta la vendetta in luogo del porgere l’altra guancia.
    6. Satana rappresenta la responsabilità verso chi è responsabile, in luogo della preoccupazione nei confronti dei vampiri psichici.
    7. Satana rappresenta l’uomo come nulla più che un altro animale – qualche volta migliore, ma più spesso peggiore di quelli che camminano a quattro zampe – che, a causa del suo preteso “sviluppo divino intellettuale e spirituale” è diventato l’animale più vizioso di tutti.
    8. Satana rappresenta i cosiddetti peccati, nella misura in cui portano alla gratificazione fisica, mentale o emozionale.
    9. Satana è stato il migliore amico che la Chiesa abbia mai avuto perché l’ha tenuta in commercio per tutti questi anni .
    Il fatto che questo libro abbia venduto, nelle sue ventotto edizioni, seicentomila copie e che all’interno della stessa setta non tutti abbiano chiaro il significato pantomimico dei riti, non deve far sottovalutare l’influenza che Anton LaVey e la sua Chiesa esercitano su moltissimi americani ed europei, sia su quelli pronti a condannare che su coloro che leggono letteralmente o superficialmente i rituali e le teorie del “sacerdote di Satana”.
    Indubbiamente, comunque, le teorie di LaVey si presentano a facile fraintendimenti, per la loro stessa ambiguità.
    Con il passare del tempo la diffusione delle grotte, oltre che di nuovi adepti, porta una serie di nuovi problemi a LaVey, non solo dovuti a sospetti e malcontenti di chi teme e ripudia la sua “organizzazione satanica”, ma anche di quelle persone, giovani sbandati, drogati e criminali che inscenano rituali richiamandosi alla Bibbia Satanica, utilizzando droghe o praticando sacrifici di animali, nonostante il “Papa Nero” in ogni pubblica occasione ripeta che la sua organizzazione, per quanto scandalosa, rimane assolutamente rispettosa della legge.
    Presto, il sistema delle grotte, che continuano a sorgere in altri parti dell’America e dell’Europa, si dimostra poco controllabile, tanto che nel Midwest la grotta Stygian si trova collegata al traffico di droga, e il suo capo, John DeHaven, dopo la scomunica di LaVey, attacca duramente la Chiesa e si converte – con il supporto dei giornalisti – al cristianesimo evangelico. LaVey decide così di sopprimere il sistema delle grotte e mantenere un semplice collegamento informale fra gli adepti isolati e la sede centrale di San Francisco. Questo cambiamento vede allontanarsi dalla Chiesa di Satana uno dei suoi membri più importanti, Micheal Aquino.
    Il mutamento dell’organizzazione della Chiesa non sembra, però, essere il motivo principale di questa defezione. In realtà è proprio quell’ambiguità manifesta nell’atteggiamento di LaVey verso la figura di Satana, che gli permette di intrattenere liberamente rapporti con la stampa e la società, presentando un Demonio “carnevalesco”, metaforico, e al tempo stesso portatore dell’orgoglio dei forti e del culto dell’uomo superiore, che si scontra con quella parte dei suoi collaboratori, fra cui, appunto, Aquino, che credono in un Satana vivo e reale.
    E questa ambiguità che nega apertamente, ma poi lascia intendere diversamente, porta non solo Aquino a prendere una direzione ben precisa, ossia quella del satanismo consapevole, e a fondare il suo Tempio di Set - una organizzazione che esercita rituali di magia nera e satanismo, presa più volte di mira dagli organi di polizia per supposti abusi sui minori, senza peraltro che si sia mai giunti ad alcuna accusa formale -, ma influenza anche tutta una nuova serie di satanismo che comprende nuove istituzioni come la Chiesa di Liberazione Satanica di P.Douglas Valentine, sorta in opposizione ad Aquino, che ammette l’uso di minori consenzienti, o nuovi casi di satanismo acido, come quello, controverso, di Manson e The Family.


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    00 23/06/2006 23:52
    3.3 CHARLES MANSON


    Charles Manson (il cognome Manson da Man e Son = 'il figlio dell'uomo' gli viene attribuito dalla sua stessa madre) nasce a Cincinnati ,Ohio, il 12 novembre 1934.
    Figlio illegittimo di Katleen Maddox, una sedicenne prostituta e alcolizzata che a causa della sua “professione” e di varie rapine passa gran parte della sua vita in carcere, Charles viene affidato a una zia nel West Virginia; ma già fra i nove e i dodici anni è fermato dalla polizia per tentato furto. Nel 1947 Manson viene mandato al Gibault School per ragazzi nell'Indiana, ma trascorso soltanto un anno, fugge dalla scuola. Successivamente, viene fermato dalla polizia per altri furti e scassi ed è inserito al riformatorio per ragazzi di Padre Flanagan. Pochi mesi dopo viene di nuovo trasferito ad un altro istituto, sempre nell’Indiana.
    Nel 1951 Charles fugge dal riformatorio e raggiunge la California. Lungo il percorso compie numerosi furti e viene di nuovo fermato dalla polizia e mandato al riformatorio per ragazzi a Washington D.C., ma qui la sua permanenza dura ben poco perché dopo aver costretto un compagno di cella ad avere rapporti sessuali con lui, minacciandolo con un rasoio, viene nuovamente trasferito, questa volta al riformatorio Federale di Petersburg, in Virginia. Solo dopo qualche periodo riesce ad ottenere dalla commissione penitenziaria la libertà condizionata e nel 1954 viene rilasciato.
    Nel 1955 sposa una giovane cameriera e poco dopo nasce il figlio Charles Manson jr, ma ben presto Manson si stanca della compagna e la abbandona. Sorpreso nuovamente a rubare automobili, Charles, ormai maggiorenne, viene incarcerato per tre anni nella prigione di San Pedro, in California.
    Nel 1958 viene rilasciato sulla parola, ma solo un anno dopo viene di nuovo accusato di frode e furto. Riesce però a farsi rilasciare convincendo una donna a confessare di aspettare un figlio da lui. A Charles viene assegnata la libertà vigilata, ma dopo aver violentato due donne, viene arrestato e condannato a dieci anni nel penitenziario di McNeil Island a Washington.
    Il 21 marzo 1967, viene rilasciato e si trasferisce a San Francisco, dove fonda una comune.
    Dopo un’infanzia difficile per i rapporti con la madre, i soggiorni forzati in istituti di recupero o in vere e proprie carceri, e l’uso costante di droghe, Manson, percorrendo le strade della California su di un furgoncino nero, riunisce un gruppo di giovani hippies dediti all’uso di droga, a piccoli furti e all’amore libero, e comincia a guadagnarsi da vivere suonando la chitarra nei night.
    E’ il periodo della contestazione giovanile, della rivoluzione sessuale, della emancipazione femminile.
    Nel 1968 il gruppo itinerante, chiamato dai sociologi interessati a questa nuova realtà “The Family” – “La Famiglia” -, prende fissa dimora in un ranch situato nei pressi di Chatsworth, in California. Qui Charles, che si è fatto crescere barba e capelli, si atteggia a “guru” della libertà e anarchia assoluta, parlando continuamente del “Giorno del Giudizio”, tanto da dichiarare di essere nato per portare l’Apocalisse.
    I contatti con il satanismo Manson sembra averli solo tramite un membro della Famiglia, Bobby Beausoleil, un musicista dedito al culto di Crowley e frequentatore di Kennet Anger, primo ispiratore di Anton La Vey e la Chiesa di Satana.
    E’ proprio Beausoleil che nel 1969 uccide Gary Hinman per affari di droga, lasciando scritto su una parete del luogo del delitto la frase “Porco politico”, tracciata con il sangue della vittima.
    Per scagionare il compagno Bobby, Manson e i suoi collaboratori decidono di commettere altri omicidi con una tecnica simile, per far ritenere alla polizia che l’assassino sia qualcun altro, ancora in libera circolazione.
    Viene così messo in atto il delitto più discusso degli anni ’70: la Famiglia assassina sette persone, fra le quali l’attrice Sharon Tate, la moglie del regista Roman Polanski, incinta di otto mesi; tutte le vittime vengono ripetutamente pugnalate e mutilate, e nella villa di Bel Air del regista, con il sangue di Sharon viene lasciata la scritta “Helter Skelter” utilizzata in un disco dai Beatles con il significato di “confusione”. Fatto, questo, che costa la convocazione di Lennon e Mc Cartney, peraltro senza conseguenze, al processo di Manson.
    Pur essendo inizialmente senza molti indizi, se non il sospetto di un regolamento di conti per questioni di droga, con cui molte delle vittime avevano a che fare, la polizia successivamente ottiene le confessioni di alcuni membri della Famiglia e i responsabili, fra cui lo stesso Manson, il 29 marzo 1971, vengono condannati alla pena di morte - poi tramutata in ergastolo in quanto nel 1972 lo Stato della California abolisce la pena capitale.
    L’estrema violenza di Manson, il suo disprezzo per ogni norma etica, il modo di vivere della Famiglia e il sensazionalismo di certa stampa ha finito per far indossare al pluriassassino Manson i panni di un eroe della controcultura e di un messia folklorico .
    Ed Sanders sostiene che Manson sia stato realmente in contatto con gruppi satanisti e che nel ranch della Famiglia si praticassero riti propiziatori squartando e dissanguando animali e forse ragazzini, ritrovati uccisi in quella zona prima della notte dell’omicidio Tate.
    Collegata a questi riti è la passione per gli snuff movies che gli amici di Manson e Polansky si dice condividessero con Manson stesso. Nastri registrati con gente incappucciata e ragazzine minorenni sembra facessero parte della collezione del regista, custodita nella villa di Bel Air e girati personalmente da Manson .
    Se non sono totalmente da escludere ipotesi di una finalità a sfondo satanico delle azioni di Manson e compagni, la parte di protagonista in tutta questa vicenda sembra tuttavia svolgerla la droga, piuttosto che una teologia satanica.
    Eppure, se Charles non sembra aver troppo riflettuto su Satana e i suoi rituali antecedentemente agli omicidi, nella sua permanenza in carcere dà corpo a quelle voci che vedono in lui un satanista convinto, assecondando quella parte di sbandati, ribelli e antisociali che contribuiscono a “mitizzare” e “commercializzare” quella che non è altro che la figura di un pluriomicida.
    Studiosi, giornalisti, giovani fra i quattordici e venticinque anni che non hanno contatti con le organizzazioni del satanismo ufficiale, vedono in Manson l’effige di un satanismo imperante, mentre squilibrati e assassini si ispirano a lui nel compiere gesta analoghe: Manson non rappresenta solo un esponente di Satana, quindi, ma anche un modello per nuovi serial killer.
    Già nel giugno 1970, infatti, si ritrova il primo emulatore delle gesta di Manson : Steven Hurd, che, a capo di una “famiglia” sullo stile di The Manson’s Family, percorre la California rubando e uccidendo. Il delitto più grave vede il gruppo sequestrare una maestra di scuola, trascinarla in un bosco e squartala per offrire ritualmente a Satana le parti del suo corpo, prima di mangiarle.
    Nello stesso anno viene rinvenuta strangolata una ragazzina di quindici anni, Janet Stevens, ritrovata con in bocca un ritaglio di giornale raffigurante Charles Manson.
    Nel ’71 a Miami, Kim Brown di ventidue anni uccide con cinquanta coltellate un amico di sessantadue anni, dichiarandosi convinta sacerdotessa di Satana; nel medesimo anno, nel New Jersey, Mike Newell, un giovane di vent’anni, nella convinzione di eseguire un infallibile rituale satanico che attraverso la sua morte lo avrebbe messo alla testa di quaranta legioni di demoni, persuade due suoi amici a legargli con nastro adesivo mani e piedi e a spingerlo in un profondo stagno, dove, invece delle legioni, trova solo la morte.
    Nel febbraio del 1971, a Stoccolma si viene a conoscenza di una setta dalle vesti nere che adora in una chiesa sconsacrata un crocefisso ricoperto di pipistrelli morti, con a capo un ex sacerdote che dichiara di voler vivere come Manson; ancora nel ‘71, durante l’inverno, in Germania viene ritrovato con la scritta “Manson” dipinta sul petto con della vernice rossa, Ulrich Nacken, un ragazzo di vent’anni aggredito, denudato, legato a un albero e lì lasciato morire assiderato.
    Nel 1974 si forma, in California, la Symbionese Liberation Army, un gruppo capeggiato da un “guru” fanatico, perloppiù formato da donne, che celebra riti esoterici e si rende colpevole del rapimento di Patricia Hearst.
    E ancora una volta legata quantomeno al sensazionalismo intorno a Manson e alle sue accuse di satanismo, è la vicenda di David Berkowitz, detto “il figlio di Sam”, che commette sette omicidi a New York e che dichiara alla polizia, che lo arresta nel 1977, di agire per ordine di Satana, apparso sotto le sembianze di un grosso cane nero.
    Più tardi, in Italia, nel 1990, si scopre una setta di matrice satanista nella zona di Bassano del Grappa, denominata Cerchio Satanico Charles Manson.
    Come si vede le influenze esercitate da Manson sulla società sono delle più disparate, a prescindere dal fatto che sia o meno realmente satanista. Certo è che “Manson – Satana per i giornali – è diventato un’icona del male per il giornalismo a sensazione e per gran parte della società contemporanea” .


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    00 23/06/2006 23:53
    4. IL DOPO MANSON: RITUAL CHILD ABUSE
    4.1 SURVIVORS: SOPRAVVISSUTI AI RITI SATANICI


