PERSONAGGI E SITUAZIONI DI "Lezioni cubane" tratti da TuristiperCaso
"Lezioni cubane", romanzino di Luca Tognaccini che racconta un bel viaggio a Cuba.
Il mio straordinario viaggio a Cuba è diventato un libro, “Lezioni cubane”
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Bacco, tabacco e Venere per i più giovani, per i quarantenni un ambiente ricco di stimoli per scrivere un romanzo alla Hemingway , un posto tranquillo dove sbevazzare a poco prezzo per i pensionati. Sono tante le vacanze cubane possibili. Viaggio a Cuba. Da Firenze a Parigi. E da lì all’Havana con Air France. All’andata tutto bene, anestetizzato con benzodiazepine. Al ritorno sull’Air France hanno dimenticato di cambiare l’aria. La moquette spessa celeste non è pulita e fa il resto. Era stato meglio nel 1994 con un aeroplanino Air Europe da Malpensa diretto a Cuba, anche se un po’ di apprensione al momento di sorvolare il triangolo delle Bermude, come testimoniato dallo schermo in tempo reale. Lassù è l’unico posto dove ci sono le nubi anche a 10mila metri. Un’ora di terrore nella speranza che la fantageografia del noto libro fosse davvero tale.
A Cuba gli hotel fanno parte dello spettacolo. Superclub Breezes a Varadero:un ambiente internazionale dove fare amicizia con estremisti di mezzo mondo, cantare le canzoni dell’Ira orecchiate in parrocchia all’Irlandese in fila come te per la noce di cocco tagliata e ripiena di rhum con cannuccia; commentare l’ultimo film di Kusturika mentre giochi a beach volley con i serbo-italiani; con don Carlos,il cileno naturalizzato ristoratore in Canada e laureato in scienze politiche, discutere di Mercosur, di Garibaldi massone, della tragica fine di Salvador Allende pure lui massone, della salute di Fidel, del Che. Troppo interessante.
Decido di non rischiare. All inclusive al Superclub Breezes Varadero. Con soli 70 dollari al giorno in una location da favola. Una diplomata all’alberghiero in viaggio di nozze mi dice che strutture del genere in Italia, se esistono, costano 5-9 volte tanto. Tre ristoranti,fra cui uno italiano con una strana lasagna col basilico ambientato fra simpatici finti ruderi classici, una palestra con ventole aperta tutta la notte (ma perché in Italia no, per quando uno non prende sonno), animazione eccellente (Madian parla un buon italiano), spettacolini ingenui come recite scolastiche ben fatte nel dopo cena. Cuoco di Parma. “Nosotros italianos comemos mucha pasta”. Inutile dirlo. Mega razione, sembrava di essere a casa.
Nella Jacuzzi alle tre di notte il trentenne dal forbito inglese si lascia scappare un’imprecazione in Italiano. Si vergognava delle sue origini. Adesso trasporta migliaia di persone all’anno nella metropolitana di Toronto. Calabrese, mi racconta senza accenti dialettali la sua triste storia.
Dell’Hotel Atlantico, Playas del Este, ricordo con nostalgia la terrazzina sull’oceano, con annessi sigaro Montecristo e rhum Havana Club, proprio dove toccano terra enormi masse d’aria dopo aver cavalcato vasti spazi vuoti salmastri. Una botta d’infinito.
Quando i musicisti a mensa intonano su richiesta “Comandante Che Guevara” bisogna interrompere la comida ed ascoltare in religioso silenzio.
Per scoprire la vera Cuba ho noleggiato una jeep per un giorno e poi sono ricorso ad un taxi particular, uno zio di Madian, che mi ha portato a spasso dopo avermi vestito come un cubano con roba sua per evitare la polizia. Una sera in un eccesso di generosità ha voluto riaccompagnarmi al Breezes, beccato dal poliziotto di turno. Varadero è separata da un ponte di ferro supersorvegliato dalla terraferma; l’agente dopo una multa di 10 dollari si è offerto di spingere la lada blu in panne.
Per conoscere la vera Cuba fuori dei villaggi turistici meglio il taxi particular (illegale) alle macchine a noleggio (troppo care). Con 20 dollari, per tutto il pomeriggio Omar, che la mattina lavora alle pompe di petrolio, ti scarrozza dalla Finca vigia di Hemingway alla nuova abitazione del piccolo Elian. Alcuni flash di viaggio.
