Divinità dell'antico Olimpo

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Gigi'
00giovedì 29 giugno 2006 13:27
Ovviamente non potri ke iniziare con lui!
ZEUS

Zeus (in greco ?e??, ??a?) è una figura della mitologia greca, era figlio di Crono e di Rea

Il suo nome deriva dalla radice indoeuropea dieu (splendere), ricollegato al culto naturalistico solare dei primitivi. La radice indoeuropea è comune anche al latino Iup-piter(letteralmente "padre del Cielo"), deus e divus.
Zeus nacque a Creta, secondo Omero era il figlio primogenito, mentre Esiodo lo indica come terzogenito; venne nascosto dalla madre in una grotta del monte Ditte, in quanto Crono era solito mangiare i propri figli, per evitare l'avverarsi della profezia che lo voleva destituito da un proprio figlio.
Versioni posteriori indicano la sua nascita in Arcadia, quindi trasferito a Creta e nascosto sul monte Ida.

Fu nutrito dalla capra Amaltea e custodito dai Cureti, che fecero in modo che i suoi vagiti non potessero essere uditi.
Divenuto adulto, detronizzò il padre, con l'aiuto della madre Rea, nel corso di una guerra durata dieci anni. A lui si allearono i Ciclopi e gli Ecatonchiri. Divise in sorte il regno del padre tra i fratelli: Ade ottenne il mondo sotterraneo, Poseidone le acque interne e del mare, mentre Zeus ebbe il potere sul cielo. Tutti e tre erano interessati alla Terra e all'Olimpo.

La prima sposa di Zeus fu Metide, la prudenza (secondo Esiodo). Appena rimase incinta, Urano e Gea avvisarono Zeus che, se fosse nato un maschio, questo avrebbe detronizzato il padre.

Zeus ingoiò immediatamente Metide, ma il figlio di lei nacque comunque: fu la dea Atena.
La seconda sposa fu Temi, la legge, che gli diede le Moire e le Ore.

La terza moglie fu Eurinome, madre delle Grazie. Successivamente Zeus si unì a sua sorella, Demetra, che diede al mondo Persefone.

Quindi fu la volta di Mnemosine, che diede alla luce le Muse, quindi toccò a Leto, da cui nacquero Apollo e Artemide.

Alla fine fu Era a divenire moglie di Zeus. Questo è l'ordine dei matrimoni di Zeus, o almeno quello che ci è stato tramandato da Esiodo.

Omero, invece, indica Era come prima moglie di Zeus, aggiungendo alla lista anche Dione, che generò Afrodite.

Altre tradizioni aggiungono alla liste delle spose di Zeus, Maia, che fu la madre di Ermes.
I figli di Zeus ed Era furono: Ares, Ebe e Ilizia.

In origine Zeus era il dio dei fenomeni atmosferici, che ripuliva il cielo o che lo copriva di nuvole, dispensava la pioggia e scagliava i fulmini.

In una regione come la Grecia, prevalentemente agricola, questo potere aveva una importanza di primissimo piano: Zeus acquistò pian piano la sua personalità, imponendosi come il primo degli dei e il signore supremo dei mortali.

Zeus non era un dio creatore, ma un dio padre (pater familias), capo e protettore della famiglia degli uomini.

Nella Grecia antica, divenne lo sposo di dee autoctone, affinché in Grecia si creasse l'ordine, dando alla famiglia il ruolo primario.


Statua di Zeus - opera di FidiaIl nome di Zeus era associato a molti attributi:

Zeus Soter, padre e salvatore dell'umanità
Zeus Herkeios, protettore della casa
Zeus Xenios, custode delle leggi dell'ospitalità
Zeus Ktesios, custode della proprietà
Zeus Hamelios, protettore del matrimonio
Zeus Chtonios, dio della terra e della fertilità
Zeus Meilichios, venerato sotto forma di serpente
Zeus Eleutherios, custode della libertà
Zeus Poleios, la suprema divinità civica
Zeus Bulaios, protettore dello stato e delle adunanze
Zeus Efestios, difensore del focolare domestico
Zeus Nephelegeretes, " adunatore di nembi " "colui che raduna le nuvole", signore del bello e del brutto tempo.
Il culto più antico era quello tributatogli a Dodona, dove era presente anche un suo famoso oracolo. Da Dodona il culto passò ad Egina e da qui a tutta la Grecia.
La festa di Zeus, si celebrava con i Giochi olimpici. In Olimpia era presente il tempio più sontuoso, dove era custodita la gigantesca statua del dio opera di Fidia, in avorio e oro (Statua di Zeus a Olimpia).

