Il Mikvè
La parola mikvè si incontra per la prima volta in Genesi 1°, 10:
"Dio chiamò terra l’asciutto e chiamò mari la raccolta delle acque" (mikvè màyim).In altri due punti, nella Bibbia, si parla ancora di mikvè - come mikvè màyim, cioè raccolta di acqua - e precisamente in Esodo 7°, 19 e Levitico 11°, 36. In tutto, tre volte.
Nell’uso corrente, fin dai tempi più antichi, mikvè sta ad indicare una piscina per l’immersione rituale: immersione che deve essere completa (cioè fino a che neppure un capello rimanga fuori dall’acqua) e in stato di totale nudità.
Nella tradizione ebraica la mitzvà del mikvè è considerata una dei chukkìm cioè le mitzvòt di cui non ci è stato rivelato il significato, ma i rabbanim ritengono che ci sia un riferimento all’acqua primordiale, l’acqua della creazione; dal mikvè si esce completamente rinnovati, come una persona nuova.
Un giorno la terra emerse dalle acque per l’opera creatrice di Dio, e come ogni bambino esce dalle acque amniotiche per vedere la luce, così l’emersione, che segue ad un'immersione nel mikvè, ripete simbolicamente ogni volta un processo di rinascita.