Havana-Malecon. Me lo sono fatto tutto a piedi,la sera, in compagnia di due studenti come guide turistiche. Caldo umido, viaggio con la maglietta rossa e su sopra la famosa effigie del Che fotografato da Korda. Allora non ce le aveva nessuno. “Dove l’hai trovata?” “In Italia.” Sopra giacca color vinaccia della Lebole. Troppo pacchiano anche per loro, suscita risatine dei miei accompagnatori che però si fanno riaccompagnare a casa per indossare jeans lunghi e camicie a maniche lunghe. Sul muretto artisti di strada involontari, i ragazzi si tuffano fra gli scogli usando la luce fioca dei lampioni, tanto ci sono sempre i soliti 30 gradi . Mi presentano El loco, uno che riconosce da dove provengono gli Italiani, guardandoli in faccia.”Arezzo”, mi dice. E ci azzecca. Un semplice piatto con due casse stereo raduna un migliaio di persone in uno slargo del lungomare. Non passa una macchina. Folate di ragazzi felici che su biciclette nere fanno a chi arriva primo.
Havana-Paseo del Prado. Bellissima passeggiata tutta in marmo. Una coppia appena sposata in abiti holliwoodiani esce dal municipio(?) per salire su una Buick. Sembra di essere piombati negli anni ’50. Il venditore di acqua per 10 centesimi ti riempie una lattina senza coperchio, tirata a lucido. Non ho mai assaggiato un’acqua più buona. Un paladar abusivo ospita me e le guide per 5 dollari a testa. Riso e fagioli neri, ciccioli di maiale. Semplice ma buono.Siamo nell’ingresso di un edificio storico. I soldi del pranzo serviranno per pagare il muratore. Usciamo di soppiatto come se fossimo stati in una setta segreta.
Havana-Tunnel. Con la jeep Suzuki faccio divertire le mie guide. Il vento fresco del tunnel rinfresca la pelle. Non ho visto divieti ma un poliziotto di colore mi ferma. Vuole 30 dollari. Mi adiro. Ma la ragazza mulatta dice “Es mi hombre”. Subito ci lascia e ferma un’altra macchina. Penso che a Cuba le macchine viaggiano per un chilometro sotto il mare ed a Firenze il nuovo viadotto davanti alla Cascine non riesce a sottoattraversare l’Arno.
Matanzas. Guida Omar mentre Maylin fa da interprete. Come arrivo, faccio un balzo sul sedile posteriore. Troppo bello. Avete presente la collina di Fiesole che digrada sul mare? Fantastico. Grande ospitalità. Bellissima dormita in una classica casina a un piano con persiane senza vetro. Solo 20 dollari. Più 25 per la cassetta di sigari Montecristo al mercato nero. Mi dicono che provengono da un’industria di Stato. In Italia saranno molto apprezzati anche da alcuni amici preti. In questo luogo sono stato iniziato alla Santeria, la religione degli schiavi che univano i santi cattolici con gli dei Yoruba. L’autista mi dice che gli hanno guarito il figlio. Ho diverse cose da chiedere. E le ho anche ottenute. Chiedo il permesso a Dio e poi via, ecco il celebrante vestito di bianco che traccia i cerchi, accende le candele, getta la sorte, uccide il gallo, poi la doccia salvifica e la toalla bianca. Il vice mi abbraccia come un fratello e mi rivela che lì si parlano tutte le lingue del mondo compreso il fiammingo, il francese. Prima di me c’è stato un professore universitario olandese, probabilmente stava cercando materiale per un trattato di sociologia. Prima di entrare una discesa mozzafiato tipo San Francisco, nell’ingresso una sedia a dondolo in cuoio, in una nicchia sembra una madonnina con offerte di rum, profumi alla moda, miele. Sensazione inebriante di libertà, pur essendo io uno che riga dritto. Vita piena, così dolce che sembra quasi che la morte non esista a Cuba. In bicicletta sotto la pioggia torrenziale, è come fare una doccia con l’acqua calda.