La figura di Zeus si identifica in molte altre mitologie: Giove presso i romani, il Dyaus Pitar degli ariani che scesero nell'India, il Wotan germanico, il Deypatyros degli illirici.

Zeus, signore del fulmine, inizio e principio, è la forza e il signore di tutto. È l'unico corpo regale in cui si muove l'universo, il fuoco, la terra, l'acqua, la paura ancestrale e l'amore dai cento piaceri ...

(=Stefy=)
00giovedì 29 giugno 2006 13:51
e chi potrei mettere io?


Afrodite

la dea greca dell'amore, dai Romani identificata con Venere, è di origine fenicio-babilonese. Anche il suo nome stesso, benché in seguito posto in rapporto con la parola greca aphor " schiuma " con allusione alla sua nascita dalla schiuma del mare, pare sia semitico; si potrebbe persino pensare al medesimo etimo che troviamo nel nome degli Ebrei e di Abramo. Attenendoci a quanto scrive Erodoto (I, 105) parlando del santuario di Afrodite Urania che sorgeva ad Ascalona in Fenicia: " Questo santuario è, per quanto io ho trovato nelle mie ricerche, il più antico di tutti i santuari di questa dea, perché il santuario di Cipro è derivato da questo, come affermano gli stessi Ciprioti, e anche il santuario di Citera lo eressero alcuni Fenici, che provengono da quella stessa parte della Siria ". Queste annotazioni dello storico coincidono perfettamente con i racconti mitologici dei poeti: a Cipro alludono l'epiteto di Ciprigna usato da Omero e quello di Ciprogene con cui Esiodo chiama Afrodite. Nell'Odissea si parla inoltre del santuario della dea a Pafo nell'isola di Cipro. All'isola di Citera si richiama l'appellativo di Citerea già usato nell'Odissea; Esiodo ci racconta che la dea sarebbe nata dal mare nei pressi di quest'isola per poi passare a Cipro.

In occidente, il culto di Afrodite ebbe il suo maggiore centro in Sicilia sul monte Erice, dove esisteva un santuario punico dedicato a Tanit. Vi si praticavano riti di fecondità e, pare, anche la prostituzione sacra. Dalla Sicilia il culto della dea si diffuse in Italia fino a Roma, dove fu venerata col nome di Venus Erycina.

Ma per quanto nella sua genesi dea asiatica della fecondità, Afrodite in Grecia perde tutto quanto possa rammentare questa sua discendenza e diventa una divinità squisitamente ellenica. Pare per altro che in Grecia la sua immagine si sia fusa con quella di una antica divinità indigena, altrimenti non si spiegherebbe perché Pausania la chiami " la più vecchia delle Moire " ed Epimenire la faccia sorella delle Moire e delle Erinni. Anche i suoi rapporti con un dio tristo e sanguinario come Ares, dal quale avrebbe avuto Demo e Fobo (il Terrore e la Paura), ma pure Armonia, fanno ritenere che sulla figura di Afrodite abbia influito qualche antica divinità legata alla terra.

Per Omero, Afrodite è figlia di Zeus e di Dione. Esiodo invece ci racconta nella sua Teogonia un altro mito, probabilmente più antico, che pur partendo dal mito cosmico del Cielo e della Terra, ci dà un'Afrodite perfettamente greca. Narra dunque Esiodo che Urano, il dio del Cielo, si stese nell'amplesso amoroso sulla Terra, quand'ecco sul più bello sopraggiungere Crono che lo mutila. Il membro staccato galleggia sulle onde finché non si trasforma in bianca spuma nella quale si forma la fanciulla divina. Possiamo proseguire il racconto con le parole del VI Inno omerico:

... La potenza di Zeffiro, l'umido stormitore, duttile la rapì dalle onde del mare che sempre scroscia.

Le Ore dal diadema d'oro salutanti la coprirono di vesti immortali, il capo le cinsero del serio d'oro mirabilmente intrecciato. Nel forellino del lobo d'orecchio le misero fiori preziosi d'oro e ottone, indi ornarono il delicato collo e il seno lucente di collane d'oro di cui esse stesse si fregiano, allorché, cerchi d'oro nei capelli, si recano all'amena danza degli dei e alla casa del padre. Compiuta l'opra, portarono Afrodite, tutta splendida com'era ornata, agli immortali. " Benvenuta " essi esclamarono, porsero la man destra e ognun la desiderò quale sposa da condurre alla propria magione. Stupore così e meraviglia destò Citerea dalle ghirlande di violette.