    Gli anni che vanno dal 1980 fino ai primi anni Novanta, sono caratterizzati, principalmente negli U.S.A., e - anche se in misura minore - in Europa, da una spasmodica attenzione al mondo del satanismo, con un coinvolgimento impressionante di media ed esperti. In particolare, sono tre le principali figure coinvolte in questa generale fobia del satanismo: psicologi, survivors e bambini.
    Per capire che collegamento esiste fra psicologia e sette sataniche, bisogna accennare allo sviluppo del concetto di sindrome da personalità multipla e ai suoi possibili metodi di cura.
    Nella psichiatria, la sindrome da personalità multipla (MPD) consiste nello “sdoppiamento” della personalità di un individuo in due o più diverse personalità indipendenti e spesso contrastanti fra loro. Nel quadro della psicoanalisi, Freud , nel suo studio sull’isteria, ritiene inizialmente di poter spiegare il fenomeno rintracciandone la causa in ricordi traumatici rimossi dal soggetto isterico, riguardanti perloppiù traumi di carattere sessuale, come violenza carnale, incesto o abusi sessuali subiti nell’infanzia. Per il noto psicologo il metodo per guarire le forme isteriche consiste nel riportare al livello conscio queste esperienze traumatiche, nonostante le riluttanze del paziente, che, raccontando e ricordando tali avvenimenti, riesce a liberarsi dal peso della negazione delle terribili esperienze vissute. In un momento successivo però, Freud, considerando che i racconti dei pazienti si arricchiscono progressivamente di particolari grotteschi e orripilanti - come episodi di cannibalismo o comparizioni diaboliche - che paiono allo psicologo come esagerazioni prodotte in buona fede dai pazienti, rinuncia a questa teoria e cerca di spiegare come l’isteria sia causata da fattori interni all’inconscio, piuttosto che da fattori esterni.
    La teoria della sindrome da personalità multipla viene così accantonata per qualche periodo, fino a che, nel 1957, un film dal titolo I tre volti di Eve, basato sulla vera storia di una donna che soffre di MPD, discusso presso la comunità scientifica, riporta all’attenzione della psicologia questa forma di disturbo mentale. Non solo, ma dopo l’uscita del film nelle sale cinematografiche il numero dei pazienti da MPD aumenta esponenzialmente presso gli psicologi, che non negano l’effetto “simulazione” più o meno consapevole di queste persone.
    Anche un’altra psicoterapeuta, Cornelia Wilburn, mostra particolare interesse verso questa malattia, tanto da proporre un nuovo caso “simbolo”, quello di “Sybil”, una donna che nelle sedute della psicologa rivela di aver subito abusi sessuali nell’infanzia. Anche in questo caso viene girato un nuovo film, Sybil, appunto, che, come il precedente, provoca una nuova ondata di casi di MPD. Freud viene accusato di aver sottovalutato i racconti dei suoi pazienti, per la maggior parte donne, proprio in quanto incorreggibile maschilista, e la teoria di un abuso pregresso risalente all’infanzia dei pazienti come spiegazione delle loro patologie riacquista presto nuovo valore.
    Di fatto, mentre la comunità scientifica accoglie la definizione di disturbo di personalità multipla nel manuale diagnostico DSM-III, le spiegazioni dell’evento traumatico fonte di tale disturbo cominciano a prendere in considerazione nuovi elementi.
    Nelle memorie dei pazienti, la natura degli abusi subiti nell’infanzia assume diverse connotazioni, non limitandosi più semplicemente a violenze sessuali, ma prendendone di nuove di altra natura o rimanendo abusi di natura sessuale, ma in un nuovo contesto: quello del libro diventato presto un bestseller, Michelle Remembers .
    Pubblicato nel 1980, Michelle Remembers è la cronaca della terapia che Michelle Smith, una donna della città di Victoria, conduce presso uno psicologo, il dottor Lawrence Pazder, per curare la propria depressione cronica.
    Col passare delle sedute Michelle capisce di poter guarire solamente raccontando un avvenimento accaduto nella sua infanzia. Attraverso l’ipnosi condotta da Pazder, la donna racconta di essere stata testimone di una esperienza terribile avvenuta all’età di cinque anni.
    Michelle racconta di essere stata accompagnata dalla madre in una cerimonia satanica, dove sacerdoti di Satana avrebbero intrapreso orge, sacrifici rituali di bambini, rituali cannibalistici. Lei stessa sarebbe stata torturata, violentata e costretta a mangiare vermi bloccata in una bara. Anche Satana si sarebbe manifestato, motivo per cui la Michelle grande, una volta conclusa la terapia, decide di rivolgersi alla Curia Romana, che però sembra affrontare la questione con grande cautela.
    Il libro ottiene un grande successo, nonostante le dichiarazioni del padre di Michelle, al tempo ancora vivente, che smentiscono nella maniera più assoluta l’esperienza della figlia, negando categoricamente che la madre defunta, accusata di aver “iniziato” la bambina a Satana, si sia mai interessata al satanismo, e sottolineando, forte dell’analisi di altri esperti, come i rituali descritti da Pazder e Michelle risentano dello studio e delle ricerche sulle religioni native africane condotte dallo psicologo stesso. Il libro, inizialmente spacciato per “true story” si dimostra semplicemente una truffa.
    Il libro Michelle Remembers introduce così la seconda importante figura della caccia al satanismo, i survivors, i “sopravvissuti” a riti satanici di cui sono stati testimoni o vittime nell’infanzia, sofferenti di disturbi di personalità multipla a causa di questi avvenimenti, richiamati alla memoria e svelati grazie all’attività degli psicoterapeuti.
    Sorge il “caso degli abusi satanici”, e migliaia di survivors partecipano a talk shows televisivi, vendono libri contenenti la loro storia, ottengono le prime pagine dei giornali, spuntando in ogni parte dell’America - e in seguito anche dell’Europa - come testimoni di un’attività satanica segreta e potente, che mina le basi della società comune.
    Accanto a Michelle Remembers, un altro libro dal contenuto pressochè simile a quello di Lawrence Pazder è Suffer the Child , scritto da Judith Spencer qualche anno dopo le “rivelazioni” di Michelle, che narra la storia di Jenny, anche lei introdotta nel mondo del satanismo dalla madre all’età di cinque anni e testimone di rituali cannibaleschi e sanguinari su animali e vittime umane.
    Le scene raccontate sono quasi sempre le stesse: orge, sacrifici di animali e umani, violenze di ogni genere e la rappresentazione della setta satanica come qualcosa di ineffabile e sfuggente, che opera all’ombra di persone insospettabili. Comincia a nascere l’ipotesi del complotto satanista a livello internazionale.
    Il contesto dove si svolgono i racconti e la descrizione dei riti, richiamano alla memoria i testi dell’Ottocento, da Huysmans alla La Voisin o Boullan, fino alle mistificazioni di Taxil. Le descrizioni di messe nere e cerimonie varie sono sicuramente debitrici delle narrazioni di Huysmans nel suo Là-bas; il sacrificio dei bambini e il fenomeno delle breeders, ossia donne messe incinta al solo scopo di partorire un feto destinato a fungere da sacrificio umano per il rituale satanico, recupera i resoconti degli avvenimenti della Francia di Guiborg e della La Voisin; le orge e gli altri riti sessuali descritti dai survivors rispecchiano le descrizioni dei rituali di Boullan o di Crowley, mentre a testimonianza di una prolugata serie di attività del movimento satanista nel corso della storia, viene citato niente meno che uno dei testi inventati da Taxil.
    Tutta la “tradizione” satanista dei secoli precedenti gioca un ruolo principale nel fornire importanti riferimenti ai rituali e alle malvagità raccontate dai survivors, che a volte confessano di aver letto libri sull’argomento, prima del recupero delle memorie represse effettuato durante le sedute. Proprio qui sta il punto: i survivors non mentono deliberatamente, o almeno non lo fanno i primi survivors, quando ancora essere un “sopravvissuto” non significa partecipare a programmi televisivi di successo; al contrario credono fermamente ai loro racconti, proprio in quanto costruiti in base ai ricordi recuperati durante le sedute psicoanalitiche.
    Esempio di questa auto-identificazione con una vittima di rituali satanici è dato dalla vicenda di Lauren Stratford, autrice nel 1988 dell’autobiografia Satan’s Underground , in cui racconta di essere stata una breeder per una setta satanica e di essere stata ripetutamente oggetto di lesioni e violenze. Quando i giornalisti di Cornerstone, che credono all’esistenza personale del Demonio e alla pericolosità dei gruppi satanisti, cercano indizi che confermino le dichiarazioni della Stratford, vengono a sapere che i parenti, amici e vicini di casa assicurano di non averla mai vista incinta. Al contrario, testimoni dichiarano di averla colta nell’atto di autoinfliggersi le lesioni denunciate come opera della setta, e i giornalisti scoprono che in un arco di trent’anni Lauren ha accusato un gran numero di persone di molestie sessuali, poi riconosciute innocenti. E’ chiaro come le “memorie” riemerse nella mente della Stratford non siano il resoconto di avvenimenti realmente accaduti, ma una sorta di autoconvincimento rafforzato e corroborato da sedute psicoanalitiche poco approfondite.
    Contro le pericolosità insite nell’utilizzo di queste “false memorie” più tardi, nel 1992, alcuni scienziati e avvocati fondano la False Memory Syndrome Foundation (FMSF), che studia il fenomeno dei falsi ricordi, offre sostegno psicologico e legale agli accusati e punta il dito contro psicoterapeuti dalla scarsa preparazione professionale.
    Ai tempi di Michelle Remembers, però, queste testimonianze vengono sostenute e diffuse in maggior parte da strutture, sorte negli ambienti religiosi e non, che fanno della lotta alle sette e al satanismo la loro unica ragione di essere: i movimenti anti- satanisti laici e in primo luogo i movimenti contro le sette dei protestanti fondamentalisti, i quali allertano la società e le forze di pubblica sicurezza a considerare la reale pericolosità delle sette sataniche.
    Collocando storicamente le violenze e i soprusi descritti dalle due più importanti survivors del periodo (Michelle e Jenny), considerando la loro età anagrafica e il fatto che entrambe sostengono di essere state introdotte al satanismo all’età di cinque anni, si può datare tali avvenimenti intorno agli anni 1954-1955. Per ammettere l’azione di una rete satanica così organizzata già in quel periodo, bisogna sostenere che un gruppo consistente di satanisti sia riuscito a celare per decine di anni omicidi, infanticidi e una stretta rete organizzativa che abbia permesso di agire senza destare sospetti in nessuna chiesa locale, forza politica o agente di pubblica sicurezza. In realtà di una organizzazione del fenomeno del satanismo, si può parlare solo verso gli anni Sessanta, con l’istituzione della Chiesa di Satana e di altre organizzazioni che si sono in seguito formate, mentre precedentemente a questo evento, pur essendo plausibile la presenza di singole persone o di piccoli gruppi dediti al culto di Satana, non appare verosimile l’azione di un compatto fronte satanista nelle aree in cui Michelle e Jenny situano le loro descrizioni.
    La vicenda dei survivors deve essere letta tenendo presente anche queste considerazioni.

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    4.2 IL CASO DELLA MCMARTIN PRESCHOOL


    Se l’opinione pubblica comincia ad essere già inquietata dai resoconti dei “sopravvissuti”, la “grande bufera” scoppia, però, solo quando entra in gioco l’ultima figura chiave dell’allarme satanista accanto agli psicologi e ai survivors: i bambini.
    Accanto alle testimonianze di survivors, ossia adulti che ricordano sotto ipnosi l’evento traumatico subito da bambini, si affiancano le testimonianze dirette dei bambini stessi: non si tratta solamente di pedofilia; i bambini interrogati dalle autorità di polizia rivelano una serie di abusi e violenze commesse nel corso di cerimonie a Satana.
    Il primo e più famoso caso del genere è quello della McMartin Preschool, un asilo nido per famiglie benestanti, a Manhattan Beach, un sobborgo di Los Angeles, in California.
    Il 12 agosto 1983 la madre di Matthew Johnson, un bambino di due anni, denuncia alla polizia i sospetti di molestie sessuali da parte di Raymond Buckey, nipote della fondatrice dell’asilo McMartin, che lavora part-time come assistente nella scuola.
    La polizia arresta Raymond e diffonde una circolare a circa 200 genitori dei bambini che frequentano l’asilo o che lo hanno frequentato, chiedendo di riferire eventuali episodi simili; nella lettera si specifica che Raymond, fingendo di misurare la temperatura dei piccoli, potrebbe averli sottoposti a “sesso orale, palpazioni dell'area genitale e delle natiche, sodomia” . I genitori vengono invitati a cercare conferma interrogando i bambini.
    Come risultato si scatena un panico generale, con decine e poi centinaia di bambini che affermano di aver subito abusi sessuali, e denunce che coinvolgono presto quasi l’intero corpo degli insegnanti della McMartin, compresa la sua fondatrice, Virginia McMartin, di 77 anni e la figlia Peggy Buckey. Alla fine, il numero di bambini coinvolti arriva a 350.
    Viene assegnato al Children’s Institute International il compito di esaminare e valutare le dichiarazioni dei bambini, e la terapista Kee Mc Farlane, che crede alla vicenda dei survivors, è nominata responsabile del gruppo di esperti.
    Dai racconti dei bambini emergono particolari truculenti: preside e insegnanti vestiti di lunghi abiti neri sacrificano animali, obbligano i bambini a rapporti sessuali perversi, imbrattano il viso dei piccoli con urina, feci e sangue, riprendono la morte in diretta – i cosiddetti snuff movies - di neonati sacrificati a Satana e poi mangiati.
    I resoconti di tali cerimonie diventano ogni giorno più cruenti e inverosimili: diversi ragazzini dichiarano di essere stati accompagnati in altre città per assistere a cerimonie, di essere stati rinchiusi in gabbie con leoni e serpenti o chiusi in una bara e calati in una fossa, di aver assistito alla mutilazione e all'uccisione di animali, di essere stati costretti a partecipare all'omicidio rituale di altri bambini dei quali Raymond ha bevuto il sangue e ha bruciato i cadaveri, di essere stati molestati in un mercato e in un autolavaggio, di essere stati portati in aereo a Palm Springs, violentati e riportati indietro, di essere stati molestati nientemeno che dall’attore Chuck Norris.
    Dopo questi racconti cominciano ad alzarsi critiche sul modo di condurre le indagini e, in particolare, sul modo in cui i terapisti interrogano i bambini, considerato eccessivamente “suggestionante”; un modo, cioè, che non terrebbe conto della fragilità psicologica dei bambini, anzi, giocando sul loro facile “condizionamento”, suggerirebbe loro proprio quell’immagini sataniche.
    L’epilogo della vicenda dipende in parte da queste modalità di interrogazione, registrate con l’utilizzo di telecamere che ne riprendono le fasi. Proprio quegli elementi che inizialmente vengono a convalidare le testimonianze dei fanciulli, successivamente vengono utilizzati per dare una reale dimensione del caso McMartin.
    Le procedure di interrogatorio dei bambini, infatti, si rivelano al limite di una vera e propria circonvenzione di incapaci; per spiegare i loro racconti, ai bimbi vengono assegnati dei pupazzi, completi di tutti i particolari anatomici, attraverso i quali devono “rivivere” la scena, assegnando a ogni pupazzo il nome delle persone reali sospettate degli abusi e quello delle altre vittime. Il “gioco” viene pilotato dagli interroganti attraverso domande capziose e la MacFarlane istruisce i suoi collaboratori a non accettare un "no" come risposta, ma a insistere con ogni mezzo affinchè “la verità” dell’abuso venga a galla .
    L'avvocato Michael Snedeker e la giornalista investigativa Debbie Nathan in una indagine sul caso McMartin dimostrano l’inadeguatezza delle indagini, la mancanza di prove e l’eccesso di zelo degli interroganti, descrivendo alcuni degli interrogatori sostenuti dalla MacFarlane e i suoi collaboratori: “…a questo punto MacFarlane prende un pupazzo completo di genitali, dice che si chiama Ray, e dice a Tanya di usare ‘il signor Animale’ per spiegare ciò che Ray le ha fatto. Tanya inizia a muovere la bambola e a simularne la voce, mentre MacFarlane finge che una bambola femminile sia Tanya. 'Oh, signor Ray - Ray, Ray, mi stai toccando, eh? Dove mi stai toccando, Ray?', squittisce MacFarlane. 'Sulla pipì', risponde Tanya, e non è chiaro a nome di chi stia rispondendo: di sé stessa o della bambola?
    La seduta diventa una scena di bambole nude, con genitali che si toccano, sfregano e minacciano a vicenda, falli in bocca ecc. ‘Ooooh, è successo questo?’... dice MacFarlane. 'Non è successo! Sto solo giocando', la corregge Tanya [...] Si parla... delle case dei molestatori, ma non è chiaro se sono case reali o case di bambole.
    Cogliendo un suggerimento di MacFarlane, Tanya dice che Peggy Buckey era presente durante lo stupro. Verso la fine dell'interrogatorio, Tanya è palesemente stanca di tutti quei discorsi sugli insegnanti: dice che la bambola di Ray è spiacente per quello che è successo, che non lo farà più e che dovrebbe uscire dalla sua finta cella, poi si mette a giocare con un'altra bambola, il signor Squiggly Wiggly, una scimmia di pelouche... Ma MacFarlane vuole riportarla alla realtà, e le chiede: 'Conosci la differenza tra la verità e la bugia? Sai cos'è una bugia?'. La bimba risponde: 'Ehmmm... Ha i dentoni ed è marrone'. A questo punto, MacFarlane le chiede se ha detto 'la verità alla macchina segreta' [la videocamera, N.d.T.]. La bimba rimane in silenzio, con la bocca spalancata. Fa solo un cenno col capo.
    Al termine della seduta, MacFarlane...conclude che la bimba è stata violentata. Esorta la madre a dire a Tanya quanto è fiera di lei e quanto le vuole bene perché ha rivelato quei segreti… Quindi notifica alla Procura che Tanya è una delle vittime di Ray Buckey” .
    Sulla base delle dichiarazioni dei bambini vengono ispezionati i luoghi indicati dagli stessi e vengono effettuati degli scavi nel cortile della scuola alla ricerca dei tunnel teatro dei riti satanici, ma in nessun caso è recuperata alcuna traccia.
    Nel marzo 1984, vengono indagate sette persone fra docenti e proprietari della McMartin, per un totale di 208 capi di accusa riguardanti abusi su 40 bambini. Dopo 20 mesi di udienze preliminari, l'accusa offre sconti di pena a ciascun imputato perché testimoni contro gli altri, ma nessuno accetta. Nel frattempo a Judy Johnson, la madre del piccolo Matthew, che ha dato inizio con la sua denuncia al caso McMartin, viene diagnosticata una paranoia schizofrenica.
    Nel gennaio 1986 dopo l’elezione del nuovo Procuratore Distrettuale, Ira Reiner, cadono tutte le accuse contro 5 degli imputati, mentre restano 52 capi d'imputazione contro Ray Buckey e 20 contro Peggy Buckey, più un'accusa comune di associazione a delinquere. Nel gennaio 1990, dopo quasi 3 mesi di udienze e 9 di discussione, la giuria assolve Peggy Buckey, mentre Ray viene ri-processato nell'agosto successivo e assolto definitivamente.
    Nonostante le successive querele sporte da Peggy Buckey e Virginia McMartin contro il Comune, la Contea e il Children’s Institute International, questi tentativi falliscono perché una legge statale americana e diversi precedenti giuridici sanciscono l'assoluta immunità di enti e associazioni come il Children’s Institute International nel caso collaborino con la Pubblica Accusa.
    Alla fine, il processo alla McMartin Preschool, conclusosi con la piena assoluzione degli imputati e la demolizione della scuola, risulta il più lungo processo penale della storia statunitense (6 anni, dal 1984 al 1990), oltreché il più costoso ($15.000.000 spesi dallo Stato di California) mai intentato.
    Un risultato, però, lo porta ugualmente: dalle dichiarazioni delle violenze subite dai survivors nell’infanzia, alle testimonianze dirette dei bambini, l’idea del complotto satanista si diffonde e convince parte dell’opinione pubblica.
    Tra il 1983 e il 1985, infatti, vengono denunziati 270 casi di “abuso rituale di bambini” negli Stati Uniti e in Canada . Vengono riscontrati casi simili all’episodio della McMartin in Texas, nel New Jersey, nell’Oregon, a Richmond in Virginia, a Port Angeles nello stato di Washington, a West Point, a New York e a Reno.
    Il termine “ritual child abuse”, ossia abuso rituale di bambini, viene proprio coniato, nel 1985, dagli esperti sugli abusi dell’infanzia, in occasione del diffondersi di questi episodi, per denotare abusi sessuali occorsi “in a context linked to some symbols or group that have a religious, magical, or supernatural connotation, and where the invocation of these symbols or activities, repeated over time, is used to frighten and intimidate the children” .
    L’abuso rituale dei bambini diviene uno dei fenomeni più preoccupanti del periodo.




