Senza sigarette respira anche il cuore

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xvalentino
00giovedì 16 novembre 2006 00:10
Niente fumo nei locali pubblici, meno infarti. Lo dimostrano i dati raccolti in due città molto distanti e diverse tra loro come Torino e Pueblo, in Colorado, dopo l'entrata in vigore del divieto di fumare nei locali e negli ambienti pubblici.

Uno studio dell'Università di Torino dimostra come, grazie alla legge anti fumo, in pochi mesi il numero di ricoveri per attacco cardiaco nelle persone al di sotto dei 60 anni sia diminuito di oltre il 10 per cento. I ricercatori torinesi hanno analizzato i dati dei ricoveri ospedalieri in Piemonte in due periodi diversi: tra ottobre e dicembre 2004, prima dell'introduzione del divieto e tra febbraio e giugno 2005, quando il divieto era già in vigore. I risultati dell'analisi hanno indicato una differenza significativa tra il prima e il dopo: nel periodo successivo all'introduzione del divieto di fumo i ricoveri per infarto del miocardio negli adulti con meno di 60 anni sono scesi a 832 rispetto ai 922 registrati nel periodo precedente al divieto preso in considerazione. E questo nonostante l'incidenza di infarti fosse in aumento già dal 2003.

Il merito di questa diminuzione dell'incidenza sembra essere l'effetto che la proibizione di fumare nei luoghi pubblici ha avuto nel ridurre l'esposizione al fumo passivo: la limitazione del fumo attivo, infatti, sembra avere avuto un effetto limitato sui ricoveri per infarto dei fumatori. La regolamentazione del fumo nei luoghi pubblici ha quindi effetti positivi anche a brevissimo termine sulla salute.

Una ulteriore conferma viene da uno studio, condotto dai ricercatori dell'Università del Colorado, che ha preso in esame dati simili a quelli analizzati dagli italiani ma relativi a Pueblo, una città che si trova a Sud di Denver, in Colorado, e che conta poco più di 100.000 abitanti. Nei 18 mesi successivi all'ordinanza di divieto (entrata in vigore nel 2003), i ricoveri ospedalieri per infarto del miocardio si sono ridotti del 27 per cento. Rispetto ai 18 mesi precedenti l'entrata in vigore del divieto, negli ospedali della città sono stati registrati 108 ricoveri in meno per infarto. In questo caso la legge proibisce di fumare non solo nei locali e negli edifici pubblici, ma anche nei posti di lavoro e nelle aree considerate ricreative. La riduzione dei casi di infarto non è stata invece osservata nelle città vicine, nelle quali non sono state emesse simili ordinanze anti fumo. Anche nel caso della città statunitense il merito sembra essere del effetto del fumo passivo, che potrebbe quindi costituire un fattore scatenante per l'infarto del miocardio. Gli effetti sono più marcati di quelli osservati in Italia probabilmente perché si riferiscono a un periodo più lungo, perché il divieto è più restrittivo e soprattutto perché la percentuale di fumatori a Pueblo è particolarmente elevata: i fumatori sono il 22,6 per cento della popolazione, contro una media nel Colorado del 18,6.

I divieti di fumare in pubblico avrebbero quindi il merito di migliorare rapidamente la salute cardiovascolare di una comunità, forse più di qualsiasi altra strategia preventiva messa in pratica finora.



www.tempomedico.it/2006/815/new.php?id=007
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