Nata dal mare, Afrodite veniva venerata dai naviganti, non come Poseidone, ma come colei che rende il mare bello e tranquillo e sicura la navigazione. Le era sacro il delfino, l'allegro accompagnatore dei naviganti. Lucrezio dice: "Quando tu vieni, fuggono i venti e si dileguano le nuvole; per te la terra la fiorire il leggiadro ornamento dei fiori, per te sorride lo specchio delle acque del mare, e gli spazi lucenti del cielo splendono in silenzio ".

Afrodite ammansisce dunque non soltanto il mare, ma rende bella anche la terra. Ella è la dea della primavera in fiore. Le sono sacre le rose, ma anche molte altre piante, quali il melograno e il mirto. Anche la mela, antico simbolo dell'amore, si trova nella sua mano.

Se la primavera è la stagione dei fiori, essa è anche la stagione che invita all'amore. Dice il V Inno omerico:

Cantami, o Musa, le opre dell'aurea Afrodite Ciprigna, che risveglia la soave brama dei numi, soggioga le stirpi dei mortali, gli uccelli alti in cielo e tutte le bestie che in gran copia nutrono la terra e il mare; tutti quanti chiedono i lavori di Citerea ornata di serti.

Era quindi ovvio che Afrodite venisse collegata al matrimonio e alla generazione dei figli, ma in fondo non fu mai la dea dell'unione coniugale, quale fu Giunone. Lei era piuttosto quella potenza che spinge un essere irresistibilmente verso un altro essere. Il mortale non può opporsi alla volontà di Afrodite. " All'impeto violento di Ciprigna l'uomo non può resistere; soave si la dea a chi le cede, ma se trova l'ostinato e altezzoso,, lo tratta con inaudita durezza ", dice Euripide nell'Ippolito.

Afrodite era rappresentata, cinto il corpo di rose e di mirto, su un carro tirato da passeri colombe e cigni. Suo era un cinto miracoloso che rendeva irresistibile chiunque lo possedeva, perché vi erano intessute tutte le malie d'Afrodite, il desiderio e il favellare amoroso e seducente che inganna anche il cuore dei saggi, come diceva Omero. Persino Giunone, i cui rapporti con Afrodite erano improntati a quel miscuglio prettamente femminile di amicizia puntuta e di ripicche valutate, se lo fece prestare allorché Giove aveva per la testa qualche avventura galante.

Accompagnavano Afrodite le Grazie e i geni della bramosia e della persuasione: Eros, Imeros e Peito. Suoi erano " il cicaleccio della fanciulla, l'inganno e la dolce voluttà, l'amplesso e la carezza ", come stabilisce autorevolmente Esiodo.

Ella era la bellezza in persona, la grazia e la leggiadria, e Paride, benché comprato con la promessa della bella Elena, non fu in fondo un giudice ingiusto preferendola a Giunone e Minerva e assegnandole il fatidico pomo con la scritta: "Alla più bella!" gettato dalla Discordia sulla mensa nuziale di Peleo e Teti.

Dopo d'aver concepito, da un abbraccio con l'eroe troiano Anchise, il pio Enea dovette per comando di Giove sposare Vulcano, il dio deforme del fuoco, che ella si affrettò ad ingannare con Marte, dal quale avrebbe avuto due figli, Eros o Cupido, cioè l'Amore, e l'Amore corrisposto, ossia Anteros. Ma Vulcano, al quale avrebbe dato un figlio, Priapo (secondo altri Priapo sarebbe invece nato dall'unione con Bacco), aveva - e non a vanvera - qualche sospetto che Afrodite lo stesse tradendo. Un giorno, sorpresa Afrodite in flagrante con Marte, volle avere la sua vendetta; e, circondato il letto dell'infedeltà d'una rete così ingegnosa che i due amanti vi rimasero accalappiati, li offrì in spettacolo a tutti gli dei accorsi al richiamo del marito tradito (le dee, pudibonde, rimasero nelle loro camere). Gli dei, naturalmente, si fecero delle gran risate sul conto di Vulcano.