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    4.3 I CULT COPS E IL RAPPORTO FBI - LANNING 1992


    Allertate dal clamore suscitato dalle rivelazioni dei survivors, dalla vicenda della McMartin School ed altri istituti per bambini, oltre che dall’emergere di delitti che in vario modo richiamano l’attenzione sull’uso di simboli dal significato satanico, le forze di polizia americane tentano di identificare un modello di crimine satanico. Nasce un movimento di cult cops, “poliziotti dell’occulto”, che si ritrovano in convegni e organizzano seminari dove cercano di convincere i loro colleghi che il problema del satanismo non può essere sottovalutato.
    In questi convegni si parte dall’esposizione di episodi di satanismo acido, ossia di satanisti isolati, per la maggior parte giovani con problemi di droga o alcool, che si interessano di occultismo, stregoneria o esoterismo, e che commettono omicidi o suicidi; per poi analizzare l’abuso rituale dei bambini partendo dalle dichiarazioni dei survivors; fino all’utilizzo dei giochi di ruolo e della musica rock come mezzi di proselitismo satanico, contenenti messaggi sapientemente occultati nei testi o nelle dinamiche del gioco, che operano un “lavaggio del cervello”, inducendo i ragazzi ad interessarsi al satanismo. Tutto questo nel quadro di una segreta e ultra-efficiente rete di satanisti insospettabili che operano nelle più alte fila della società.
    Vengono fornite una serie di informazioni che vanno da fatti a teorie, fantasie e paranoie, e dato che alcuni di questi elementi sono reali e provati – ad esempio i simboli satanici su alcuni album heavy metal, la dissacrazione di cimiteri o le scritte ‘666’ su alcuni muri delle città – tutto il discorso appare vero e documentato.
    Il modello del crimine satanico deriva da varie fonti tra cui articoli di giornale sensazionalistici, pubblicazioni, nuovi paradigmi terapeutici (MPD), e la auto- proclamazione di esperti di settore, e indica i mezzi per contrastare quella che sembra una inquietante crescita del fenomeno satanico, elencando una serie di “segnali di allarme” che trascendono i reali indizi di una attività criminale per comprendere atteggiamenti – ascoltare musica rock, partecipare a giochi di ruolo, interessarsi al gotico o all’occulto – che rischiano di trasformare gli agenti di polizia in attivisti sociali per fini quasi religiosi . A testimonianza di questa tendenza basta ripercorrere gli elementi che l’associazione BADD (Bothered about Dangeouns and Dragons) indica come “oggetti che dovrebbero essere sottoposti a sequestro in caso di omicidio”: eventuali giochi di fantasy, libri sull’occulto, sfere di cristallo; tamburi, gong, campane; immagini falliche; cuscini di velluto di colore scarlatto; maschere di animali, di solito di cartapesta; incensi; tinture per il corpo; maschere di tipo Halloween, tipo orrore…ecc .
    Nel 1989 accade un fatto che sembra dar ragione ai cult cops: in seguito alle ricerche della polizia per la scomparsa di un giovane studente dell’Università del Texas, Mark Kilroy, viene scoperta in un ranch a Matamaros, in Messico, una organizzazione di trafficanti di droga che fa a capo a Adolfo de Jesus Costanzo.
    I poliziotti, nel ranch, scoprono i resti di Mark e di altre dodici vittime, tutti orrendamente mutilati. Seppur la polizia già da tempo è sulle tracce dei trafficanti per la sparizione di agenti di polizia e di rivali del gruppo, l’attenzione si concentra sulla presenza di un nganga, un calderone usato per i sacrifici in alcune forme del culto sincretistico, e di testi di letteratura magica. Una setta satanica appare così sgominata.
    In realtà, gli interessi di Costanzo e le caratteristiche dei riti eseguiti dai trafficanti si rivolgono a una forma di culto sincretico afro-cubano, la Santeria, in cui Costanzo era stato introdotto fin da giovane dalla madre, e a un culto chiamato Palo mayombe, che pratica sacrifici di animali, a volte accusato di sacrifici umani.
    Oltre alle origini culturali di Costanzo, la spiegazione della pratica di quei rituali di cui Mark Kilroy è stato vittima casuale, trova le sue fondamenta anche nella forte influenza e condizionamento esercitati nel gruppo dalla compagna di Costanzo, Sara Aldrete, studente di antropologia della religione alla Texas Southmost University di Brownsville.
    Costei ha dichiarato di aver tratto l’idea del sacrificio umano dal film The Believers, di John Schlesinger, incentrato su una setta che pratica il sacrificio umano per acquisire potere e protezione soprannaturali.
    La vicenda di Matamaros, seppur presenti segni inequivocabili di pratiche rituali con sacrifici umani, non può essere inquadrata nel fenomeno del satanismo, perché riguarda un altro ambiente, quello della tradizione della Santeria, del voodoo e del Palo mayombe, in una visione alquanto distorta e personale, frutto di aberrazioni psicologiche più che di una reale adesione a siffatti culti. Inoltre, la fama di “mago” di Costanzo e il compimento di strani e pericolosi rituali, possono essere stati semplicemente sfruttati da Costanzo stesso per garantirsi una efficace protezione nel non certo facile e sicuro mondo del traffico della droga.
    Constatata la fittizia presenza di sette sataniche realmente operanti nei casi descritti, e la indubitabile preoccupazione che ha suscitato il satanismo in questi anni, ci si può domandare quali ne siano state le ragioni obiettive.
    Un documento che tratta tale questione con lucidità e chiarezza è il Rapporto dell’agente speciale dell’FBI Kenneth V. Lanning, compilato nel 1992 nell’ambito delle indagini del BSU, il Behavioral Science Unit, una struttura specializzata organizzatasi nella prima metà degli anni Settanta in seguito all’exploit dei delitti verificatosi a ridosso della strage di Bel Air (quella di The Manson’s Family), e del NCAVC (National Center for Analysis of Violent Crime - un dipartimento per i “serial killer” fondato a Washington), che lavora d’intesa con la prima struttura, analizzando ogni delitto in modo analogico, definendo le caratteristiche di un omicidio rituale e verificandone le tendenze a serializzarsi.
    Lanning parte dall’analisi di come l’abuso sessuale dei bambini sia un fenomeno per il quale la società ha preferito per lungo tempo negare l’esistenza. Oggi però è difficile ignorarlo e, anzi, si è verificata una sorta di inversione di tendenza.
    Fra gli anni ’50 e ’60 il principale responsabile dell’abuso dei minori è costituito dalla figura del “dirty old man in the wrinkled raincoat” che molesta le ragazzine.
    L’FBI distribuisce in quegli anni un manifesto che mostra un uomo con il cappello in mano, nascosto dietro un albero con un sacchetto di caramelle, che aspetta una bambina che sta tornando da scuola. In fondo alla locandina si leggono le parole: “for your protection, remember to turn down gifts from strangers, and refuse offered by strangers” .
    Negli anni successivi, però, si riscontra il fatto che questo genere di abusi avvengono per la maggior parte entro le mura domestiche, o comunque nel giro dei parenti o dei frequentatori abituali dei minori vittime delle molestie.
    Questa “maturazione” della società, capace di infrangere il tabù della imprescindibile sicurezza del “nido” famigliare, è però facilmente minata dalla forza del “rifiuto” di una situazione che mina le fondamenta della società stessa.
    E questo “rifiuto”, questa negazione, sarebbe alla base, secondo Lanning, della individuazione nel satanismo di una nuova forma di “sconosciuto vecchio uomo con l’impermeabile”, uno stranger danger capace di riappacificare il conflitto sociale dando una risposta semplice e univoca a un problema che si presenta in realtà complesso e a volte ambiguo.
    Se questo, almeno in parte, spiegherebbe l’entusiasmo con cui è stata accolta nella società la teoria del grande potere delle sette sataniche, questa forza occulta e malvagia responsabile di gran parte delle violenze e crudeltà della società stessa, rimane da chiedersi perché così tante persone, a notevoli distanza le une dalle altre, abbiano riportato descrizioni simili, pur non avendo mai avuto tra loro alcun contatto.
    La prima possibile risposta offerta da Lanning è che le vittime denunciano ciò che non sembra vero, ossia il solito repertorio di crudeltà sessuali e fantasie omicide delle sette sataniche, in ragione di una distorsione patologica nel rapportarsi alla realtà e agli avvenimenti. Disturbi dissociativi, personalità istrioniche e disturbo borderline possono portare la vittima ad attirare l’attenzione su di sé, accusando una falsa vittimizzazione.
    Lo psichiatra Park E. Dietz, inoltre, spiega la possibile formazione di “pseudo-ricordi” nella mente delle vittime. Questi sono acquisiti durante i sogni, o a causa di una eccessiva immedesimazione in un film o in una esperienza accaduta a qualcun altro, oppure per l’abuso di alcool o droga, o ancora, durante lo stato ipnotico. La caratteristica di questi “pseudo-ricordi” è la loro incompletezza e la mancanza di una sequenza cronologica; non sono, però, semplici fantasie e possono portare a un forte coinvolgimento emotivo chi li descrive.
    La seconda possibilità è il ricordo di un trauma che può portare la vittima a modificare la realtà e a confondere gli eventi. Una sorta di meccanismo di difesa che amplificherebbe e creerebbe una specie di divisione netta fra “bene” e “male”. L’evento traumatico, isolato dalla vita quotidiana, sarebbe manifestazione di un potere malvagio, al quale non sarebbe possibile opporsi. Il satanismo sarebbe la diretta espressione di questo potere.
    Altre spiegazioni, per le dichiarazioni nel caso degli abusi rituali dei bambini, possono essere la fantasia e le normali paure di questi ultimi, o il fraintendimento, la confusione che facilmente un bambino ha su temi quale il sesso e la violenza, senza poi contare la possibilità di un criminale di utilizzare appositamente certi elementi di satanismo per intimorire e confondere le vittime.
    Si è già parlato della grande influenza che possono avere le persone che circondano la vittima, che può acquisire particolari suggeriti nel corso degli interrogatori, dagli psicologi, dai dottori, dagli operatori sociali, ma anche dai genitori stessi o da altri bambini. Da rilevare, poi, il fatto che il National Coalition in Television Violence News, nel 1988, ha stimato che il 12% dei film prodotti negli Stati Uniti possono essere classificati come satanic horror films: una discreta fonte di diffusione di informazioni sul Diavolo e sul mondo satanico.
    Pur ammettendo la scarsa possibilità che un bambino menta riguardo un abuso sessuale, non è però da escludere che per tutti questi fattori, i minori siano stati “influenzati” da genitori troppo allarmati dal clamore che stampa e media hanno contribuito a diffondere sul caso del ritual child abuse, oppure abbiano manifestato la loro preoccupazione per un trauma o una situazione scolastica, sociale, famigliare, in modo da attirare l’attenzione su di loro.
    Insomma, il satanismo dei survivors e del child abuse va ridimensionato, come giustamente è stato fatto anche dai sociologi americani, e quindi dalle forze di polizia: nel configurare un reato non si può prescindere dagli elementi di prova della sua reale esistenza. Un esempio può far riflettere: nel 1990, un gruppo di tre ragazzi a Joplin, in Missouri, uccide un altro studente a colpi di mazza da baseball. L’omicidio sembra avvenuto in seguito a una discussione sul prezzo di una dose di droga. Invece, sorgono notizie su un possibile legame satanico, e sul fatto che i tre si dilettano nelle pratiche occulte. Due dei tre studenti si dichiarano innocenti, mentre il terzo sceglie di puntare su una diminuita capacità di intendere e di volere per evitare la pena di morte. Afferma che i suoi interessi nel satanismo lo hanno condotto a intentare un sacrificio a Satana. La giuria accetta la sua difesa e gli evita la pena di morte . A prescindere dalle valutazioni sulla pena di morte come massima misura retributiva, questo fatto evidenzia come definire un “omicidio satanista” piuttosto che “ordinario”, possa comportare sostanziali differenze nella comminazione di una pena.
    Secondo Lanning, il fenomeno del ritual child abuse, come del resto qualsiasi altro delitto commesso con particolare crudeltà o secondo determinate modalità, è spesso individuato dalla società come un crimine satanico. La parola ritual, ossia “rituale”, si può riferire a qualsiasi cerimonia religiosa, ma anche a un ripetersi di un atto o una serie di atti secondo norme di costume o regole morali, come ad es. lo scambiarsi i doni a Natale o festeggiare la fine dell’anno.
    Un rituale sessuale è l’esplicamento di una serie di atti in un certo modo, in ragione di una necessità sessuale. Può includere la scelta della vittima in base a precisi tratti somatici, come il colore dei capelli o l’età, o l’utilizzo di certe espressioni o frasi. Non si identifica con il modus operandi di un offender, che è il semplice insieme di atti che un criminale compie nel commettere il delitto, ma sottonde, appunto, una necessità del criminale. Atti come il defecamento sul corpo della vittima, la mutilazione o l’evisceramento successivo alla morte della vittima, possono essere interpretati come il risultato di un rituale sessuale, quanto religioso o satanico.
    A complicare il quadro delle ragioni di un determinato comportamento sul luogo del delitto o con la vittima stessa, è la possibilità che il criminale soffra di malattie psicologiche, come il disturbo ossessivo compulsivo, o altre forme di psicosi, o da disturbi determinati dall’abuso di sostanze come droga o alcool.
    Un crimine rituale può comprendere necessità culturali, religiose, sessuali o psicologiche dell’offender; non solo, il rituale può essere inscenato per uno scopo indiretto, come manipolare le vittime, intimidire i nemici, o assicurarsi un “alibi di instabilità psichica”.
    E’ importante distinguere un crimine rituale da un crimine con elementi rituali. La presenza di elementi sulla scena del crimine come Bibbie o simboli satanici non sempre sono evidenze del compimento del crimine come esecuzione di un rito.
    Inoltre, nell’affermare che la caratteristica peculiare del ritual child abuse è che l’assalto sessuale ha un significato ritualistico e non è una ricerca di gratificazione sessuale, come sostiene Lawrence Pazder, spesso chiamato a partecipare ai seminari dei cult cops, non si tiene conto delle esecuzioni di un rito che non costituiscono un delitto: se la mutilazione dei genitali di un bambino per un piacere sadico è un crimine, la circumcisione di un neonato per motivazioni religiose non costituisce un reato per molti ordinamenti.
    Se il rituale non è scriminante fra un crimine ordinario e un crimine satanico, allora si cerca di definire satanico quel delitto in cui compaiono certi simboli in possesso o nella dimora dell’offender. Secondo Lanning, questo non è un elemento determinante, in quanto ci si può chiedere che significato attribuire al ritrovamento nell’abitazione di un assassino o uno stupratore di un crocefisso, piuttosto che della Bibbia Satanica di LaVey.
    Anche la presenza di croci rovesciate, pentagrammi o “666” sulla scena del delitto non dovrebbe suscitare sospetti tanto quanto il ritrovamento di una Bibbia cristiana.
    Alcuni affermano che i crimini satanici sono quelli che presentano caratteristiche di maggiore efferatezza e crudeltà, ma purtroppo la realtà smentisce questo assunto ogni giorno.
    Anche il compimento del crimine in un determinato giorno coincidente con una data con significato occulto o satanico – ad esempio Halloween – non è sufficiente per definire un crimine come satanico, in quanto è noto il compimento di delitti il giorno di Natale come in altre festività religiose.
    Tutte queste assunzioni, secondo Lanning, potrebbero essere applicate a qualsiasi crimine in cui si rinvenga un simbolo, un oggetto, o la coincidenza con una festività, che dovrebbero legittimare a catalogare tali crimini come “cristiani”, piuttosto che “buddisti” o “satanici”, appunto.
    Il vero crimine satanico, secondo l’agente dell’FBI, sarebbe quello commesso da due o più individui che razionalmente progettano un crimine che trova la sua principale motivazione nel celebrare un rito satanico.
    Rito satanico la cui traccia non è stata rinvenuta in nessuno dei casi oggetto della grande “paranoia satanista” di quegli anni. Questo non significa che il fenomeno sia inesistente, semplicemente non ha le dimensioni allarmanti valutate dai protagonisti del dibattito degli anni Ottanta e Novanta.
    Di queste vicende macroscopicamente rimane la inconsistente traccia di un satanismo diffuso in gran parte di America e Europa, e di una sorta di “isterismo di massa” dovuto probabilmente a cause sociali contingenti; microscopicamente non si può negare del tutto l’esistenza di piccoli gruppi satanisti o di singole persone, che viene saltuariamente alla ribalta delle cronache per profanazioni cimiteriali, per sacrifici di animali o in casi limite per un omicidio. In ogni caso, ignorare il fenomeno può essere altrettanto pericoloso che valutarlo eccessivamente.


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    5. IL SATANISMO CONTEMPORANEO
    5.1 CLASSIFICAZIONE E GRUPPI RICONOSCIUTI


