il mio romanzo

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pedro68
00mercoledì 8 febbraio 2006 21:37
II° Guantanamo

II°: Guantanamo

Propongo all’amico l’idea di riaccompagnare Katia, la muchacha con la quale ho passato la notte, al campo anche perché essendo di una località che si trova sulla strada per Guantanamo sarebbe un’occasione per vedere, seppure dall’esterno, la famigerata base militare degli yankees.
La mia proposta viene accolta con favore e partiamo in quattro: oltre al sottoscritto e alla signorina, ci sono Quirino e José, il primo d’ora in avanti lo chiamerò Rocca, in quanto essendoci subito accorti che i cubani il più delle volte non riescono a pronunciare il suo nome o al massimo lo trasforma in Chirino, l‘ho presento come Rocca, riprendendo il vecchio soprannome che usavamo ai tempi della scuola e che trova la sua motivazione nel fatto che proviene da Rocca 5 Miglia, un piccolo borgo dell’Alto Sangro. Il secondo invece è l’hermano dell’hombre que mira il coche, ex nazionale di lotta greco-romana il quale accorgendosi che non siamo pratici di Santiago e dell’Oriente si offre per farci da accompagnatore. Devo dire che contrariamente a quanto si pensa dei cubani la sua presenza, nonostante la mole, infatti lo ribattezziamo il Gordo, non è mai troppo ingombrante anzi spesso evita che ci accadano episodi poco piacevoli liberandoci dai molestatori. L’unica cosa è che non possiamo pensare di non invitarlo a cena, ci accompagna in diversi paladares soprattutto in quelli dove viene servita la migliore langosta, piatto tipico molto apprezzato da lui e da Rocca. Quest’ultimo arrivato a Cuba con molti dubbi circa la comida si dovrà ricredere e convenire con me la cucina criolla è molto gustosa.
Lungo la carrettera che conduce a Guantanamo abbiamo modo di assistere a delle scene che ci riportano indietro nel tempo e rappresentano una retrospettiva sulla vita agropastorale di oltre mezzo secolo fa, in quanto anche in Italia prima della meccanizzazione c’erano i carretti e l’aratro veniva tirato dai buoi. L’unica stonatura in questo contesto arcaico è rappresentata dalla televisione a colori presente in quasi tutte le case. Dopo aver bevuto il caffé offertoci dai familiari della muchacha, gradisco il caffé offertomi dalle persone alle quali vado a fare visita in quanto la considero una maniera per ripagarle della loro ospitalità , ci rimettiamo in marcia. Anche Katia, considerato che al ritorno faremo la stessa strada, desidera venire a Guantanamo. Una volta arrivati alla nostra meta, ci rendiamo conto che, una volta attraversata la città non c’è molto da vedere, così pensiamo di verificare il detto secondo il quale qui ci sarebbero le donne più belle di Cuba. Purtroppo però essendo un po’ in ritardo decidiamo di dedicare il tempo che resta alla ricerca della base e non a misurare la qualità estetica delle guantanamere. Chiedendo in giro informazioni sulla direzione da prendere arriviamo a una strada secondaria dove una sbarra interrompe la nostra marcia. A questo siamo costretti a fermare la macchina e a chiedere spiegazioni alla guardia cubana che si avvicina a noi per domandarci il motivo della nostra visita. Il Gordo, intanto, raggiunge la guardiola nel tentativo di raccogliere un permesso di transito, ci dirà che sono state fatte telefonate a diverse autorità militari senza sortire niente e che il lasciapassare viene consegnato solo a coloro che risiedono da queste parti. Rocca nel frattempo pensa di fare qualche ripresa con la videocamera, anche se non riesce a filmare la base che è ancora distante e nascosta nel verde. Quando riceviamo l’ennesimo avviso che dobbiamo andarcene tutti i viaggiatori risalgono a bordo, pensando a questo punto di tornare indietro per ripercorrere le strade del centro nella speranza di soddisfare almeno il desiderio di vedere se la ragazze del posto sono davvero belle. Anche se sappiamo, nel caso in cui la voce fosse fondata, che a noi, perchè siamo di passaggio, resterebbe solo una gran voglia inappagata. Purtroppo però non avendo modo di indagare a fondo decidiamo di lasciare Guantanamo e rientrare a casa prima che faccia buio. Sfortunatamente, per l’ennesima volta, la polizia cubana ci rende le cose più difficili del previsto. Al primo punto di controllo veniamo, infatti, fermati e ispezionati. Passiamo molto tempo nel gabbiotto sopraelevato che serve da ufficio ai poliziotti interessati alla camera del mio amico. Loro, anche se con fare amichevole, uno dice di essere innamorato dell’Italia e vorrebbe tanto poter visitare il nostro paese, non smettono di controllare e a maggior ragione quando si accorgono che proprio il proprietario della telecamera non ha con se i documenti e il passaporto.