Oltre a Marte, numerosi altri amanti furono attribuiti ad Afrodite; fra l'altro Dioniso, che l'avrebbe resa madre delle Grazie e di Imene. Anche da Poseidone, dio del mare avrebbe avuto un figlio, Rodo, la personificazione divina dell'isola di Rodi. Dall'unione con Mercurio infine le sarebbe nato Ermafrodito. Ma la sua grande passione fu Adone che doveva poi cadere vittima della furiosa gelosia di Marte. Anche senza compromettersi, aveva un debole per gli uomini in genere, come ad esempio per Faone cui donò, in compenso d'averla traghettata da Lesbo al continente, una bellezza tale da renderlo mira delle bramosie delle donne, fra cui la poetessa Saffo. Andò a finire che si considerava Afrodite anche la dea della fortuna; la si invocava nel gioco dei dadi.

Per le rappresentanti del proprio sesso, Afrodite invece sembrava - e ciò è molto femminile - non nutrisse soverchie simpatie. Basti pensare quante sventure portò ad Elena, Fedra, Pasifac e tante altre. Anche Psiche, l'amante di suo figlio Amore, venne da lei trattata in modo piuttosto umiliante.

Oltre agli appellativi di Ciprigna, Ciprogena e Citerea, Afrodite aveva fra gli altri i seguenti epiteti:

Anadiòmene (emersa dal mare)

Antheia (dea dei fiori, così chiamata a Creta)

Apostrofìa (sviatrice, sottinteso dalle passioni colpevoli)

Aurea (così la si chiama da Omero in poi)

Callìpigia (dal bel sedere)

Filomète (amante dei piaceri)

Peristèa

Pòntica

Tritònia







ps: [SM=x455302]


[Modificato da (=Stefy=) 29/06/2006 14.31]

Sasuke Kid
00giovedì 29 giugno 2006 14:07
brave bambine [SM=x455262]
Gigi'
00giovedì 29 giugno 2006 14:12
ERA

Era è una figura della mitologia greca, era la regina degli dei dell'Olimpo. Figlia di Crono e di Rea, sorella ed anche sposa di Zeus. Generò Ares, Ebe, Efesto e Ilizia.

La sua origine è molto antica: era venerata prima dell'epoca delle migrazioni, ma come divinità autonoma, senza marito.
Nella religione olimpica, era la protettrice del matrimonio, presiedeva a tutte le attività delle donne e vegliava sui bambini.
Era non è un vero nome (rimasto sconosciuto), ma un titolo, "la Signora".
Sembra che il culto originale fosse così importante, da costringere gli invasori venuti dal nord ad inserirlo nella loro religione nel rango più elevato: fu così che Era divenne sposa di Zeus.
La mitologia ci racconta di un matrimonio non felice. Era non dimostrò il minimo affetto per i figli, tutte le leggende la mostrano come sposa bisbetica ed infelice, in continuo contrasto con un marito che non ha scelto, resa continuamente gelosa dalle continue infedeltà di Zeus, persecutrice crudele delle rivali e dei loro figli.

Un giorno Zeus incontrò Era e se ne innamorò. Per sedurla si trasformò in cuculo, si lasciò infradiciare da un temporale da lui stesso scatenato sulle pendici della montagna in cui Era amava passeggiare.
Dopo la pioggia, la dea uscì per la sua passeggiata e si sedette ai piedi di un albero. Un uccellino tutto bagnato andò a posarsi sulle sue ginocchia, la dea lo raccolse tra le mani per riscaldarlo.
Fu a quel punto che Zeus riassunse la sua forma normale e la sedusse, promettendole di sposarla.
Una volta sposati, le liti si susseguirono senza fine. L'Iliade ci mostra i due coniugi schierati sui fronti opposti della guerra di Troia.
Era sostiene apertamente gli achei in quanto Elena e Paride le hanno recato offesa. Zeus cerca di rimanere neutrale, pur avendo degli obblighi nei confronti della madre di Achille, Teti. Questo suo atteggiamento è considerato da Era come ostile.

In un'altra leggenda fu Era a scegliere Zeus come suo sposo e per conquistarlo si fece prestare da Afrodite la sua fascia magica.