    L’attenzione posta al satanismo e il grande seguito che ne è scaturito a livello giornalistico e televisivo, ha portato studiosi di sociologia, psicologi, giuristi e antropologi a studiarne le caratteristiche cercando di definire e classificare tale fenomeno. Dai più recenti studi sul satanismo, si possono operare diverse “catalogazioni”, che tengono conto di alcuni possibili differenti aspetti; la più famosa di queste schematizzazioni, tanto da essere richiamata nel Rapporto italiano sulle sette del 1998, entro cui vengono ricondotte ideologie e tendenze sataniste, è quella che distingue tra correnti razionaliste, occultiste e del satanismo acido. Tale suddivisione, nata negli ambienti della sociologia scettica americana degli anni Ottanta, è richiamata da importanti esperti di nuovi movimenti religiosi come Massimo Introvigne e Michele Del Re.
    La prima forma di satanismo, il cosiddetto Satanismo razionalista, parte da una visione del mondo anticristiana, che considera Satana simbolo del ragione, della “morale personale” in luogo delle costrizioni sociali, della ricerca del piacere in sé stesso. Il satanismo in questo caso è, più che una “religione del Diavolo”, una prospettiva atea, scevra da qualsiasi riferimento religioso.
    Il gruppo più famoso in questa sezione è la Chiesa di Satana, fondata nel 1966 a San Francisco da Anton LaVey.
    Nel Satanismo occultista possono essere raggruppati movimenti che aderiscono alla visione teologica della Chiesa Cattolica, ma anziché rivolgersi a Dio, professano la loro fede nel Satana biblico. Negli Stati Uniti questo genere di satanismo è il risultato di scismi nella Chiesa di Satana, in Europa si rifà di più all'occultismo della fine del secolo scorso. Il tempio di Set, una setta fondata nel 1975 a San Francisco da Michael A. Aquino, in seguito all’apparizione personale di Satana, da cui riceve il comando di venerarlo non più con il vecchio nome, ma con quello di Set, appartiene a questo gruppo.
    Il Satanismo acido, invece, comprende “…gruppi a sfondo sadico, orgiastico o drogastico, dove il satanismo secondo alcuni studiosi è il pretesto per atti di violenza, orge e droga-parties. Si tratta in effetti di piccolissimi gruppi non strutturati, che si formano e si disfano solo per compiere qualche gesto particolare. Sono quindi gruppi effimeri e disorganizzati, specializzati in crimini rituali e orge, anche se non tutti i presunti crimini rituali e le orge hanno sempre a che fare con il satanismo. I "satanisti acidi" formano piccoli gruppi di circa dieci-quindici persone, sono spesso giovanissimi, si ritrovano per consumare droga, leggere libri satanici ed ascoltare il rock cosiddetto satanico” . Qualche volta si spingono fino alla profanazione di cimiteri e chiese, o alla messa in scena di rituali nei boschi attorno alle città o ai piccoli paesi.
    La maggior parte delle notizie e degli allarmismi sul satanismo si riferisce proprio a questi piccoli movimenti, i cui esponenti o semplici partecipanti vengono alla ribalta delle cronache in occasione di “omicidi in nome di Satana”, commessi da zelanti giovani servitori del Demonio, plagiati e guidati dalla setta, come spesso informano i giornali, oppure spinti da problemi psicologici molto più profondi, che a volte trovano origine nella situazione familiare, prima che in quella “settaria”, che spesso si rivela inesistente. Episodi di satanismo acido sono già stati citati precedentemente, in occasione della vicenda di Manson e la sua “Famiglia”.
    L’ultima corrente in cui viene classificato il satanismo è quella del Luciferismo, “un satanismo di orientamento manicheo o gnostico, che traduce in miti e riti, teologie in cui Satana o Lucifero è oggetto di venerazione all'interno di cosmogonie che ne fanno un aspetto "buono" o comunque necessario del sacro e della divinità. In questa corrente il movimento organizzato più noto è quello nato a Londra nel 1961 e scioltosi nel 1974, denominato The Process” .
    Accanto a questa distinzione di gruppi dediti al culto di Satana, si può tracciare una mappa dei soggetti che si muovono entro queste aree, elaborata da Michele Del Re :
    - isolati tradizionali: streghe e maghi che rivestono in società l’abito dello sciamano; sono dotati di speciali legami con l’anti-dio, da consultare per ottenere fatture a morte, imprecazioni, ecc…
    - isolati dediti a droghe, che godono di visioni sabbatiche e infernali nel trip drogastico;
    - isolati psicotici, sofferenti di follia religiosa a contenuto satanista. Tra gli associati, sarebbero satanisti in senso proprio, puri, cioè legati al Satana biblico;
    - i Gruppi Satanisti tradizionali che celebrano messe nere e hanno una fede opposta, ma parallela ai dettami cristiani;
    - i gruppi dediti a droghe;
    - gruppi di trasgressori sessuali, con tendenze sadomasochistiche e/o tendenze orgiastico-naturalistiche.
    Sarebbero impropriamente satanisti, invece:
    - i seguaci di Baphomet (dio della sfera del divenire, contrapposto a Javè, dio dell’essere, della sfera celeste);
    - i carismatici, che credono nella rivelazione e nella venuta in terra di Satana, demiurgo buono, capace di riparare la Creazione;
    - i razionalisti, che identificano il Demonio con le forze compresse e represse della nostra civiltà, forze che devono essere rivalutate e portate alla coscienza (influenza Junghiana).
    All’interno dei satanisti in senso “ufficiale” si possono distinguere vari settori; un primo settore è quello dei gruppi – bande che si riuniscono attorno a un leader carismatico “satanico” che si propone come “capo”, guida del mondo dell’occulto, atteggiandosi a “sacerdote o a servo di Satana” per il semplice fatto di essersi documentato sui vari testi di LaVey o aver imparato a memoria qualche rituale di Crowley. Questi gruppi non possono rientrare nella definizione di movimenti satanisti, o magici, in quanto mancano di una struttura definita e stabile, l’organizzazione spesso ruota attorno solo a pochi contatti, spesso semplicemente via Internet, con altri gruppi più importanti e famosi, quando non manchino del tutto anche questi. Non hanno un sistema dottrinale e non vi è proselitismo né volontà di comunicazione con il pubblico, ma rilevano per il fatto che la loro attività spesso si traduce in eventi criminogeni, come profanazioni di cimiteri, furti e danneggiamenti ai danni delle chiese locali, e vari altri episodi di teppismo, e rientrano praticamente nella definizione di satanismo acido.
    All’estremo opposto si collocano i gruppi troppo organizzati, nati sulla base di filosofie complesse e per questo poco adatte ad essere comprese e seguite dalla totalità del gruppo, costretto ad una esistenza precaria. Un esempio del genere ci è dato da The Process, una setta dell’epoca mansoniana che, rielaborando l’interpretazione di Carl Gustav Jung sulla Trinità e sulla auspicabilità della riemersione del “quarto elemento”- quello oscuro -, ha ideato una liturgia “luciferiana” basata sulle coppie Geova-Lucifero e Cristo-Satana, studiata anche con “osservazione partecipativa” del sociologo William Sims Bainbridge fino alla fine del movimento stesso.
    Fra questi due estremi si collocano i “nuovi movimenti religiosi satanisti”: veri e propri movimenti religiosi, con un sistema dottrinale e teologico che ha al suo centro il Diavolo. I principali sono:
    - CHIESA DI SATANA(California): fondata da Anton Szandor La Vey, che ha pubblicato alcuni libri diventati famosi in tutto il mondo: La Bibbia di Satana; Il libro completo della strega; I Rituali satanici. Anton LaVey si fa chiamare "il gran sacerdote di Satana" e la chiesa si dà dei veri e propri "sacramenti" satanici: battesimo, matrimonio, funerale. “La Marina Militare degli Stati Uniti indicherà la Chiesa di Satana come uno dei gruppi religiosi più diffusi tra i suoi uomini, inserendola in un manuale per i cappellani dove si espongono in dettaglio tutte le "necessità spirituali" dei marinai. Nel manuale la Chiesa di Satana viene definita "del potenziale umano", dove Satana non è un essere antropomorfico, ma rappresenta le forze della natura. Di fatto la filosofia della Bibbia di Satana è questa: ‘La vita è la grande indulgenza la morte è la grande astinenza. Per questo godetevi il meglio della vita qui e ora’. La Chiesa ha grande successo tra i divi di Hollywood, mentre in Europa il più alto numero di lettori delle opere di LaVey è in Italia” . La Chiesa di Satana è organizzata in gruppi chiamati grotte ed esercita la sua attività prevalentemente per posta o via Internet, mezzi tramite i quali si può richiedere l’affiliazione secondo una scala di livelli che parte dal “novizio”, pagando le cifre stabilite per ogni “grado”. E’ il movimento satanista più noto, a cui aderiscono personaggi famosi del mondo musicale come King Daimond e Marylin Manson. Il razionalismo e ateismo vogliono essere le uniche due componenti del credo istituito da LaVey, quando anche la messa nera, una parodia blasfema e ricca di contenuti sessuali della messa cattolica, che ne riprende il cerimoniale in una visione opposta, rappresenta uno psicodramma che deve liberare i cristiani dalle loro superstizioni e non ha nulla di effettivamente magico.
    Dopo lo scisma intercorso nel 1975 la Chiesa di Satana si è ridotta a operare principalmente per corrispondenza, e dopo un periodo in cui sembra per tramontare, negli anni 1989-1990, grazie alle figlie di LaVey, Karla e Zeena, e a Blanche Barton, nuova compagnia del “Papa Nero”, l’istituzione ha riguadagnato terreno e il suo nuovo bollettino, The Black Flame, ripropone ai giovani adepti la “legge del taglione”. Oggi, con la morte, nel 1997, di Anton LaVey, la Chiesa di Satana è un’organizzazione di vendita per corrispondenza, a chiunque li richieda, di tessere, diplomi di membro, e altro materiale, ed è rimasta nelle mani di Blanche Barton e di uno dei più affezionati discepoli di Anton Szandor, Peter Gilmore, che hanno spostato la sede a New York. Per quanto riguarda le figlie di LaVey, Zeena ha ripudiato il padre e ora è sacerdotessa del Tempio di Set, mentre Karla, dopo un litigio con la Barton per questioni di eredità, ha fondato, nel 1999, una organizzazione satanica a San Francisco, chiamata First Satanic Church.
    - TEMPIO DI SET: Micheal Aquino, tenente del controspionaggio dell’Esercito americano, nel 1969 conosce LaVey e in pochi anni diventa il suo braccio destro, l’autore di vari rituali e il direttore del periodico della Chiesa di Satana The Cloven Hoof. Nel 1975 Aquino rompe con LaVey apparentemente per problemi organizzativi, ma in realtà per il classico conflitto fra il satanismo razionalista di LaVey e idee decisamente più occultiste e convinte della realtà di Satana come essere personale.
    Nel 21 giugno 1975 Aquino invoca Satana, che gli chiede di essere chiamato Set e gli rivela una genealogia occulta per cui il regno satanico si afferma attraverso tre eoni: due finiti, guidati da Crowley e da LaVey, e il terzo destinato a essere guidato dallo stesso Aquino.
    Aquino professa una “grande magia nera” legata a un mito gnostico secondo cui il creatore del mondo avrebbe voluto negare agli uomini l’intelligenza e questi la hanno ricevuta dal “Principe delle Tenebre”, dalla cui parte sono chiamati a schierarsi sfidando le presunte leggi morali del mondo, che derivano dal Dio creatore limitato e ostile all’uomo. Oggi è la maggiore organizzazione satanista su scala mondiale.
    - CHIESA DELLA LIBERAZIONE SATANICA: nel 1986 un professore di inglese, Paul Douglas Valentine, ha fondato nel Connecticut la Chiesa della Liberazione Satanica, che appartiene alla stessa corrente del satanismo occultista di Aquino e si ispira anche ai modelli ottocenteschi descritti in romanzi come Là-bas di Huysmans.
    - ORDINE DEL LUPO MANNARO: un autore di scritti sul satanismo, Nikolas Schreck, ha fondato nel 1984 l’Ordine del Lupo Mannaro (Werewolf Order). Schreck si ispira a LaVey, ma l’aggressività nei confronti del Cristianesimo è particolarmente violenta. I riferimenti al nazional-socialismo hanno suscitato simpatie in ambienti particolarmente legati al neo-nazismo.
    - CHIESA DELLA GUERRA: la Chiesa della Guerra (COWAN) accetta molti degli insegnamenti di LaVey: si dichiara pagana e atea, ma allo stesso tempo vuole mantenere “gli aspetti validi delle religione”, cioè il rituale e i simboli. La Church of War celebra la vita come guerra di tutti contro tutti, dove non c’è misericordia e contano solo la forza e il coraggio. Satana è il simbolo della guerra, e le guerre come grandi rituali satanici pubblici non devono essere evitate, ma favorite.
    Non solo l’America è protagonista del fenomeno satanico, in quanto anche l’Italia ha la sua collezione di Chiese Sataniche Ufficiali, gruppi dediti a un satanismo dichiarato, che hanno tanto di sito Internet “ufficiale” e a volte partecipano a trasmissioni televisive:
    - CHIESE DI SATANA: a Torino sono presenti due differenti movimenti che si denominano “Chiesa di Satana”; un gruppo nasce negli anni Sessanta e segue l’impostazione filosofica della Chiesa di Satana di San Francisco, basandosi sulla Messa Nera secondo la versione “interna” degli adepti di LaVey, incentrata sulla consumazione dell’amrita crowleyano.
    La seconda – la CHIESA DELLA LIBERAZIONE SATANICA - trae la sua origine dai contatti con un occultista francese degli inizi del 1970, Claude Seignolle, che ha scritto una serie di opere sulle presenza del Diavolo nella tradizione popolare francese e si è conquistato una fama indubbiamente insolita. Questa seconda Chiesa di Satana è meno razionalista della precedente, e tenta con i suoi rituali dal “sapore forte” di evocare un Diavolo reale.
    - O.T.O. (ORDO TEMPLI ORIENTIS): Roberto Negrini, dopo essersi interessato di dischi volanti e avere avuto contatti con diverse branche straniere dell’O.T.O, ne ha fondato uno indipendente, che si denomina “luciferiano”. Negrini, tuttavia, mantiene ferma l’ideologia originaria di Crowley, per cui solo l’uomo è l’unico dio, anche se una certa dose di ambiguità nei manuali e riti del movimento, hanno permesso a stampa e televisione italiane di vedere in Negrini un prototipo di satanista italiano.
    - CONFRATERNITA DI EFREM DEL GATTO: Sergio Gatti, vero nome di Efrem del Gatto, ha fondato nel 1980 a Roma la sua confraternita che ritiene Lucifero superiore a Satana e crede che sia un personaggio realmente esistente. Del Gatto celebrava i riti luciferiani una volta al mese nel suo Tempio sito nella zona del Monte Sacro, ed esercitava una attività di mago a pagamento. E’ deceduto il dicembre del 1998 all’età di 54 anni.
    - BAMBINI DI SATANA: le origini del gruppo dei Bambini di Satana Luciferiani di Bologna risalgono ai primi anni Ottanta, e ruotano attorno alla figura del suo fondatore, Marco Dimitri (o Bestia 666, come si definisce lui stesso), ex guardia giurata e ora “sacerdote di satana” a tempo pieno. Il gruppo celebrava i suoi rituali in casolati diroccati o boschi, ma ora si è dotato di un tempio a Bologna. “I riti comprendono messe “nere” e messe “rosse” in cui, secondo Dimitri, tutti hanno rapporti sessuali con tutti anche di tipo omosessuale e si ricorre se del caso a pratiche sado-masochistiche per scatenare certe energie” .
    Gli adepti possono usufruire di una serie di servizi, che vanno dai matrimoni fra uomo e donna a quelli fra uomo e uomo o donna e donna, o, ancora fra donna uomo e donna, e così via.
    La loro filosofia satanica è riassunta in sei punti: l’esaltazione del vizio; l’arte; la guerra; la scienza; lo spirito, che è orgogliosa confidenza in sé stessi; la ricchezza.
    Nel Vangelo Infernale Dimitri proclama: “Io, Marco Dimitri, dopo la morte di Crowley, la caduta di LaVey e di Manson, data l’idiozia dell’idea dell’esistenza di una Chiesa di Satana, ridicolo controsenso, mi propongo quale riferimento mondiale del culto demoniaco. Il mio fine è essere la giovane guida di tutti i demoni della terra”.
    Tra il 1989 e il 1992 infiltrati dei carabinieri hanno provocato noie per Dimitri e perfino una irruzione nel 1992 nel Savignano sul Rubicone, nel Riminese, mentre una sacerdotessa giaceva nuda sull’altare. Le conseguenze penali sono state nulle, ma è in quell’occasione che Dimitri ha perso il suo incarico di guardia giurata.
    Sicuramente meno famose e ancora per la maggior parte coperte da un velato mistero sono altre sette sataniche individuate in Piemonte - i Figli Di Satana - , a Pescara - le Ierudole di Ishtar, gruppo satanista tutto al femminile - e in Liguria – il Sacro Cerchio dell’Alba Dorata - .




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    00 23/06/2006 23:55
    5.2 MOVIMENTI ANTI-SETTE E CONTRO LE SETTE


    Sul fronte opposto alle sette sataniche, e in generale a tutti i nuovi movimenti religiosi, si muovono gruppi organizzati di teologi, psichiatri, sociologi, o semplice gente comune, laici o religiosi, che vedono nel nuovo fermento esoterico un pericolo per i giovani e la società.
    Se da un lato abbiamo le “legioni della nuova religiosità”, dall’altro ci sono oppositori, studiosi, allarmisti o semplici critici schierati in altrettanti movimenti, che si pongono contro una setta specifica, o si impegnano nella lotta contro ogni movimento esoterico che non rispetta le loro regole morali o religiose, o che reputano pericoloso per la società e per le singole persone.
    Secondo una definizione operata da J. Gordon Melton , questi movimenti anti-sette americani o europei, possono raggrupparsi in due distinti gruppi: un movimento più propriamente anti-sette, e un movimento contro le sette.
    I movimenti anti-sette sono composti solitamente da laici, professionisti del diritto e psichiatri; i movimenti contro le sette invece sono organizzati da cattolici, sia teologi che semplici cristiani, e soprattutto nell’ambito americano, da protestanti ed evangelisti. Le differenze fra i due movimenti non si limitano semplicemente, dal punto di vista soggettivo, ai loro partecipanti, in quanto è possibile rintracciare presenze di cattolici anche fra le schiere del movimento anti-sette, o esperti di settore nel movimento contro le sette, ma la caratteristica principalmente scriminante fra i due gruppi è che mentre i movimenti anti-sette operano una distinzione fra “deeds” e “creeds” – comportamenti e credenze – nelle loro considerazioni sulle sette, i movimenti contro le sette non operano tale distinzione, ma inquadrano l’intera problematica alla luce del loro quadro teologico, religioso.
    In sostanza, i movimenti anti-sette affermano che non è importante quali siano le filosofie o le costruzioni cosmogoniche professate dalle sette, ciò che rileva per la società è che i “deeds”, i comportamenti delle sette, non si traducano in atti contrari alla morale comune, o peggio ancora in manifestazioni di comportamenti illegali.
    Correlativamente, spiegano il successo delle sette e la loro diffusione in base a teorie psicologiche e psichiatriche che evidenziano la particolare fragilità mentale o caratteriale delle vittime che si lasciano “lavare il cervello”. Quest’ultime devono essere liberate dalle sette senza preoccuparsi di quali opinioni filosofiche o credenze religiose avranno una volta lasciato il gruppo, in quanto le opinioni non contano, contano solo i fatti, e l’eventuale comportamento criminale di un individuo viene fatto risalire unicamente alla setta, ignorando le ragioni e le situazioni contingenti che spingono l’individuo a seguire pedissequamente le direttive di quest’ultima.
    Secondo i movimenti contro le sette è proprio su questo punto che i movimenti anti-sette commettono un errore. La “falsa credenza”, per questi movimenti, si trova già alla radice del comportamento deviante, e violare la legge di Dio è sintomo di una successiva o contestuale violazione della legge degli uomini. La costruzione teologica cristiana, evangelista o protestante, è l’unico criterio per poter spiegare, capire e risolvere il fenomeno delle sette.
    Chi cade vittima di uno di questi gruppi deve essere “salvato”, ricondotto alla verità secondo una precisa ortodossia, non può essere lasciato in balia di sé stesso neppure dal punto di vista religioso. “Si deve comprendere che una credenza è già un comportamento. Se si vogliono fermare i comportamenti sbagliati occorre reagire innanzitutto contro le credenze sbagliate. Ma questo rende necessarie credenze alternative! E’ qui che i movimenti anti-sette si mostrano davvero in crisi” .
    Accanto alla distinzione movimenti contro/movimenti anti-sette, è sovrapponibile in parte un’altra suddivisione: movimenti razionalisti e movimenti post-razionalisti, proposta da M. Introvigne .
    Per i movimenti razionalisti la spiegazione dell’influenza delle sette sui suoi adepti è tutta inquadrabile nella convinzione che gli uomini possono facilmente cadere in frodi ben congegnate.
    Il potere di un capo-setta si riduce a una particolare capacità di circuire le persone, di ottenerne favori, stima, e in ultimo sottomissione incondizionata.
    Esponenti di questi movimenti sono il CSICOP, “Committee for the Scientific Investigation of the Claims of the Paranormal" americano, e il CICAP italiano (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale), di cui fa parte il giornalista Piero Angela.
    Per i post-razionalisti, invece, le sette e i loro capi sarebbero in grado di praticare il “lavaggio del cervello”, ossia estirpare le convinzioni, il modo di vivere e la coscienza di sé di una persona e impiantarne ex novo degli altri.
    Il gruppo anti-sette post-razionalista più famoso è l’AFF, American Family Foundation, a cui corrisponde l’ARIS, Associazione per la ricerca e l’informazione sulle sette, in Italia.
    Per tali movimenti i capi carismatici avrebbero realmente dei poteri “condizionanti” e la setta opererebbe una programmatica de-strutturazione degli individui, per renderli docili al loro messaggio, ossia per poter ricavare più soldi possibili dalle loro tasche, per giunta con il loro consenso.
    Dal punto di vista del satanismo, secondo i post-razionalisti i leader delle sette sono in contatto diretto con Satana, e le spiegazioni di crimini efferati commessi da giovani del “satanismo acido”, piuttosto che l’attività stessa dei gruppi satanisti, con la loro a-morale e la spiccata avversione al cristianesimo, non sarebbe altro che opera del Maligno, incautamente richiamato da rituali o messe nere imbanditi senza la consapevolezza della loro reale pericolosità.
    Sull’altro fronte, per i razionalisti seguire un culto di Satana sarebbe espressione di problemi psicologici o di adattamento sociale, sfruttati ancora una volta da un capo carismatico abile nel frodare persone particolarmente suggestionabili.
    Mentre secondo i movimenti post-razionalisti dietro agli omicidi particolarmente efferati, o caratterizzati da elementi che suggeriscono una “pista satanica” (ad es. il ritrovamento della “Bibbia di Satana” sul luogo del delitto) si nasconderebbe l’operato di una setta satanica, per i movimenti razionalisti si tratta sempre di indagare la personalità del reo e inquadrare il reale significato dei suoi gesti.
    A parte le distinzioni tra movimenti contro/anti-sette e movimenti post-razionalisti/ razionalisti, è da considerare il fatto che il fenomeno del satanismo suscita così interesse, sensazionalismo, o preoccupazione, da costituire un potente fattore di aggregazione, fino quasi a scadere in una sorta di luogo comune, dove tutti si trovano d’accordo nel dispensare responsabilità ed accuse, ma che proprio per questa sua capacità di “fare notizia”, di essere la più facile spiegazione a crudeltà inspiegabili, rischia di perdere oggettività e credibilità. E proprio a questo rischio si espongono alcuni fra i movimenti anti-sette e contro le sette che si spingono oltre, e attribuiscono al fenomeno del satanismo in America e negli altri paesi tratti ancora più inquietanti, tanto da supporre una “cospirazione internazionale” gestita da sette sataniche occulte, che conterebbero tra le loro fila membri importanti dei governi dei paesi più potenti, complici di un numero di vittime di omicidi rituali che si quantifica nell’ordine di migliaia o decine di migliaia ogni anno.