A questo punto l’ attrezzatura da videoamatore viene sequestrata perché è necessario provvedere all’ispezione della pellicola che potrebbe contenere immagini compromettenti. Purtroppo però per fare tutte le ricerche è necessario spedire il materiale al comando provinciale per cui bisogna aspettare un agente motomontato che porti l’apparecchiatura a Guantanamo. Una volta giunto al punto di controllo il poliziotto prende la videocamera e la mette in una borsa della sulla mentre a noi non resta che seguirlo fino alla locale officina dell’immigracion. Torniamo quindi indietro a ruota del militare al quale si affiancherà un secondo, quest’ultimo però perdendo qualcosa dalla moto sarà costretto a fermarsi. A parte il mio amico che è preoccupato dalla fine che potrebbe fare la sua videocamera se dovesse finire in mani inesperte , nessuno sembra davvero in pena per quello che sta succedendo, anzi da turisti europei non possiamo fare a meno di ridere alle spalle della “giustizia” cubana che non perde occasione per mettere in atto i suoi metodi fiscali.
Arrivati all’officina dell’immigracion il Gordo e Rocca vengono chiamati per le interrogazioni, mentre io e la chica restiamo nella sala di attesa, dove arrivano anche altre persone, ricordo uno spagnolo sulla cinquantina che borbotta perché a causa di un cavillo che altrove non non sarebbe stato degno della minima considerazione, a Cuba lo costringe a passare per l’ufficio dell’immigrazione e a dedicare parte del suo tempo alla soluzione del problema. Intanto un ufficiale sembra catturato dalle immagini di un programma televisivo, uguale a tanti altri, che ripercorre alcuni momenti dell’ esperienza rivoluzionaria sulle montagne della Sierra Maestra. Qualcuno degli addetti mi dice di sedermi e di aspettare, ma io non riesco a stare fermo tutto il tempo per cui ogni tanto mi alzo per sgranchirmi le gambe o resto in piedi sul patio a fumare un Cohiba Club. Dalla stanza dove si svolge l’interrogatorio c’è un vai e vieni e ad un certo punto viene fatto segno anche a me di entrare. C’è un tavolo al centro della stanza illuminato da una luce fioca e il mio ex compagno di classe siede di fronte ai due agenti, quasi fossimo in sede di esame. L’amico mi dice che necessita del mio aiuto per rispondere alle domande e che già diversi agenti si sono succeduti nella stanza per interrogarlo e ognuno gli ha fatto la stessa domanda per vedere se la risposta data è la stessa. I funzionari sono al corrente del fatto che sono arrivato a Cuba il giorno prima e che ho portato anche una bicicletta, ragion per cui mi chiedono dove abbia messo la bicicletta. Gli spiego come stanno le cose e mi lagno del fatto che sembra che siamo perseguitati dalla polizia che in due giorni ci ha fermato già tante volte. Mi viene risposto che questa è la maniera per assicurare al turista una certa tranquillità. Non a caso dobbiamo guardarci dalle persone che frequentiamo perché mentre sulla ragazza non pendono carte de avertencia , e gli evito qualche noia dichiarando il falso. Dico infatti che la frequento già da tempo avendola conosciuta la prima volta che sono stato a Cuba. Per il Gordo le cose stanno diversamente, Josè infatti in più di un’occasione è stato sorpreso a fare negocio con i turisti. Anche se all’inizio la cosa può sembrare interessante e per certi versi divertente, ora comincio a stancarmi e quindi per evitare altre domande rispondo ai rappresentanti della legge che da questo momento terrò in mente il loro consiglio e, pensandomil contrario, il Gordo non è la persona giusta da frequentare. Prima di congedarci l’uomo in divisa estrae un foglio scritto a matita e ce lo fa firmare, chissà se anche a nostro carico esiste da qualche parte una carta de avertencia , mentre il suo collega in abiti civili, che senza farsi notare ci ha seguito in incognita fin dal momento in cui gli agenti di guardia alla sbarra, che per primi hanno segnalato la nostra presenza in questo posto, hanno richiesto il suo intervento, sostiene la tesi che questa è la strada giusta per evitare che a Cuba accadano cosas malas.











Come ultima richiesta una volta rientrati a Santiago dobbiamo presentarci all’officina dell’immigracion in quanto Rocca deve mostrare il passaporto e la visa, mentre il sottoscritto, abituato ad andare in giro con la fotocopia dei propri documenti, ha l’obbligo di esibire l’originale.
Quando uscimmo dalla sede del comando già è buio, così senza pensarci su due volte ci rimettiamo in marcia e dopo aver lasciato Katia nei pressi di un Rapido del suo paese, dove cercherà un passaggio fino alla sua casa nel campo, arriviamo a destinazione . Prima però di calmare la fame dobbiamo assolvere al nostro obbligo perché solo dopo avere portato le prove della nostra identità al posto di guardia in Santaigo, ci sarà concesso porre la parola fine a questa avventura e tornare a vivere più serenamente le nostre vacanze.
[SM=x82335] Pedro


[Modificato da pedro68 13/02/2006 9.32]

pedro68
00lunedì 13 febbraio 2006 09:34
[SM=x82287] [SM=x82287] [SM=x82287]
fabioeur
00lunedì 13 febbraio 2006 14:08
SIAMO ALLE SOLITE PEDRO
Caro Pedro, io ormai ci ho fatto il callo a queste piccole ingiustizie quotidiane che siamo costretti a subire da parte dei tutori dell'ordine nacional cubano. Non c'è proprio nulla da fare, fa parte della loro indole essere spacca....zi. Approfittano di qualunque occasione per rendere la vita difficile a chi frequenta, interagisce, ama, o semplicemente parla con gente cubana. Secondo me è anche un ingenuo gesto di scarsissima considerazione per l'intelligenza e la cultura altrui. Insomma, quando gli mettono in mano una briciola di potere a questi IGNOBILI DEMENTI DELLA POLICIA - IMMIGRACION-ETC ETC CUBANA credono di conquistare automaticamente la doppia laurea honoris causa in sociologia e psicologia. Comunque io me ne fregherei ampiamente delle loro miserabili azioni di disturbo se non fosse che poi ci sarà sempre un povero cubano che mi frequenta a subire le loro angherie. [SM=g27812]Asì es la vida, asì es la Isla querida.

Interessante racconto, vai avanti Pedrito? [SM=g27811]
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