I santuari dedicati ad Era di epoca storica si trovano ad Argo e sull'isola di Samo. L'isola rivendicava a se l'onore di aver dato i natali alla dea e di essere stata testimone dell'idillio con Zeus (come indicato da Omero nell'Iliade, libro XIV).
Anche Argo rivendicava il ruolo di città natale della dea, giustificandola con la presenza dell'antico santuario a lei dedicato, lo Heraion, che si ergeva a circa 10 km dalla città.
La festa a lei dedicata era detta Heraia, si svolgeva ad Argo ed era accompagnata da giochi atletici


(=Stefy=)
00giovedì 29 giugno 2006 14:18
Artemide


ARTEMIDE Come Afrodite, anche Artemide sembra essere di origine asiatica. Ad ogni modo, il suo nome non è di origine greca. L'immagine plurimammelluta dell'Afrodite di Efeso fa pensare che fosse collegata ai riti della fertilità. Anche talune leggende come quella di Endimione o di Callisto che deviano dall'ambito della più perfetta verginità della dea, fanno trasparire la sua figura originaria. A differenza di Afrodite, trattasi però soltanto di ipotesi senza documentazione. Ci dobbiamo dunque attenere all'immagine classica di Artemide, che ce la mostra come incarnazione della natura.

Se diciamo natura, dobbiamo però abbandonare le idee o romantiche o ipocrite (tipo villette residenziali pluriservizi a contatto con l'incontaminata natura) e rifarci al concetto della natura proprio all'uomo antico: valli solitarie, alture remote, una miriade di vite che germogliano, crescono, si agitano, cantano, stormiscono, ruggiscono, si cercano, si distruggono, si generano. Un'immagine della natura dunque che nello spettatore suscita sbigottimento, inquietudine, un senso di estraneità e di mistero. Ecco Artemide. La sua essenza divina non agisce sulla coscienza dell'uomo, ma intrinseca nella purezza della natura immacolata.

Ovviamente, la natura ha anche un altro aspetto, terribile, demoniaco, distruttore e generatore; ma questo aspetto viene incorporato da altre divinità, non da Artemide. Ella è la natura estiva, vibrante di luce. Non per nulla si diceva che Artemide assieme al fratello Apollo, con l'avvento dell'autunno emigrasse nel paese degli Iperborei per far ritorno all'estate successiva.

Come Apollo, anche Artemide è lontananza e purezza, tuttavia con la differenza dovuta al sesso. Mentre in Apollo il distacco e la purezza sono la conseguenza di un virile atto di volontà ragionata, per Artemide si tratta di ideali del l'esistenza fisica, dell'essere donna. Artemide incarna la natura; ora la natura o è incontaminata o non è più natura (un prato, dopo il bivacco di gitanti domenicali, difficilmente può pretendere di essere ancora natura). Era quindi più che logico che si pensasse Artemide vergine. Dice l'Inno omerico ad Afrodite:

Artemide pure, la rumorosa dea dal fuso d'oro, mai cedette all'amore d'Afrodite, dal dolce sorriso.

Come la natura, Artemide è ritrosa. Atteone, che osò spiarla al bagno, venne sbranato dai propri cani. La selva sconfinata è il suo regno. Va cacciando per monti e boschi, seguita dalle sue deliziose compagne, le Ninfe, con le quali intreccia danze sui prati fioriti. Omero (Odissea, VI), la descrive così:

Come Diana per gli eccelsi monti o del Taigeto muove o d'Erimanto, con la faretra agli omeri, prendendo de' ratti cervi e de' cinghial diletto: scherzan, prole di Giove, e a lei d'intorno le boscherecce ninfe, onde a Latona serpe nel cor tacita gioia; ed ella va del capo sovrana e della Ironte visibilmente a tutte l'altre, e vaga tra lor è più qual da lei meno è vinta.

Essendo dea della natura, Artemide è particolarmente vicina agli animali, sia come 'colei che li cura, sia anche come colei che li caccia. " Aspra agitatrice di belve ", la chiama Omero. Viene spesso raffigurata con dei leoni. Ma anche l'orso gode delle sue simpatie. Altro animale, sovente in rapporto con Artemide, è il cervo. Sostituisce Ifigenia, che le doveva essere sacrificata, con una cerbiatta. Strabone riferisce che nella terra degli Eneti (Venetí) presso il fiume Timavo si trovava un bosco sacro alla dea, dove cervi e lupi convivevano in pace e si lasciavano accarezzare dagli uomini.