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    5.3 TEORIA DEL COMPLOTTO INTERNAZIONALE


    Dopo il clamore suscitato per il caso della McMartin School e il dibattito acceso da Michelle Remembers, in America, prima che in Europa, si fa strada tra i fondamentalisti evangelici e i movimenti ad essi collegati, la convinzione di aver sottovalutato il fenomeno satanista, che costituirebbe, al contrario, una preoccupante realtà svelata dai ricordi di bambini e resoconti di survivors adulti sul lettino degli psicologi.
    Secondo questi movimenti esisterebbe un network di insospettabili dediti alle liturgie sataniche, per le quali si sacrificherebbero ogni anno circa 50.000 vittime.
    Negli anni dal 1985 al 1990 si amplificano le voci sull’attività di sette sataniche, spiegate dai gruppi anti-sette come attività di psicopatici, mentre i gruppi contro le sette credono a una azione diretta del Demonio.
    Il tema del satanismo, dell’abuso rituale di bambini, e della cospirazione satanica portati alla ribalta da psicologi e psichiatri attraverso la stampa e la partecipazione a talk show televisivi, vengono in seguito ripresi anche dai movimenti contro le sette, utilizzando differenti metodologie.
    Se, infatti, gli psichiatri basano le loro teorie sui resoconti dei survivors e i disturbi di personalità multipla, dal lato dei movimenti contro le sette viene elaborata la teoria dell’inner healing, “la guarigione interna, in cui la comunità (o il pastore) prega su una persona in difficoltà, a volte per diverse ore, fino a quando la preghiera fa emergere il ricordo degli eventi traumatici – talora un abuso rituale satanico – che si trovano alla radice delle difficoltà personali. Quando il ricordo si è manifestato, la preghiera non cessa ma continua, e si invoca la discesa dello Spirito Santo sulla persona in difficoltà per sanare le ferite aperte dall’evento traumatico che è stato riscoperto nel corso dell’inner healing” .
    I promotori del dibattito sul satanismo cercano di spiegare come i crimini dei satanisti non si limitino alla demolizione e al rifiuto di qualsiasi morale, alla profanazione di cimiteri e chiese per furti di reliquie o di ostie consacrate, al sacrificio rituale di animali, alla violenza sessuale su adepti più o meno consenzienti, all’istigazione o al compimento di omicidi, ma si spingano ben oltre. I movimenti che credono al complotto delle sette sataniche accusano i satanisti di essere a capo di una organizzazione internazionale che gestisce il traffico di droga, il pedofilismo, la pornografia e la prostituzione, il commercio degli organi, e quant’altro di malvagio e deplorevole possa esistere nella nostra società.
    Il numero di persone, bambini o adulti che ogni anno scompare nel mondo, le cosiddette missing persons, viene spiegato alla luce di queste teorie: vengono rapite dai movimenti satanici, che le impiegano per i loro turpi affari.
    Massoneria e satanismo si confondono in un’unica grande organizzazione a livello internazionale con a capo personaggi che grazie al loro potere economico o politico riescono a tenere celata la loro vera attività.
    A causa dell’affermazione di tali teorie si diffondono voci come quella che vede una nota casa farmaceutica, la Procter & Gamble, come una copertura per il finanziamento di una setta satanica, e il simbolo stesso dell’impresa, con tredici stelle, è interpretato come un marchio dal significato satanico. Nel 1980 la Procter & Gamble riceve migliaia di richieste di spiegazioni, benchè si è certi che il logo, disegnato nel 1872, non ha nulla a che fare con il satanismo.
    Un altro episodio particolare è descritto nel Corriere della Sera del 3 marzo 1990 , che informa che in Inghilterra, il Driver and Veicle licencing Centre (DVLC), L’Ente preposto all’attribuzione delle targhe di circolazione, ha bandito la cifra “666” dalle autovetture del Regno Britannico, a causa delle numerose segnalazioni di tragedie e misfatti da parte di proprietari di veicoli con tale numero sulla propria targa.
    Nella “caccia ai satanisti”, i cristiani fondamentalisti si preoccupano di impedire ogni possibilità di adescamento delle sette sataniche di nuovi membri o vittime, protestando contro ogni subdolo mezzo di indottrinamento degli adolescenti al mondo dell’occulto.
    Si sostiene che nei casi più gravi gli adolescenti vengono avviati non solo nel mondo dell’occulto, ma anche in quello più pericoloso del satanismo, grazie all’influenza della musica rock, di certi tipi di giochi, della televisione e del cinema, dei libri.
    Negli Stati Uniti si è accesa una violenta polemica contro la collana di libri di testi scolastici Impressions, adottata da oltre 1.500 scuole elementari americane, accusata di promuovere il “relativismo” e, addirittura, “il satanismo, la violenza e il cannibalismo”.
    Vengono raccolte migliaia di firme non solo contro Impressions, ma anche per il ritiro dal mercato di libri come la Bibbia Satanica di LaVey, e ogni altro libro, dai testi storici ai classici della letteratura fino alle favole, in cui compaiono streghe, diavoletti o dove la magia appare come efficace .
    I giochi, in particolare quelli “di ruolo” vengono annoverati fra i possibili mezzi di “adescamento satanico”.
    Primo fra tutti Dungeons and Dragons, un gioco fantasy i cui personaggi sono dei folletti, streghe e altre creature magiche, è accusato di essere causa di suicidi, violenze e problemi psicologici a danno dei giovani giocatori.
    Il gioco, i cui protagonisti - come abbiamo detto - appartengono al mondo della fantasia, da draghi a elfi o maghi, ambientati in una epoca medievale, si basa sulla creazione di un personaggio ben definito per ogni partecipante, e l’intraprendimento di avventure immaginarie e combattimenti effettuati confrontando i punteggi ottenuti con il tiro di alcuni dadi particolari. Una persona chiamata Dungeon Master, organizza e regola queste avventure mentre le altre giocano il loro personaggio in base alle caratteristiche (forza, abilità, magie,ecc.) determinate da punteggi ottenuti con il lancio dei dadi.
    Le principali accuse mosse contro D&D sono il collegamento diretto con il satanismo, la possibilità di un controllo mentale, e il pericolo di una eccessiva violenza nel gioco.
    Per quanto riguarda il collegamento diretto con il Diavolo, questa teoria è professata dagli ambienti cristiani più estremi, e vede il gioco stesso, a causa dell’uso di immagini fantastiche, di mostri e di personaggi indiscutibilmente malvagi, impersonati dai giocatori, come un espediente di Satana “per portare guerra nel regno di Dio” .
    La seconda accusa, quella del controllo mentale, avverte del potere del gioco di estraniare totalmente la mente dal mondo reale, per “costringerla” in toto in quello fantastico, che inconsapevolmente sostituisce la realtà stessa.
    Si verifica una sorta di “possessione”: quando si gioca non c’è più distinzione fra personaggio e persona reale, anzi il giocatore diventa il personaggio, pensando e agendo come lui. Tutto questo comporterebbe una difficoltà per i giocatori a rientrare nella vita normale di tutti i giorni.
    Considerazioni queste, che appaiono quantomeno anacronistiche, considerando la sempre più intensa ricerca di un mondo virtuale informatico, e il sicuramente più straniante mondo del cinema e della televisione.
    I giocatori, d’altra parte, affermano che è proprio questo il segreto di un gioco riuscito: più si riesce ad immedesimarsi nel proprio personaggio, più le avventure risultano emozionanti, e la fantasia può spaziare maggiormente. Il gioco è una esperienza momentanea, dove battersi contro i demoni costituisce un semplice “frangente” fantastico, al contrario di chi vede il Diavolo agire in ogni angolo della società reale.
    La mente non è “controllata”, ma semplicemente libera dalle “forme del reale”.
    Per quanto riguarda l’ultima accusa, quella di essere un gioco particolarmente cruento e di istigare pertanto alla violenza, si riconosce la presenza di elementi e situazioni molto “forti” (scontri di sangue, rapimenti, suicidi), ma il discorso tra percezione di cosa è reale e di cosa non lo è, dovrebbe porre al riparo qualsiasi mente sana dalla seduzione della violenza. Senza dimenticare poi che il gioco vede la contrapposizione del bene al male, che risulta connotato negativamente.
    L’immedesimazione in personaggi particolarmente violenti e il gusto per azioni sanguinarie, può essere anche una efficace valvola di sfogo proprio di quelle pulsioni che se non liberate o sfogate nelle vita quotidiana, possono portare ad atteggiamenti realmente violenti.
    D&D sulla base di queste considerazioni viene attaccato e osteggiato come un gioco pericoloso, capace di istigare all’odio, alla violenza, al suicidio e al “patto con il Diavolo”. A conferma di queste affermazioni, vengono riportati numerosi episodi di cronaca riguardanti adolescenti, interpretati sulla scorta di tali convinzioni.
    Nel 1982 Irving Pulling, di diciassette anni, è trovato suicida a Montepier, in Virginia. La madre si dichiara convinta della responsabilità del folle gesto proprio di Dungeons and Dragons, e della scuola frequentata da Irving, che promuove il gioco di ruolo.
    Secondo la madre, Irving non è riuscito ad accettare la sconfitta del suo personaggio nel gioco, con il quale si è totalmente immedesimato.
    Nonostante la stampa abbia sostenuto che il giovane avesse manifestato problemi psicologici gravi antecedentemente al suicidio e senza relazione con D&D, la madre a tutt’oggi è a capo di una organizzazione, la BADD (Bothered about Dungeouns and Dragons) che promuove campagne contro i giochi di società “satanici”.
    Un anno dopo, la cronaca riporta un altro caso dove D&D avrebbe condotto un altro diciassettenne a commettere ben tre omicidi, ma nel quale in realtà sono la droga e l’alcool i principali protagonisti:
    “Nel 1983 dopo aver pestato sonoramente la sua ragazza, Sean inizia a bere e a drogarsi e quindi decide di dedicare la sua vita a Satana, costruendosi un altare casalingo in camera da letto, leggendo libri sull’argomento, comperando mantelli e candele da cerimonia. A scuola si rovina la reputazione comportandosi in modo quantomeno bizzarro: si fa crescere le unghie a dismisura, colorandole con smalto nero, e al bar dell’istituto si trangugia per colazione, di fronte agli sbalorditi compagni, fiale colme del suo stesso sangue. Dopo aver aggiunto all’erba l’uso abituale di alcool e anfetamine, Sean uccide in un raptus il commesso di un negozio che ha rifiutato di vendergli una birra. E poco dopo, massacra la madre e il patrigno. Alla polizia dichiara di aver ucciso per rendere omaggio a Satana, suo signore” .
    Viene condannato a morte nel 1986 a Oklaoma city.
    Le ragioni di tali gesti devono forse essere rintracciate in fattori più complessi che il semplice coinvolgimento in giochi di ruolo. Eppure, forte di questi casi e di altri analoghi, la tesi sul complotto satanico che utilizzerebbe i mezzi più impensabili per deviare le menti dei giovani approda anche in Europa: “Londra. Bambini torturati e violentati nel corso di rituali satanici, feti estratti a forza dal ventre di madri minorenni e immolati…Ai confini della realtà suonano, infatti, i racconti di bambine e adolescenti offerti ad alti sacerdoti di una setta e ai loro adepti per essere violentate. Una volta gravide, le piccole verrebbero costrette ad abortire e il feto di quattro mesi sacrificato per la purificazione dei satanisti che ne berrebbero il sangue o se ne ciberebbero…” (Corriere della Sera, 18 marzo 1990) .
    La tesi del complotto satanista, in Italia viene evidenziata soprattutto in riferimento al fenomeno della pedofilia, nel nostro paese più diffusa che gli omicidi rituali e i serial killer; in particolare è la stampa che non disdegna di riallacciarsi a storie di sacrifici e violenze sessuali su “bambine e adolescenti”, stranamente analoghi ai child abuse americani.
    Per Giuseppe Cosco le sette sataniche sono le principali organizzatrici del traffico di minori e della loro sparizione, per riti cannibalistici, sessuali, o per il mercato della prostituzione e in particolare della pedofilia.
    Cosco, autore di Esoterismi del XX sec, Crimini Satanici e Musica Rock , si riallaccia alla testimonianza di un personaggio autorevole come Ted Gunderson, ex direttore dell’FBI di Los Angeles, ora in pensione, il quale afferma che nel corso delle sue indagini ha scoperto che “…esistono organizzazioni che rapiscono bambini per poi utilizzarli per sacrifici umani durante le feste sataniche. Questi fatti coinvolgono, ai livelli politici, avvocati, giudici, gente di potere…sì, questi gruppi satanici sono indubbiamente coinvolti nel traffico di droga, nella prostituzione minorile, nella pornografia e nella produzione di snuff movies…Ho raccolto testimonianze di bambini di otto, nove anni. Avevano disegnato cose orribili: gente, fuoco, un bambino nel fuoco, feticci satanici, bambini torturati. Come può un bambino immaginare cose simili se non le ha vissute?” . L’ex direttore dell’FBI di Los Angeles, sposa in pieno la teoria fondamentalistica della rete satanica mondiale e dichiara senza mezzi termini chel’FBI non ha nessun interesse a redigere rapporti in tale scottante materia, perché nella rete sarebbero coinvolti personaggi ai più alti livelli di potere. “Sono stati ritrovati in tutto il paese decine di cadaveri non identificati, ma nessuno ha indagato a fondo...” .
    Fatti simili richiedono prove, ma la loro mancanza è attribuita da Gunderson alla assenza di volontà politica e alla protezione ad alto livello che tali gruppi godono negli ambienti politici.
    A conferma di questa ipotesi gli fa eco il giornalista Paul Rodrigez del Washington times, che dopo una lunga indagine afferma: “Sono riuscito a provare che personaggi legati alla Casa Bianca e ai servizi segreti gestivano una rete di ragazzi di vita, ho trovato molti documenti che provano il coinvolgimento di Craig Spence – probabile ex agente della CIA, legato agli ambienti dei servizi della Casa Bianca, ex direttore dello staff di George Bush e figura chiave nello scandalo IranContras – nell’organizzazione di party gay e di pedofili. Dalle prove emerge il nome di un altro deputato, Barry Franks…L’FBI è stato estromesso dalle indagini e del caso si sono occupati i servizi segreti che dipendono direttamente dalla Casa Bianca…La rete criminale aveva legami sia con esponenti repubblicani che democratici e si estendeva da New York alla Pensilvania, dal Nebraska alla California…” .
    Anche in Italia le cose non andrebbero diversamente: sul quotidiano Avvenire del 5 settembre 1996 si legge: “un’altra setta satanica è stata scoperta a Roma. Tremila adepti, 5 milioni per iscriversi…il fatto che più lascia stupiti – dissero gli inquirenti – è l’apparente insospettabilità di molte persone indagate…sembra che la congregazione contasse anche l’affiliazione di nomi noti del mondo dello spettacolo” .
    Coloro che vedono l’azione del Demonio in ogni delitto o omicidio ragionano secondo una prospettiva teologica che può prescindere dall’analisi di specifiche responsabilità o fatti probatori, perché queste azioni sono sempre considerate come il risultato di una forza malefica esterna, che spinge e condiziona gli uomini nei loro movimenti; ma chi ritiene le sette sataniche come un gruppo di individui liberi di scegliere una condotta basata sulla programmatica esecuzione di ogni più grave reato, sulla falsa riga di un movimento mafioso, non può desumersi dalla necessità di fornire prove che convalidino i propri assunti. Per questa ragione la tesi del movimento satanico mondiale che muove le fila dell’intera criminalità appare sostanzialmente inverosimile.
    Anche in un importante documento come quello dell’agente dell’FBI Kenneth Lanning viene contestata la reale esistenza di tale network satanico.
    Nell’arco dei dieci anni in cui Lanning ha lavorato per il BSU, non ha mai ritrovato nessuna traccia di quelle migliaia di persone che le sette sataniche avrebbero sacrificato a Satana.
    Anche seguendo le indicazioni di “survivors” indicanti i luoghi dove dovevano essere stati occultati i corpi, nessuna ricerca ha mai dato riscontri positivi.
    Le spiegazioni allegate in questi casi sono che il corpo è stato bruciato dopo il rituale sacrificale, o che è stato cremato da un imprenditore di pompe funebri appartenente alla setta, oppure che è stato mangiato dagli adepti, o ancora, che la setta satanica ha usato feti abortiti.
    Meno spiegabile risulta però la mancanza di evidenze materiali del compimento di un omicidio.
    Nel compiere rituali che prevedono scarnificazione, mutilazioni, atti sessuali o sacrifici che includano l’uso di sangue, è molto difficile non lasciare alcun genere di traccia che non possa essere rilevata dalle moderne tecniche della scena del crimine, anche a dispetto di una accurata pulizia .
    I sostenitori dei crimini satanici replicano affermando che le sette si servirebbero di bambini scomparsi – missing children -, di incensurati, di neonati partoriti da breeders, donne obbligate o accondiscendenti a sacrificare i propri bambini a Satana.
    La presenza di molti survivors che raccontano le stesse storie, gli stessi particolari sugli abusi satanici, malgrado non si siano mai incontrati, non basta a dare per certa l’esistenza di questi rituali.
    Anzi, al contrario, in questo caso più è grande il numero di persone che riferisce storie analoghe, maggiori sono i dubbi sulla loro veridicità. Questo perché se è possibile che due o tre persone uccidano uno o due bambini in una piccola comunità, come parti di un rituale, non è plausibile che migliaia di persone facciano la stessa cosa a decine di migliaia di vittime in modo continuativo per anni. Ancora meno plausibile appare il fatto che questi assassini appartengano a forze di polizia, di governo, o alle grandi imprese multinazionali.
    Se fosse vero costituirebbe una delle più grandi cospirazioni criminali della storia. Se poi si considera che questa cospirazione opererebbe dall’alba dei tempi, allora si rasenta la fantascienza.
    La natura stessa dell’uomo contrasta con questi assunti: più numeroso è il gruppo, più alte sono le probabilità che si sfaldi dall’interno prima che a causa di fattori esterni; soprattutto se ha a che fare con attività come cannibalismo, omicidi e altri tremendi crimini. Mantenere il totale segreto su crimini di tale sorta fra un cospicuo numero di individui, per un periodo di tempo così lungo, suona veramente difficile. Anche il caso più eclatante di attività di questo tipo nella storia americana - la vicenda del Ku Klux Klan - è crollato proprio grazie all’attività di infiltrati e dal tradimento dei suoi stessi membri.
    Affrontare la questione del satanismo nei termini della cospirazione internazionale risulta solo controproducente. Al contrario studiare il fenomeno secondo le sue reali manifestazioni può aiutare a comprenderne le ragioni, a prevenire i suoi possibili effetti criminogeni e a evitare inutili e pericolosi allarmismi di massa.