Cardenas. Città a scacchiera in stile coloniale. Noi abbiamo fatto il Rinascimento, ma loro avevano gli spazi per applicarlo all’urbanistica. In un ingresso oscuro e fresco mi fanno sedere su una sedia da barbiere con inciso nel predellino Boston 1904. Un pezzo da museo ancora in servizio. Chiedo una pozione anti-caduta. Il simpatico barbiere mi mostra la pelata e mi dice in spagnolo che se l’avesse avuta adesso non sarebbe ridotto così. Sarà costretto ad incollarsi in capo i capelli tagliati sul pavimento. Onesto e divertente. A casa l’amico barbiere mi dirà che è un taglio perfetto che considera anche le proporzioni del volto.
Varadero. Al bowling, enorme, una gentile ragazza mette al juke-box una canzone di Eros Ramazzotti, che qua con la Pausini è molto apprezzato. Per la prima volta in vita mia vedo un megaschermo collegato al juke-box con video cinematografico. Ma esistono in Italia? Alla casa della rumba mi si presenta il disk-jockey, forte accento napoletano. Gli Italiani all’estero sono meglio che in patria. Io però, è il mio quarantesimo compleanno, vado in un locale al primo piano annesso ad un albergo lì vicino. Con 10 dollari di entrata hai diritto a consumazioni senza limite, mohito e daiquiri. Conosco una coppia di Milano in viaggio di nozze. Foto ricordo. Le Italiane sono le donne più belle. Però come ballano i Cubani, non c’è paragone. Vola via un’ora a vedere una coppia di colore che volteggia con una fluidità impressionante. Bello. La danza come espressione di gioia e di intimità, senza quel virtuosismo che ti inculcano le nostre scuole, bensì modo di essere felici. All’uscita capisco di avere a che fare con dei boxeurs. In Italia vivrebbero di prepotenza. Lì, inebriati dal ballo, sconcertati come bambini perché è giunta l’ora della chiusura. A Cuba bisogna abituarsi ad essere piccoli. In media i mulatti sono giganteschi e capisci come mai Cuba primeggi in così tante discipline olimpioniche. Col mio 1,79 mi rassegno ad essere un quasi nano. Abbracciando una mulatta, ti domandi come mai sia una colpa avere la pelle scura. Subisco un furto. Sfilata la collana d’oro di Cimabue. Il dj napoletano chiama la polizia. Prestazione atletica, acciuffano la ladra ma la fanno andare via. Don Carlos, l’amico canadese-cileno mi fa sporgere denuncia e così conosco la locale stazione di polizia. Ho paura perché siamo in Sud America. Ma lì si chiama polizia rivoluzionaria e l’impressione è che il turista venga idolatrato. Brutta sorpresa: i Cubani sono razzisti. Una donna poliziotto mi dice che sono sempre le donne nere a commettere furti. Mi crolla un mito.
Nella chiesa di santa Elvira un tizio ombroso mi spedisce in ultima fila, forse perché indossavo i pantaloncini corti. Il prete canadese mi fa rimpiangere tanto don Silvano.
Playas del Este. Le spiagge a venti chilometri ad ovest dell’Havana,con palme,sole sabbia bianca. Prendo un chilo e mezzo di merendine dall’albergo e le faccio distribuire ai bambini piccini che si affollano quando la jeep si ferma. Lascio anche degli spiccioli per il gelato , un po’ di più ad un nino con la maglietta della Fiorentina. Alla distribuzione partecipa anche una signora anziana che mi risponde con un “Grazie”. Rasoi, magliette, scarpe, generi di consumo anche assai usati valgono come moneta sonante nel baratto con servizi come guida ed autista. Tutta colpa dell’embargo Usa, che qui chiamano
, una clamorosa ingiustizia condannata ripetutamente anche dall’Onu. Al mercato nero si trova di tutto. Faccio il pieno di gasolina con un imbuto improvvisato e riparto. L’impressione è che non funzioni niente ma che la vita possa andare avanti lo stesso. Tanto l’importante è essere felici. Una filosofia di vita, quella cubana, che non conosce programmazioni di sorta, ma così è un bel vivere alla giornata.
Conclusione. Secondo Marco Gargiullo, tour operator per LovelyCuba, titolare del seguitissimo blog “Cubanite”, che ha messo radici nell’isola, trovarvi lavoro per un Italiano è pressoché impossibile. Finiti i tempi beati della Prima Repubblica quando ci si poteva ritirare dal lavoro a 45 anni con una pensione minima decente. Altrimenti sarei già partito. Però, aggirando la legge, si può ancora acquistare una casetta per una cifra che va dai 3mila ai 10mila euro. Vamos?