L'iconografia di Artemide la rappresenta di solito in abito di cacciatrice, armata di arco e faretra, il capo ornato - ma non sempre della falce lunare. Spesso è accompagnata da un levriero o da un cervo.

Il più famoso santuario di Artemide si trovava a Efeso; secondo i contemporanei era considerato il più splendido del mondo. Altri famosi templi della dea sorgevano a Delfo e Siracusa (Ortigia).

Oltre che con gli appellativi, già citati nel testo, Artemide era nota anche sotto il nome di Cinzia (come Apollo sotto quello di Cinzio) dal nome del monte sull'isola di Delo, dove entrambi sarebbero nati.





[Modificato da (=Stefy=) 29/06/2006 14.21]

[Modificato da (=Stefy=) 29/06/2006 14.30]

[Modificato da Sasuke Kid 29/06/2006 14.31]

Lasair
00giovedì 29 giugno 2006 14:19
ahahahahha perchè a me vengono in mente sempre questi? [SM=g27976]


(=Stefy=)
00giovedì 29 giugno 2006 14:23
Re:

Scritto da: Lasair 29/06/2006 14.19
ahahahahha perchè a me vengono in mente sempre questi? [SM=g27976]





anche a me [SM=x455285] [SM=x455285] [SM=x455285] [SM=x455285]

Sulla cima dell'Olimpo c'è una magica città,
gli abitanti dell'Olimpo sono le divinità,
poi lì c'è una bambina che ancora dea non è,
è graziosa e birichina, Pollon il suo nome è

Pollon, Pollon combinaguai
su nell'Olimpo felice tu stai,
la beniamina di tutti gli dei sei tu, uoh, uoh, uoh,
Pollon, Pollon combinaguai
su dai racconta quello che tu sai,
degli abitanti di questa città

Zeus è un nonno molto buono, non si arrabbia quasi mai,
se però tu senti un tuono si è arrabbiato e sono guai,
è chiamato anche Giove ed è il padre degli dei,
è sposato con Giunone che è una dea pure lei

Pollon, Pollon combinaguai
su nell'Olimpo felice tu stai,
la beniamina di tutti gli dei sei tu, uoh, uoh, uoh,
Pollon, Pollon combinaguai
su dai racconta quello che tu sai,
degli abitanti di questa città

Dio del sole, babbo Apollo, per il cielo se ne va,
su di un carro a rompicollo sempre a gran velocità
egli è anche pigro assai e dal dovere mancherà
ed il sole, tu vedrai, prima o poi non sorgerà

Pollon, Pollon combinaguai
su nell'Olimpo felice tu stai,
la beniamina di tutti gli dei sei tu, uoh, uoh, uoh,
Pollon, Pollon combinaguai
su dai racconta quello che tu sai,
degli abitanti di questa città

Eros è il mio grande amico e porta sempre buonumore,
è simpatico e ti dico che comanda lui l'amore,
e lo fa con frecce d'oro con cui poi lui centra i cuori
ed i cuori di costoro troveranno grandi amori

Pollon, Pollon combinaguai
su nell'Olimpo felice tu stai,
la beniamina di tutti gli dei sei tu, uoh, uoh, uoh,
Pollon, Pollon combinaguai
su dai racconta quello che tu sai,
degli abitanti di questa città

Pollon, Pollon combinaguai
su nell'Olimpo felice tu stai,
la beniamina di tutti gli dei sei tu, uoh, uoh, uoh,
Pollon, Pollon combinaguai
su dai racconta quello che tu sai,
degli abitanti di questa città



descrizione bellissima!! [SM=x455266]
(=Stefy=)
00giovedì 29 giugno 2006 14:28
Atena


L'origine del nome di questa dea, e quindi l'origine stessa del suo culto, non sembra greca. Le radici si trovano nei tempi arcaici, di cui nulla sappiamo. Una placca di Micene rappresenta una dea in corazza, protetta da uno scudo; è assai probabile che ci troviamo d'innanzi al prototipo di Atena.