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    5.4 INCHIESTA SUL DIAVOLO


    Oltre che per i movimenti satanisti, la figura del Diavolo mantiene una certa rilevanza anche per molte culture contemporanee. Il primo sondaggio effettuato sulle credenze e valori degli europei rispetto alla figura del Diavolo, è noto sotto il nome di European Values Survey. Il questionario, effettuato in dieci paesi europei, è stato somministrato nel 1981 a 12.463 individui, di cui 1.348 italiani. Dai risultati del sondaggio si rileva che al Diavolo crede il 25% degli europei, se si considerano anche gli incerti si arriva al 37%; la nazione in cui si crede di meno nell’esistenza del Diavolo è la Danimarca (12% ci crede, 11% non so); quella in cui si crede di più è l’Irlanda del Nord (66% ci crede, 12% non so). L’Italia si colloca a livelli intermedi in modo analogo alla Spagna e all’Inghilterra (45%, 47% e 40%, la percentuale di chi ci crede, comprendendo anche gli incerti) .
    La credenza nel Diavolo non sembra essere una caratteristica specifica delle nazioni a prevalenza cattolica, anche se esistono indubbiamente relazioni al riguardo. La credenza al peccato è molto più elevata che non quella nel Diavolo, ed è relativamente stabile (60%) per i cinque paesi considerati (Italia, Inghilterra, Francia, Germania, Spagna), con la sola eccezione della Francia, che si colloca a livelli sensibilmente inferiori, ma pur sempre considerevoli (42%). Sembra quindi che il credere al peccato non sia una condizione necessaria e sufficiente per credere al Diavolo .
    Un nuovo sondaggio effettuato il giugno del 1988 , dalla società Telemark, condotto in occasione del Convegno “Dialogos, Diabolos, Daimon” tenutosi a Torino nello stesso anno, rileva che delle 1190 persone che hanno inizialmente accettato di condurre l’intervista senza specificazione dell’argomento, 188 persone, pari al 15,8% del campione, si sono rifiutati di continuarla. Sembra che anche semplicemente parlare del Diavolo provochi ancora oggi disagio.
    Il 46% degli italiani intervistati ritiene che il Diavolo esista realmente.
    Alla domanda specifica “il Diavolo Le fa paura? Mi risponda con un sì o con un no” si riscontra che i laureati dichiarano di aver paura del Diavolo più che i non diplomati (31,6% contro 29%), e che il fatto di svolgere un lavoro autonomo riduca la paura del Diavolo in modo sensibile (24,5% contro 37,9%).
    Per quanto riguarda le zone di residenza, nei grandi comuni (250.000 abitanti) si crede di più al Diavolo che non altrove, mentre la percentuale più bassa si registra nei comuni di classe immediatamente inferiore (tra 100.000 e 250.000 abitanti). La percentuale di residenti nel nord-est che hanno paura del Diavolo è significativamente inferiore a quella del resto d’Italia.
    In riferimento alla forma attribuita al Demonio, la definizione del Diavolo come entità o spirito appare come quella più “teologicamente” corretta e diffusa, mentre la concezione del Diavolo come essere vivente “materiale” (uomo o animale) è maggiormente diffusa tra le categorie sociali che più ne hanno paura: casalinghe, anziani, persone con basso titolo di studio, ecc.
    Sempre in occasione del Convegno del 1988, accanto al sondaggio effettuato su scala nazionale, nell’ambito del corso di Metodologia delle Scienze Sociali, presso la facoltà di Scienze Politiche di Torino, si è svolta un’indagine empirica sugli atteggiamenti della popolazione verso il Diavolo al solo livello della città di Torino.
    Per i torinesi, su un campione di 700 interviste, a fronte del 56,4% di quanti considerano il Diavolo “simbolo del male”, le altre alternative sono disperse, a parte il 24,7% della voce “mistero”. L’idea del Diavolo come simbolo del male risente di una concezione manichea, fortemente diffusa, ma in contrasto con l’insegnamento della Chiesa Cattolica; la risposta teologicamente corretta (“entità, spirito”) è quella meno scelta (1,7%). Su queste definizioni gioca sicuramente tutta una iconografia legata al modo di rappresentare il mondo diabolico nei secoli: stampe, quadri, affreschi, statue, bassorilievi, per non parlare del cinema o del teatro, hanno sicuramente contribuito a modellare una certa raffigurazione del Diavolo, assorbita e tramandata per generazioni.
    Sempre nell’ambito delle possibili raffigurazioni del Diavolo, non manca chi sottolinea che esso “si trasforma, ha tante forme” (5,4%) o che non è definibile (6,1%). Il Diavolo poi viene descritto “di sesso maschile” (37,2%) più che femminile (3,2%); per molti “non ha sesso” (40,1%), per qualcuno è “androgino” (4,0%).
    In tutte le domande sulla concezione e sulla raffigurazione del Diavolo, le mancate risposte, i rifiuti, le incertezze, vanno dal 7 al 15% e sono coerenti con le indicazioni della rilevazione nazionale.
    Il Diavolo è certamente “strumento di male”: lo sostiene il 66% degli intervistati (è strumento di bene solo per l’1%). Il 25% afferma che può essere strumento sia di bene che di male, coerentemente con l’insegnamento della Chiesa; al Diavolo si addice il rosso e il nero (39,2% e 27,2%, rispettivamente) anche se per alcuni non ha colore (15,1%); per altri il misto rossonero è preferibile (7%).
    Gli “aggettivi del Diavolo” colgono un immaginario collettivo differenziato, segnato da tradizioni, simboli e categorie diverse: cattivo (78,5%), brutto (59,4%), giovane (31,7%), perdente (42,9%), antipatico (54,8%), falso (81,4%), ombra (68,8%), fuoco (77,1%), sfortunato (42,7%).
    Dal sondaggio si deduce, inoltre, che chi crede in Dio crede anche nel Diavolo; se il 18,4% degli intervistati ritiene possibile l’esistenza di Dio indipendentemente da quella del Diavolo, è pur vero che la prima modalità (credere nel Diavolo da solo) presenta valori minimi. La soluzione “entrambi” fa segnare quasi il 60%.
    Calcolando chi non ritiene possibile l’esistenza di Dio né quella del Diavolo, gli incerti e i “non so”, la parte laica dei cittadini torinesi oscilla tra il 12 e il 20% della popolazione. I dati del campione nazionale sono coerenti con queste cifre, assumendo che i “non credenti” dichiarati assommano all’11,4% degli intervistati su scala nazionale.
    Alla categoria “donna, anziana, credente” viene imputato di credere maggiormente al Diavolo, mentre in riguardo all’atteggiamento assunto di fronte alla problematica del Diavolo e alla sua esistenza, emergono nella categoria di chi “ha paura del Diavolo” i dirigenti e i liberi professionisti (18,2%).
    Questi dati come quelli nazionali, confermano che i ceti medi e casalinghe sono più influenzabili dalla possibile presenza del Diavolo, ovvero sono i gruppi meno caratterizzati da atteggiamenti laici e razionali.
    Accanto a queste due categorie, è da rilevare come a Torino, soggetti con livelli di scolarità più bassi sono più restii a credere al Diavolo, mentre quelli con titoli di studio medi e alti (scuola media superiore e laurea) sembrano l’utenza privilegiata di quello che Filippo Barbano chiama “il terziario esoterico” .
    Per quanto riguarda i giovani dai 15 ai 29 anni, il 57% non crede nel Diavolo e il 43% pensa che esista realmente. I giovanissimi (tra i 15 e 19 anni), poi, costituiscono il gruppo di soggetti che, in assoluto, meno crede al diavolo: il 39% vi crede e il 61% no.
    Nel gruppo dei giovani l’entità dei soggetti ai quali la figura del diavolo evoca timore e paura non si discosta da quella riscontrabile in altre classi di età; sembra comunque rilevante il fatto che il 37-38% dei giovani dichiari di aver paura del diavolo, considerando che si tratta di soggetti che non paiono essere stati interessati da un’educazione religiosa di tipo negativo o repressivo.
    Rispetto ad altre classi di età, il gruppo dei giovani presenta mediamente un maggior numero di soggetti che definisce il Diavolo nei seguenti tre modi: come simbolo del male (80%); come mistero, una figura che richiama aspetti inspiegabili dell’esistenza e in qualche modo anche problemi del significato ultimo dell’esistere, e in terzo luogo, il Diavolo inteso come signore delle tenebre (65%).
    Risulta sufficientemente estesa l’entità di giovani propensi a condividere credenze metarazionali o ad ammettere la presenza di stati dell’essere o forze o avvenimenti inspiegabili sulla base delle leggi della natura, una serie di convinzioni che possono essere accumunate sotto il titolo di credenze di tipo “esoterico”.
    Da una indagine qualitativa presso dei giovani dai 16 ai 20 anni, condotta da Franco Garelli nel 1988 , emerge che della figura del Diavolo, come delle tematiche dell’occultismo e del paranormale, si “parla” nella società contemporanea assai più di quanto i teorici della modernizzazione avevano previsto, a dispetto di una pretesa secolarizzazione della società moderna.
    Una parte consistente di giovani sembra informata da una visione della realtà di stampo manicheo, ritenendo che il mondo sia perloppiù regolato dai principi assoluti del Bene e del Male, che agiscono in perenne conflitto tra di loro. In questa linea, si riconosce al Diavolo la capacità di influenzare l’uomo in termini negativi, di orientarlo al male. Ma l’immagine tradizionale del Demonio con corna e coda lascia il passo alla visione “spirituale”, “manichea” o anche semplicemente “simbolica” del Diavolo.
    Anche la visione del male (e di conseguenza del bene) sembra essere del tutto estranea ad una visione religiosa della realtà; prevalgono i criteri di male e bene costruiti in termini soggettivi, orientati alla possibilità di autorealizzazione dei soggetti, mentre perdono valore assoluto, funzionali a una situazione di elevato pluralismo culturale e a una marcata differenziazione sociale.
    In questo ambito la persistenza della figura del Diavolo presso una parte dei giovani assume il carattere della necessità: necessità di individuare (o crearsi) dei poli di riferimento che diano stabilità in un sistema sociale dal contesto pluralistico.


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    6. IL SATANISMO IN ITALIA: I CASI PRINCIPALI
    6.1 I “BAMBINI DI SATANA LUCIFERIANI”


    Il satanismo, come abbiamo visto, è composto da diverse tipologie. Nella corrente occultista/razionalista, di solito istituzionalizzata in gruppi pubblici e riconosciuti, si può credere nella reale esistenza del Demonio, oppure in una concezione del Diavolo come simbolo estremo, privo di connotati concreti, della contrapposizione ai valori socialmente accettati.
    La corrente del luciferismo ritiene che Satana sia un aspetto necessario della divinità e non abbia connotazioni negative.
    La corrente del satanismo acido, che manca di organizzazione e strutture stabili, è la parte più evidente e più allarmante del fenomeno.
    Scorrendo gli esempi di “delitti satanici” via via citati, si può osservare che la pressoché totalità di questi rientra nella tipologia del satanismo acido.
    Una serie di articoli di varie testate giornalistiche, citata da Michele Del Re nel suo “Riti e Crimini del Satanismo” , riferisce notizie di furti di ostie consacrate e altri crimini commessi da presunti satanisti, nel periodo 1984–1992.
    Anche in tempi più recenti la cronaca riporta notizie di profanazioni cimiteriali, espressione di un satanismo sacrilego: “fra il ’90 e il ’91 si segnalano profanazioni notturne a Pianezza e a Reano (Torino), a Castrezzato (Brescia), a Trieste, a Reggio Calabria, a Incisa Valdarno (Firenze), a Collegara (Modena), a Torino e in Val d’Aosta. Tra ottobre e novembre, a Padova si registrano ben due furti sacrileghi (la mandibola di sant’Antonio e un frammento del cranio di santo Stefano d’Ungheria)[….] A gennaio del ’92 si profanano le chiese della frazione Geronima di Treviglio e San Luigi Martinengo, a pochi chilometri da Milano […] tra il marzo del ’92 e l’aprile del ’93, ci sono devastazioni ad Alberese (Grosseto), Rivalta Scrivia (Alessandria), a San Cassiano di Moriano (Lucca), a Introd in Val d’Aosta, a Reggello (Firenze) e ad Anagni (Frosinone); e persino tracce di messe nere e sacrifici di animali nei sotterranei dello Stadio San Paolo a Napoli” .
    Questi episodi diventano per qualcuno chiari segni della presenza di sette criminali che agiscono in segreto per portare disordine e morte nella società. Per altri costituiscono solo una serie di segnali lanciati da adolescenti annoiati, che scoprono le pratiche sataniche come efficace mezzo di contrapposizione e contestazione.
    In Italia non si è raggiunto il livello di allarme manifestatosi in America, ma voci differenti sorgono occasionalmente, nel corso di episodi che mostrano possibili collegamenti occultistici, a denunciare la pericolosità dell’operato di gruppi satanisti e dei vari satanismi di sorta.
    La presenza di sette sataniche riconosciute, che pur non hanno una risonanza tale da paragonarsi alla Chiesa di Satana di LaVey in America, contribuiscono ad avvallare le tesi sataniste e a sottolineare l’esigenza di una adeguata considerazione del fenomeno.
    Il caso più famoso, che vede come protagonista una setta riconosciuta, è quello dei Bambini di Satana Luciferiani, della ex guardia giurata bolognese Marco Dimitri.
    Già nel 1992 la setta vede l’irruzione dei carabinieri in un “luogo di culto”, a Savignano di Romagna, durante il “battesimo” di un nuovo adepto, in realtà un agente delle forze di polizia, infiltrato nel gruppo. La cerimonia si sta svolgendo sul corpo di una donna nuda, con in grembo un teschio di plastica, circondata da persone con tuniche nere e cappucci. Sulle mura e sui mobili vi sono spade e ritratti raffiguranti il Diavolo. I carabinieri sequestrano tutto e denunciano i seguaci della setta per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.
    Il procedimento penale non ha conseguenze, se non quella di far perdere il posto di guardia giurata a Marco Dimitri.
    E’ nel 1996, però, che inizia la vicenda più famosa legata al gruppo dei Bambini di Satana.
    Il 24 gennaio 1996 i carabinieri arrestano Marco Dimitri (33 anni), Piergiorgio Bonora (21 anni) e Gennaro Luongo (28 anni), vertice della setta luciferiana dei Bambini di Satana, con le imputazioni di ratto a fine di libidine e violenza carnale.
    A denunciare il gruppo è l’ex fidanzata di Luongo, una sedicenne chiamata dai giornali col nome fittizio di “Simonetta”, la quale sostiene di essere stata narcotizzata e stuprata durante una messa nera inscenata dai Bambini.
    La ricostruzione di "Simonetta" è lacunosa; gli avvocati difensori affermano che la ragazza è stata condizionata dalla famiglia, ostile alla sua relazione con Luongo, e che due mesi prima ha addirittura tentato di ritrattare, telefonando ai carabinieri per dire che si è inventata tutto.
    Nel frattempo, sul Resto del Carlino , l'1/02/96, il giornalista Canditi, parlando della vicenda, scrive del sequestro da parte delle forze di polizia, di alcuni "floppy disc" contenenti i nomi di cinquanta minorenni, che è possibile siano stati usati anche in "sacrifici".
    In realtà i dischetti contengono solo videogames Amiga incompatibili col Macintosh di Dimitri, mentre riguardo agli iscritti minorenni e al loro "uso" nei "sacrifici", Dimitri precisa più volte che i "riti sessuali" consistono in rapporti tra "iniziati" maggiorenni e consenzienti e che i minori di 18 anni possono solo comprare le felpe e gli altri gadgets creati appositamente dalla Bambini di Satana Srl.
    Più tardi gli avvocati difensori denunciano la disparità tra accusa e difesa; il Gip acquisisce nuovi atti di cui i difensori non vengono a conoscenza, e li pone a fondamento della sua decisione di mantenere agli arresti i Bambini di Satana. Sulla base di queste contestazioni, il 12 febbraio il Tribunale del Riesame decide per la scarcerazione.
    La vicenda è, però, ancora lontana dall’essere conclusa: alla fine di febbraio 1996 si scopre il probabile coinvolgimento di un bambino di tre anni, che sarebbe stato trascinato in una messa nera e fatto stendere in una piccola cassa da morto o in una tomba; a inscenare il rituale sarebbero stati proprio i Bambini di Satana.
    Il 6 giugno Dimitri, Bonora e Luongo vengono arrestati per la seconda volta. Le accuse sono di concorso in vilipendio di cadavere, ratto di minore a fini di libidine e violazione di sepolcro.
    Anche la testimonianza di “Simonetta”, viene interpretata diversamente, si arricchisce di dettagli grotteschi e il ruolo stesso della ragazza nella vicenda cambia sostanzialmente: non più semplice vittima di un abuso, ma ex-sacerdotessa di Satana pentita, che avrebbe assistito proprio al rituale del piccolo bimbo, soprannominato, per comodità di cronaca,“Federico”.
    Nei mesi successivi, “Simonetta” descrive alcuni omicidi rituali che sarebbero stati compiuti dalla setta, fra cui quelli di un immigrato africano, ucciso a coltellate, e di un bimbo rom.
    Coinvolge, poi, la madre della cugina baby-sitter di “Federico”, che viene prosciolta nell’udienza preliminare del 28 ottobre.
    Intanto, dal 9 giugno 1996, Marco Dimitri, Piergiorgio Bonora e Gennaro Luongo (conosciuti come i “Bambini di Satana”) vengono detenuti al carcere della Dozza con accuse di plagio e abusi sessuali su minori.
    Il 9 agosto, gli avvocati di Luongo e Bonora chiedono gli arresti domiciliari per i loro assistiti, ma per la Procura, con a capo il PM Lucia Musti, sono “socialmente pericolosi”, quindi non scarcerabili.
    Il 10 ottobre la stampa da’ notizia della richiesta di rinvio a giudizio e dell’apertura di un nuovo filone d’indagini sui presunti sacrifici umani. Gli elementi in mano all’accusa sono, però, fragili: le testimonianze sono contraddittorie; le sostanze stupefacenti, presumibilmente utilizzate, non sono individuate; i luoghi dove si fa riferimento alle tombe violate e alla sottrazione di cadaveri rimangono imprecisati.
    Il 15 ottobre, Gennaro Luongo viene scarcerato per decorrenza dei termini. Dimitri e Bonora restano alla Dozza in attesa del processo, il cui inizio è fissato per il 13 febbraio 1997.
    Oltre che sulle dichiarazioni di “Simonetta”, che lasciano sottendere l’esistenza di un milieu satanista nazionale, le accuse si basano sul racconto del bambino, fondato su quanto la madre riferisce, più che sull’osservazione diretta del perito. Inoltre, in relazione all’attendibilità degli elementi di prova, occorre precisare che la narrazione di quanto è accaduto avviene attraverso l’utilizzo di pupazzi, e che la madre di “Federico”, di fronte a comportamenti “strani” del figlio, si era rivolta a un esorcista, già prima dell’inizio del processo.
    Alla prima udienza “Simonetta” accusa un malore, chiede il rinvio a giudizio, e nelle udienze successive non si presenta più in aula.
    Senza il rinvenimento di prove determinanti, la vicenda processuale dei Bambini di Satana si conclude con la piena assoluzione di tutti gli imputati, assolti “perché il fatto non sussiste” .
    Paradossalmente, da questa vicenda, Dimitri e gli altri Bambini di Satana Luciferiani escono con una maggiore notorietà, avallata da numerose apparizioni televisive in rotocalchi di discussione, tanto che, quando ci si immagina il satanismo oggi, in Italia, si pensa ai Bambini di Satana.


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    00 23/06/2006 23:58
    6.2 UNA “TRUFFA SATANICA”: I RITI DEL VITERBESE


    Nello stesso periodo del processo ai Bambini di Satana Luciferiani, avviene una singolare truffa organizzata da Luther Blisset, una sorta di nome “collettivo”, che comprende chiunque, adoperandolo, sferri un attacco contro l’informazione e i media, per dimostrarne la vulnerabilità.
    Nel Viterbese, nel febbraio 1996, è spedita una lettera di un finto studente a un paio di periodici locali: si firma Stefano Molinari, e si dice sconvolto dalla “malefica cappa nera” che avvolge la città e da un paio di scritte sataniche tracciate sui muri, firmate con la svastica.
    Il 7 maggio il “collettivo” Luther inscena, nella pineta di Vallespina, vicino a Viterbo, una sorta di messa nera, lasciando sul posto due candele nere poste ai lati di un tavolo da picnic, un pentagramma disegnato col gesso, lumini da cimitero e una ciotola contenente fotografie bruciacchiate trafitte da spilli. Tutti i quotidiani riportano la notizia, chiamando in causa esperti e interpretando il fatto come una reale messa nera. Segue un'altra serie di lettere di persone fittizie, che si dichiarano spaventate e sdegnate per gli episodi satanici del Viterbese, tutte rigorosamente pubblicate sui quotidiani locali e nazionali.
    In un secondo tempo entra in azione un fantomatico Comitato per la salvaguardia della morale, che già un mese prima del falso rito, aveva avvertito sindaco, stampa e forze dell'ordine degli oscuri rituali che venivano compiuti nella Tuscia, senza ottenere risposta. La lettera successiva ottiene ben altre attenzioni, e rivela di aver sventato un nuovo rito, disperdendo nella notte un gruppetto di adoratori dell'occulto, intenti a compiere un maleficio.
    Dopo un ulteriore rinvenimento di candeline e pentacoli sul lago di Vico, il 25 gennaio 1997, il Comitato invia al “Corriere di Viterbo” una lettera, dove si narra di una rissa fra gli appartenenti al medesimo e i satanisti.
    Il culmine della vicenda è raggiunto quando viene rivelato che, la notte fra il 14 e il 15 luglio 1996, due membri del Comitato hanno assistito ad una messa nera, aggiungendo di aver filmato il rito, e di aver avvertito i carabinieri, peraltro non intervenuti.
    Il video, dapprima giunto nelle redazioni dei giornali locali, arriva in seguito anche alle testate giornalistiche televisive.
    Il “Tg3” annuncia di avere per le mani un video agghiacciante, ma di aver deciso di non mostrarlo. “Studio Aperto”, il telegiornale di “Italia 1”, mostra il video, ma lo “condisce” con immagini di repertorio e riprese di una targa stradale della località “Ponte del diavolo”.
    In realtà, nel filmato si vede solamente una fiammella danzante nel buio davanti alla telecamera, voci modificate che invocano Lucifero e urla di donna.
    Il 28 febbraio 1997, dopo un anno, viene svelata la truffa: Luther Blissett fa pervenire prima un dossier stampa, con gli originali delle lettere e le fotocopie degli articoli. Poi, la versione integrale del video, che dura qualche minuto in più rispetto alla versione mandata ai giornali, in cui si vedono i “satanisti”, incappucciati di rosso, che ballano una tarantella esibendo un manifesto con il faccione (una sorta di collage di diversi volti) di Luther.
    Al di là della provocazione e della questione sulla obiettività dell’informazione, la “truffa” organizzata dal collettivo Luther Blisset – che, probabilmente, se inscenata in un periodo lontano dal clamore della vicenda Bambini di Satana, avrebbe avuto un diverso riscontro – mette in evidenza come il tema del satanismo costituisca un forte elemento di inquietudine nell’immaginario collettivo.
    Una seconda considerazione sulla vicenda è che occorre prestare attenzione nel considerare prove di una cerimonia satanica, elementi che possono essere, semplicemente, il risultato di una “bravata” adolescenziale. Certo che distinguere ciò che è solo provocazione da ciò che non lo è, non sempre è semplice o immediato.



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    6.3 IL DELITTO DI CASTELLUCCIO DEI SAURI


    Ben lontani da questa “falsa rappresentazione” sono gli episodi di cronaca recente, che coinvolgono giovani e adolescenti in quel “satanismo acido”, a volte sottovalutato, che può sfociare, come in questi casi, in atti estremi, che vanno oltre la semplice “religione del Demonio” ostentata dai “razionalisti”.
    Il 14 marzo del 1998, Nadia Roccia, una diciottenne di Castelluccio dei Sauri, in provincia di Foggia, viene ritrovata strangolata nel garage di casa.
    Le forze di polizia, con il coordinamento del PM Alfredo Viola, fermano due ragazze, compagne di Nadia nella quinta D dell'istituto magistrale “Poerio” di Foggia, con l’accusa di omicidio premeditato.
    Sono Anna Maria Botticelli e Maria Filomena Sica, entrambe appena maggiorenni, entrambe amiche del cuore della Roccia.
    La vicenda presenta molti punti oscuri, anche se le dinamiche del delitto appaiono certe.
    La sera dell’omicidio, la Botticelli e la Sica attirano con un pretesto l’amica nel box di casa, la uccidono strangolandola con una sciarpa o un altro indumento e inscenano una impiccagione con una corda da ginnastica. Per rendere credibile il suicidio, accanto al cadavere lasciano una lettera, preventivamente fatta firmare da Nadia con l’inganno, nella quale la ragazza confessa di essersi tolta la vita perché lesbica, e perché non sopporta più i pettegolezzi del paese.
    A indirizzare gli investigatori sono le testimonianze di alcuni amici e la perizia dei medico legale secondo il quale Nadia è morta per soffocamento, causato da un indumento. Inoltre, in casa di una delle ragazze viene trovata la macchina per scrivere, utilizzata per compilare la lettera-testamento.
    Se gli autori del delitto sono individuati, rimangono ancora incerte le motivazioni di tale gesto. Le piste sono tante. La prima teoria è quella dell’omicidio per un rito satanico o una iniziazione esoterica, che sembra trovare fondamento in alcune intercettazioni telefoniche e nelle perquisizioni delle abitazioni delle due ragazze, in cui sembra si siano rinvenute lettere, libri, oggetti personali (un medaglione), e quadri raffiguranti immagini sataniche.
    Poi c'è l'elemento omosessuale, cioè se la vittima fosse davvero lesbica e se lo siano anche le due amiche, che l’avrebbero uccisa durante un incontrollato gioco erotico. Infine, si parla anche del possibile condizionamento di uno di quei misteriosi “giochi di ruolo” nei quali quando esce l'ordine o la carta dell'impiccagione, bisogna “farsi strangolare”.
    Il movente fornito dalle ragazze, nel corso degli interrogatori con le forze di polizia, è quello di aver ucciso Nadia su ordine del padre defunto della Sica, apparso in sogno alla Botticelli.
    Nel corso del processo di primo grado, iniziato il 5 luglio 1999, dinanzi alla Corte di Assise di Foggia, né questa ipotesi, né la pista materiale del denaro - cioè che le due possano aver ucciso l’amica perché questa si rifiutava di dar loro dei soldi - o quella più intrigante del sesso - e cioè che Nadia possa aver scoperto una strana doppia vita delle due ragazze o qualcosa di simile -, o, ancora, quella più suggestiva delle messe nere e dei riti satanici, vengono avvalorate da concreti elementi di riscontro.
    Per dimostrare la premeditazione dell’omicidio, l’accusa rileva, dai teste ascoltati, che la Botticelli, nel periodo antecedente al delitto, per diversi mesi avrebbe detto a tutti che Nadia era omosessuale. Spargendo questa voce, secondo il pubblico ministero, le sarebbe stato più facile far credere la versione del suicidio dell’amica.
    Il perito di parte, invece, lo psichiatra Francesco Bruno, docente di criminologia alla Sapienza di Roma, sostiene che Anna Maria Botticelli e Maria Filomena Sica non fossero capaci di intendere e di volere la sera del delitto, ma che, al contrario, agissero inconsapevolmente, in una sorta di stato di dormiveglia.
    “La tesi del Prof. Bruno, coadiuvato dalla moglie, Simonetta Costanzo (psicologa), è quella del contagio psichiatrico, della “follia a due”, uno stato mentale molto raro che sopraggiunge quando due persone entrano insieme e nello stesso momento in un tunnel di pazzia, in un vortice irrazionale che cessa di esistere solo quando la follia è compiuta. In questo caso sarebbe stata la personalità dominante di Annamaria ad attirare nel vortice di follia la Sica, anche se, ovviamente, la persona che risulta condizionata dall'altra - ha spiegato il Prof. Bruno - deve avere una certa predisposizione alla distorsione della realtà” .
    Nel processo vengono ascoltati oltre cento testimoni, tra amici e parenti della vittima e delle assassine, mentre le due imputate si presentano in aula solo il 10 novembre 1999, avvalendosi, peraltro, dalla facoltà di non rispondere. Anche il fratello e il padre di Anna Maria Botticelli sono indagati per favoreggiamento – avrebbero, infatti, aiutato le due giovani a rimettere in ordine il garage in cui è stata trovata la vittima - pur se non imputabili in quanto parenti di primo grado di una delle imputate.
    Abbandonata la tesi satanista, per il pubblico ministero il movente è da ricercare nel rapporto omosessuale che legava le due ragazze, che ritenevano Nadia di intralcio alla loro relazione. Inoltre l’accusa contesta alle imputate le aggravanti dell’aver agito con premeditazione, la crudeltà, l'abusto di ospitalità (Nadia è stata soffocata nel box di casa Botticelli) e di aver approfittato della circostanza che ha ostacolato la privata difesa.
    Il 9 febbraio 2000, La Corte di Assise di Foggia, in primo grado, condanna le due ragazze all’ergastolo.
    Diversa la sentenza di appello, emanata dalla Corte di Assise di Bari, la quale riduce la pena a 25 anni di reclusione, in quanto “nel dispositivo della sentenza i giudici hanno escluso per le imputate le aggravanti di aver agito per motivi futili e abietti e di aver approfittato di circostanze di tempo, di luogo o di persona. Per quanto riguarda le altre aggravanti, tra cui la premeditazione, i giudici hanno ritenuto che fossero equivalenti alle attenuanti generiche” .
    Per la prima sezione penale della Corte di Cassazione, invece, le imputate dovranno essere nuovamente processate in appello; è questa la decisione della Cassazione, che ha accolto in parte il ricorso dei legali delle due imputate .
    Il satanismo, in questo caso, appare, più che una concreta motivazione del delitto, un primo “semplice” approccio a un crimine difficile da comprendere, sia per la sua dinamica, che per i soggetti coinvolti.
    Un altro omicidio altrettanto “inspiegabile”, commesso solo qualche anno più tardi, si presta, invece, a una più netta interpretazione “satanica”: è il delitto di suor Maria Mainetti, a Chiavenna.



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    6.4 L’OMICIDIO DI SUOR LAURA MAINETTI


    L’omicidio di suor Laura Mainetti è il secondo controverso caso italiano di delitto a sfondo satanico.
    Il 7 giugno 2000 viene rinvenuto il cadavere di una donna, martoriato di coltellate, nel parco delle Marmitte giganti, alla periferia di Chiavenna.
    La vittima è suor Maria Laura Mainetti, di 61 anni, madre superiora di un istituto religioso con scuola materna e convitto, che si occupa di tossicomani, giovani sbandate e prostitute.
    Il 28 giugno vengono arrestate tre ragazze, Veronica, di diciassette anni; Ambra di sedici anni; Milena, anche lei diciassettenne.
    Dopo un lungo interrogatorio, le ragazze confessano il delitto spiegandone le dinamiche ai carabinieri di Novate Mezzola.
    Il loro intento era di uccidere un ecclesiastico. Per attirare la donna in una trappola, una di loro telefona alla religiosa dicendo di essere stata violentata, e di essere rimasta incinta. Sentendo che la ragazza vorrebbe abortire, la suora cerca di convincerla a tenere il bambino, assicurandole ospitalità nel convento, e fissa un appuntamento per il 4 giugno. La ragazza non si presenta, ma richiama il 6 giugno, per un incontro la sera, al parco.
    Qui le tre ragazze aspettano suor Laura, e, con il pretesto di dover prendere, in un’auto, gli abiti della ragazza incinta, convincono la donna a seguirle in un vicolo buio. Qui la feriscono alla testa con una grossa pietra, poi la colpiscono ripetutamente – per diciannove volte -con un coltello.
    Alla polizia che le ha fermate, le giovani si presentano inflessibili, senza emozioni, e il loro movente appare insignificante: una sorta di gioco per rompere la normale quotidianità.
    “E’ stato solo un gioco fra noi. Volevamo uccidere uno della chiesa, pensavamo all’arciprete, ma era troppo grosso, se reagiva sarebbero stati guai. Allora abbiamo pensato alla suora, che era anziana e ci sarebbe sicuramente cascata” .
    A questi inquietanti commenti si aggiungono altri elementi di indagine, che offrono spunti per una pista “satanica”. Alcune frasi pronunciate dalle ragazze nel corso degli interrogatori, i quaderni e diari di una di loro, con simboli satanici, come il famoso “666”, e le immagini del cantante rock Marylin Manson, sembrano avere un rapporto con l’omicidio.
    Da semplici sospetti si arriva a una finale chiave di lettura della vicenda: il 2/10/2000, la Repubblica intitola: “Suora uccisa, il caso è chiuso. E’ stato un rito satanico” .
    Nella relazione finale, gli inquirenti accertano che la suora è stata assassinata seguendo un rituale satanico, e, che nei mesi precedenti, Ambra, Veronica e Milena avevano già eseguito altri rituali, fra i quali un “giuramento di sangue”, che le aveva legate, in modo indissolubile, a Satana.
    La prima perizia psichiatrica sulle tre giovani assassine, fatta svolgere dal PM Cristina Rota, è affidata al Prof. Massimo Picozzi, con la collaborazione della psicologa Roberta Perduca. Le conclusioni degli esperti sono che Milena e Veronica erano parzialmente incapaci di intendere e volere al momento del fatto e al tempo della valutazione psichiatrica, presentando un significativo disturbo della personalità, mentre Ambra era ed è pienamente capace di intendere e di volere.
    Il 5 febbraio 2001 inizia il processo dinanzi al Tribunale per i Minorenni di Milano. Viene richiesta una nuova perizia, ma i consulenti psichiatri nominati dal GUP giungono a conclusioni differenti da quelle presentate dal PM: nessuna delle tre ragazze era capace di intendere e di volere al momento dell’omicidio.
    Il 9 agosto 2001, il Tribunale emana una sentenza che ribalta completamente la tesi dell’accusa, condannando a 8 anni e 6 mesi Veronica; 6 mesi e 20 giorni Milena, e prosciogliendo Ambra in quanto incapace di intendere e di volere.
    In sostanza, ad Ambra viene imposta la misura di sicurezza di almeno tre anni, presso un riformatorio giudiziario, mentre le amiche sono ritenute parzialmente incapaci, pertanto la pena, rispetto alle richieste del PM, viene solo ridotta.
    Ultimo atto di tale vicenda è il processo di appello, che cambia radicalmente la sentenza di primo grado. A Veronica e Milena sono confermati gli 8 anni e mezzo di condanna richiesti dal procuratore generale Anna Maria Caruso, mentre per Ambra la condanna è di 12 anni e 4 mesi.
    Alle ragazze viene riconosciuta, così, solo la seminfermità mentale.
    Di fronte a un crimine efferato come un omicidio, la ricerca di un movente può riguardare fattori psicologici, sociali, morali o religiosi, che, però, non servono a ridimensionare l’atrocità di tale gesto.
    Intervenendo sul delitto della Valchiavenna, padre Gabriele Amorth, esorcista romano, propone una propria chiave di lettura dell’omicidio Mainetti. La spiegazione è di carattere religioso, in quanto il sacerdote afferma, in una intervista di Stefano Maria Paci , condotta per l’associazione “Luci sull’Est” di Roma, che le tre ragazze abbiano agito sotto l’influenza del Demonio. Anche l’omicidio di Nadia Roccia, di qualche anno prima, secondo il sacerdote, deve essere letto in tale prospettiva.
    Questa considerazione si giustifica in primo luogo per il cinismo dimostrato nel compiere il delitto, quindi per gli elementi “satanici” rintracciati nei diari delle ragazze; infine per la modalità stessa dell’omicidio, compiuto inferendo alla suora sei coltellate a testa - perché il “666” è il numero di Satana -, anche se le ragazze sembra abbiano confessato di averne inflitta una in più per errore. Amorth ritiene, però, che non sia stato compiuto alcun rito nell’assassinio della suora, ma che abbiano agito solamente sulla spinta di un odio contro la fede.
    Un certo peso, sembra averlo anche il rock cosiddetto “satanico”, quello che predica il nichilismo, combatte la religione e qualsiasi ordine sociale, rappresentato, per le tre ragazze di Chiavenna, dalla musica del cantante Marylin Manson.
    Quindi, per l’esorcista, il satanismo e il rock satanico costituiscono, nel crimine di Ambra, Veronica e Milena, le due cause principali dell’omicidio.
    Diversi sono gli elementi di analisi del delitto, suggeriti dal perito dell’accusa, nel procedimento contro le tre giovani, il Prof. Picozzi.
    Nel suo libro Piccoli Omicidi , Massimo Picozzi riporta le sue impressioni sul caso della Valchiavenna e individua alcuni fattori, oltre al già citato disturbo di personalità borderline, che hanno inciso sul delitto e hanno portato a definire la perizia psichiatrica.
    In primis lo scenario del crimine, Chiavenna, una località montana di villeggiatura, residenza di poco più di 7000 abitanti, una città che non offre ai giovani le stesse possibilità di una grande metropoli: relativamente isolata, fatta di tradizioni ancora fortemente radicate e dalla relativa pochezza di stimoli culturali.
    Poi il satanismo e Manson, cantante trasgressivo, cinico e violento nei suoi testi, che appoggia le teorie della Chiesa di Satana americana. E, ancora, le frasi dell’occultista Crowley, scritte sui diari di scuola delle ragazze. Un satanismo che non si lega a nessuna setta in particolare, senza solide strutture, né ampie conoscenze, se non quelle acquisite da letture occasionali.
    Un altro elemento è l’autolesionismo delle giovani, che più volte dichiarano di ferirsi, procurandosi tagli, soprattutto alle braccia: è il cosiddetto self-cutting.
    Questo fenomeno è un segnale di profondo disagio psicologico, in quanto l’automutilazione “provoca un temporaneo sollievo da una serie di sintomi dolorosi come l’ansia, la depersonalizzazione, la disperazione. […] Così, con un paio di colpi di rasoio, chi si ferisce può scatenare un processo simbolico in cui la malattia interiore viene rimossa e si fa spazio per la guarigione, come testimonia la cicatrice. […] L’automutilazione fornisce un mezzo di concreta espressione del dolore che provano dentro di sé, un linguaggio scritto sul corpo col sangue, le ferite e le cicatrici” .
    L’ultimo elemento analizzato da Picozzi, è il legame del gruppo. “Nei giovani l’appartenenza a un gruppo di coetanei ha una funzione fondamentale in quanto risponde a più bisogni psicologici profondi, rappresentando una nicchia protetta, fonte di sostegno narcisistico, che favorisce un complesso gioco di identificazioni speculari e differenziazioni” . Il gruppo di coetanei diventa una seconda famiglia, è il luogo in cui l’adolescente vive il passaggio dal mondo infantile a quello adulto. Si ha anche una specie di autoidentificazione col gruppo stesso, alla ricerca di una sorta di identità collettiva, non essendo ancora formata quella personale; identificazione che non è immediata o pienamente stabile, ma richiede un costante rilancio, una catalizzazione su dinamiche che non sempre sono positive. Allora un patto, un rituale possono fungere da aggreganti verso un senso del Sé unitario.
    Secondo l’esperto, è nell’interazione di queste dinamiche complesse che deve essere inquadrato l’omicidio di suor Laura.
    Il disagio giovanile alimentato da un ambiente sociale e culturale inadeguato alle proprie esigenze, l’ispirazione del satanismo e dei messaggi dissacratori di Marylin Manson, l’incapacità di un gruppo di valorizzare e sostenere l’autonomia, il tutto nell’ambito di una malattia di mente non totalmente invalidante, hanno tragicamente trovato sfogo nell’assassinio della religiosa.




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    00 24/06/2006 00:00
    6.5 GLI “ANGELI DI SODOMA”

    L’ultimo episodio dai “risvolti satanici” è accaduto proprio recentemente, nell’ottobre 2002, in Abruzzo, nella città di Pescara, dove la polizia ha condotto un’operazione contro una organizzazione accusata di violenze sui minori nel corso di riti satanici.
    Stando alle dichiarazioni della polizia, i membri della setta adescavano minorenni - ragazzi e ragazze - fuori dalle scuole o negli stabilimenti balneari di Pescara, e, una volta conquistata la loro fiducia, li portavano in un appartamento di Chieti, dove somministravano loro pasticche allucinogene. Qui i ragazzini venivano costretti a partecipare ai riti nel corso dei quali erano sottoposti ad atti sessuali che venivano fotografati. Il materiale era poi distribuito tra gli adepti della setta. In seguito, le vittime venivano ricattate con la minaccia di diffondere foto e filmini di quei momenti.
    Le indagini, iniziate nel febbraio 2002, riguarderebbero fatti sviluppati in un periodo compreso fra il 1996 e il 1999, iniziati con i primi adescamenti da parte del capo della setta, Giovanni Carbotti, di 32 anni, che si faceva chiamare “reverendo Ash”, originario di Taranto e residente a Roma.
    Per lui e per altre quattro persone, il PM Marika Ponziani, della magistratura di Chieti, ha chiesto gli ordini di arresto.
    Gaetano De Carne, 24 anni, nato a Mola di Bari è stato fermato e arrestato a Catania.
    Ai due fotografi di Chieti, Italo Diodato e ad Amleto Raimondo De Cesare, entrambi di 35 anni, ritenuti dalla polizia adepti della setta e realizzatori dei servizi fotografici ritrovati, sono stati concessi gli arresti domiciliari.
    L’operazione si è attivata grazie alla testimonianza di una ragazza diciassettenne, chiamata dagli inquirenti “teste Alfa”, stanca delle minacce, dei ricatti e dei disturbi subiti dalle continue somministrazioni di allucinogeni.
    Le accuse ipotizzate dagli investigatori nella prima fase dell'inchiesta sono detenzione, spaccio e somministrazione di sostanze stupefacenti, violenza sessuale di gruppo su minori ridotti in stato di incapacità di intendere e di volere, diffusione di materiale pedo-pornografico, profanazione di tombe e distruzione di parte di cadaveri, lesioni personali finalizzate alla scarnificazione, furto.
    L’inchiesta, oltre a Pescara, riguarda anche altre città, fra cui Roma, Chieti e Catania.
    I riti satanici si sarebbero svolti principalmente nell’appartamento di Carbotti, oltre che nei cimiteri di Caramanico, di San Silvestro, a Pescara, e in quello di Chieti, dove venivano profanate tombe e sottratti resti di persone sepolte.
    Durante questi riti, il “reverendo” distribuiva droghe e superalcolici ai minori, rendendoli incapaci di intendere e di volere. Poi, insieme agli altri tre adepti, costringono i giovani adescati a rapporti sessuali di ogni tipo, obbligandoli a succhiare il sangue dai tagli sulle braccia che lui stesso si praticava, e simulando impiccagioni e suicidi.
    Il gruppo, che pare sia affiliato alla “Church of Satan” americana, sembra volesse costituire una nuova setta satanica, denominata “Angeli di Sodoma”.
    La vicenda è ancora lontana da essere risolta. Accanto agli elementi in possesso dalle forze di polizia, al ruolo della droga, dei testimoni, dei principali indiziati e il quadro satanico in cui si collocano, anche altri fattori rimangono ancora da chiarire.
    Ad esempio, alcune tendenze sessuali di Carbotti, in particolare la sua presunta predilizione per i minori, per la maggior parte del suo stesso sesso, per qualcuno giustificherebbero una “pista pedofila”.
    In particolare, di questa opinione è Massimo Introvigne, che, in una recente intervista pubblicata sul quotidiano “La Stampa” , il 16 ottobre 2002, “smonta” la “teoria satanica”, in primis insinuando dubbi sul reale collegamento del gruppo di Pescara con il movimento della Chiesa di Satana di Anton LaVey, mai accusato di reati, e addirittura consulente in indagini su altre sette sataniche.
    Per i fatti di Pescara, l’esperto propone una propria chiave di lettura: “Sono due le ipotesi: di satanisti che con delitti atroci vogliono ‘far piacere a Satana’ e di pedofili che con i riti delle messe nere vogliono spaventare i bambini anche nell’eventualità di un processo - le piccole vittime così sono più confuse. Da anni collaboro con l’FBI americana ed esistono casi rari di veri satanisti che violentano bambini o commettono altre atrocità, come il cannibalismo, finora ne sono stati accertati due o tre nel mondo. L’altra ipotesi invece è più frequente: gruppi che non credono nel diavolo, ma che si uniscono per ragioni di perversione sessuale, con atteggiamenti più teatrali, che possono intimidire le vittime: ‘Se parli ti prende il Diavolo’. Con questo tocco grottesco hanno scoperto di poter confondere le testimonianze dei minori in sede processuale”.
    In mancanza di ulteriori elementi, le ipotesi prospettate potranno essere confermate o confutate solamente in sede processuale.
    A fronte di questi casi, non ci si può esimere dal rilevare come la questione del satanismo sia tutt’altro che obsoleta od effimera; al contrario, a dispetto di teorie eccessivamente razionaliste, è evidente che sia ancora lontana la secolarizzazione della società, da molti osteggiata in quanto perdita dei valori, da altri celebrata come liberazione dal fantasma della Inquisizione.
    Al di là di questioni religiose, il satanismo dimostra di avere una propria consistenza anche nel sociale.
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    00 24/06/2006 00:01
    7. PROSELITISMO SATANICO
    7.1 IL “LAVAGGIO DEL CERVELLO”

    Nell’affrontare la questione delle sette sataniche sorge spontaneo domandarsi in che modo una persona si avvicini a tali gruppi e quali siano le sue ragioni.
    Oltre a quello delle vittime, infatti, esiste il problema di chi compie certi atti criminali riconosciuti come propri delle sette sataniche.
    Perché entrare a far parte di una setta le cui caratteristiche principali sono il culto del Diavolo come realtà soggettiva in una prospettiva cristiana, oppure come simbolo del razionalismo inteso come estrema valorizzazione dell’ego?
    Ossia, perché partecipare ad attività esplicitamente contro la morale comune, e in casi limite contro la legge?
    La questione spesso è affrontata dagli esperti nei termini di “lavaggio del cervello”.
    Tale tecnica è presentata da psicologi e altri studiosi come possibile spiegazione delle ragioni per cui una persona normale, senza problemi psichici di sorta, venga integrata in una setta religiosa, tanto da smarrire la propria “coscienza critica” e venire “plagiata” dal leader del gruppo.
    La definizione di lavaggio del cervello è di per sé controversa. Nel senso più specifico del termine, “lavare il cervello” significherebbe rimuovere ogni precedente opinione, convinzione, volontà di un individuo, per impiantare una nuova serie di valori, pensieri e atteggiamenti secondo il preciso disegno di chi opera questa tecnica. Da una iniziale persona “A”, con le sue convinzioni religiose, opinioni politiche, remore morali, si “programmerebbe” una persona “B”, capace di accettare solamente il modello di vita “impiantato” da chi ha condotto tale operazione.
    Contro tale concezione si sono schierati studiosi come J. Gordon Melton e Massimo Introvigne, che sostengono che in questi termini un “lavaggio del cervello” sarebbe assolutamente impossibile da realizzare.
    In una presentazione del suo libro “Il lavaggio del cervello”, tenuta il 28 maggio 2002 a Milano , Introvigne ha individuato tre possibili situazioni che generalmente vengono definite come modalità di lavaggio del cervello: il totalitarismo, il “disco di ricambio”, e la tortura.
    Il totalitarismo è la situazione in cui, in uno Stato, tutto il potere è tenuto da un gruppo dominante che si assume ogni responsabilità ed esclude qualsiasi interferenza di altri gruppi. In questo ambiente, quindi, non sarebbe possibile la manifestazione di un pensiero “incondizionato”, al contrario, per forza di cose, la gente comune sarebbe sottoposta a un imposto lavaggio del cervello operato dalla classe dominante.
    Nel periodo della contrapposizione U.S.A./U.R.S.S., e del mito del “comunista mangiatore di bambini”, quella appena descritta costituisce la spiegazione degli americani al fatto che i popoli dell’Est possano vivere accettando il comunismo anziché combatterlo.
    Il “disco di ricambio” è l’interpretazione di come i soldati americani, al tempo della guerra in Vietnam, abbiano potuto tradire la propria patria per servire il nemico. E’ stato detto che i soldati vietnamiti fossero in possesso di una tecnica segreta per manipolare la mente tanto da estirpare la coscienza sociale dei militari statunitensi e impiantarne un’altra tutta nuova, proprio come quando si sostituisce un disco su un impianto musicale.
    Infine, non è difficile comprendere come operi la tortura, ultimo elemento individuato da Introvigne, che sostituirebbe, con la forza, la volontà di un uomo, rendendolo docile ai nuovi “insegnamenti”.
    Nessuna di queste situazioni, però, darebbe prova di un definitivo e totale lavaggio del cervello.
    Secondo Introvigne, è provato che una persona non perde totalmente e definitivamente la concezione di sé stessa, tant’è che una volta allontanatasi dalla setta, può ricominciare, pur seguendo un percorso a volte faticoso, a vivere la vita precedente. Secondo questo punto di vista la mente umana non sarebbe un computer “resettabile” e “riprogrammabile”.
    Accanto a questa concezione, però, ne esiste un'altra meno radicale, che spiega il lavaggio del cervello come manipolazione, anche solo temporanea, di una condotta.
    Una “truffa psicologica” che attraverso una serie di condizioni, determina profondi cambiamenti nell’impianto morale e nell’atteggiamento degli individui presi a bersaglio.
    Queste manipolazioni vengono definite da Margaret T. Singer “programmi” perché i mezzi con cui si induce il cambiamento sono coordinati e la “riforma del pensiero” non è un evento istantaneo, ma un processo graduale di trasformazione.
    Singer individua sei condizioni necessarie per attuare la riforma del pensiero:
    1. mantenere la persona inconsapevole dell’esistenza di una agenda intesa a controllare o cambiare la persona stessa;
    2. controllo del tempo e dell’ambiente fisico (contatti, informazione);
    3. creazione di un senso di impotenza, paura e dipendenza;
    4. soppressione di vecchi comportamenti e attitudini;
    5. instillazione di nuovi comportamenti e abitudini;
    6. affermazione di un sistema logico chiuso.
    Queste condizioni si realizzano allontanando la persona dagli amici e dall’ambiente famigliare, rivelando progressivamente le tappe della evoluzione del pensiero della setta, e creando un sistema di punizioni e premiazioni non coerente, in modo di destabilizzare il senso di sicurezza di una persona.
    Lo psicologo Edgar Schein indica tre stadi che si attraversano via via che l’atteggiamento viene modificato dalla setta.
    Nella prima fase, detta di “scongelamento”, il senso di sé e di come funziona il mondo viene destabilizzato da conferenze, lezioni, confronti personali e confessioni. Si insinua il dubbio che il proprio modo di vedere le cose sia sbagliato, producendo una “crisi di identità” e proponendo nuovi “giusti” ragionamenti e una nuova “giusta” condotta.
    La seconda fase è definita di “cambiamento”; l’ansia e il dubbio si insinuano nel neofita, mentre cresce il senso di dipendenza e soggezione di fronte al leader. Dopo qualche periodo, i comportamenti suggeriti, che vengono eseguiti, sono premiati dal gruppo e interpretati dal neofita come se li avesse scelti spontaneamente.
    L’ultimo stadio descritto da Schein è quello del “ricongelamento”, quando la setta consolida il comportamento del nuovo adepto attraverso ricompense sociali e psicologiche, e punisce atteggiamenti indesiderati con critiche severe, disapprovazione di gruppo o con umiliazioni.
    Nasce una nuova identità, conforme a quella del movimento, che sostituisce quella precedente.
    Tale cambiamento non sempre avviene in maniera completa, ma, seppure sia presente una certa consapevolezza di essere “plagiato” dalla setta, la paura di non essere più in grado di affrontare la normale società funziona da deterrente a lasciare il gruppo.
    La fase di radicamento nel movimento, oltre che l’allontanamento - materiale, ma soprattutto psicologico - dell’adepto dal suo ambiente di vita quotidiano, comprende l’ostentazione di un sentimento di “fratellanza”, la cosiddetta love bomb.
    Questa “bomba di amore” consiste in esagerate attenzioni e cure verso la persona, alla quale si richiede gelosamente di ricambiare nelle stesse modalità, pretendendo tutto il tempo che ha a disposizione, in modo da dedicarlo esclusivamente alla setta e ai suoi componenti.
    Attraverso un iniziale adescamento fino al consolidamento della dottrina, l’adepto perde le proprie capacità critiche e si identifica con la volontà del gruppo, sentendosi lusingato nel rappresentare l’ideologia del movimento.
    Riti speciali e l’utilizzo di un linguaggio unico, particolare ed esclusivo della setta, costituiscono altri fattori di integrazione nella stessa e di allontanamento dalla realtà quotidiana.
    Tutti questi elementi concorrerebbero in vario modo a operare il cosiddetto lavaggio del cervello, presentato non come tecnica definitiva di sostituzione della personalità, ma come “riforma temporanea del pensiero”.


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