Secondo quanto ci narra Esiodo nella sua Teogonia Atena era figlia di Zeus e di Metis, che significa prudenza o senno. Zeus, pressappoco come già aveva fatto Crono con i suoi discendenti, divorò la madre incinta, in modo da avere sempre con sé la consigliera. Compiuta la gestazione, Zeus avrebbe data la figlia alla luce dalla cima della testa. Funse da ostetrico Efesto, il dio del fuoco, spaccandogli la testa con un ben assestato colpo di scure. Atena nacque già adulta, armata di tutto punto. Mentre tutti gli antichi scrittori sono concordi sulle modalità della nascita spesso non si fa cenno al precedente di Metis. Dice l'Inno omerico dedicato ad Atena:

Canterò di Pallade Atena, la dea gloriosa, glaucopide, di molto consiglio, vergine pura, protettrice delle città, strenua e gagliarda, Tritogeneia, che Zeus, signore del senno, [lotta, ha partorito dal suo capo augusto, armata alla vestita d'oro e di splendore. Stupirono gli immortali alla sua vista. Ella però, seguita dall'Egioco Zeus, discese a balzi dalla vetta del sacro monte agitando la lancia acuta. Vibrò il grande Olimpo sotto i passi tremendi della glaucopide; tutt'intorno rintronò la terra, le onde del mare scure si gonfiarono; di colpo ristettero i fluttui salsi Lo splendente figlio d'Iperione fece lungamente sostare i cavalli, finché la vergine Pallade Atena si tolse finalmente dalle spalle l'armatura divina. Zeus, signore del senno, gioì.

Tuttavia non si ha nessuna ragione per escludere la maternità di Metis, cioè del senno, perché Atena è principalmente la divinità che incarna il senno e la ragione. Ella è sì anche la dea della guerra e dell'ardire, del valore e della vittoria, ma a differenza di Ares, che è un demone sanguinario, pretende dai suoi protetti non le azioni cieche, la mera forza fisica, ma azioni che siano il frutto di riflessione, di fermezza di carattere. E' significativo a proposito che nella battaglia degli dei, di cui ci parla il XXI libro dell'Iliade, è Atena che affronta e sconfigge Ares. E' lunga la schiera dei prediletti di Atena che ella assiste col suo consiglio, col suo incoraggiamento: assiste Ercole, Achille, Giasone, Bellerofonte, Diomede, e, soprattutto, Ulisse sul quale veglia come una sorella maggiore.

Atena è la dea che è sempre presente dove sia da compiere un'opera grande. Ciò la distingue da Apollo e da Artemide che amano il distacco.

Sia Apollo che Atena sono depositari di saggezza, e ambedue ne fanno parte agli uomini, ma con quanta differenza Apollo, per interposta persona, vaticina, e il succo dei suoi oracoli in parole povere suona: "Questo è quanto avverrà; regolatevi come meglio vi pare ". Atena, molto più incalzante, si rivolge personalmente ai suoi prediletti: " Questo è quanto dovete fare se volete conseguire la vittoria sulla natura, sui nemici e, soprattutto, su voi stessi ". La differenza non è da poco. Questa differenza genera altri tratti caratteristici che distinguono le due divinità. La lontananza crea sia l'astrazione sia il suo opposto, la fantasia, la vicinanza il senso del realismo. E astrazione e fantasia, che sono appannaggio virile, le troviamo in Apollo; il senso del realismo, caratteristica femminile, in Atena. Apollo è il dio della musica e delle arti, Atena presiede alle cose pratiche. Da lei impararono l'arte i fabbri, i carpentieri navali, i fonditori e orafi, da lei le donne l'arte di tessere.

E' vero che in Atene troviamo la dea quale patrona di tante altre arti e scienze: medicina, agricoltura, financo pedagogia, e infine arti e scienze tout court. Questa invasione del campo di Apollo è però di data piuttosto tarda e non è in linea col carattere della dea; furono gli Ateniesi ad addossarle queste incombenze nel desiderio di fare della dea protettrice della loro città - e quindi indirettamente della loro città stessa - un simbolo universale di splendore, spiritualità e industriosità.

Se ora confrontiamo Atena con Artemide, notiamo che di ambedue è tratto caratteristico la verginità. Dice il V Inno omerico che ad Afrodite sapevano resistere soltanto tre dee: Atena e Artemide appunto, nonché Estia (Vesta). Però esiste un'essenziale differenza fra la verginità di Artemide e quella di Atena. La verginità di Artemide è fatta di ritrosia e fuga, non è immune di minacce sia esterne (ad esempio Atteone) sia interiori (vedi Endimione); Artemide deve quotidianamente conquistare e difendere la sua verginità. Nulla di tutto ciò in Atena: la sua verginità è ovvia e sicura di sé, non solo non viene mai sfiorata da un attimo di titubanza, ma mai a nessuno dei tanti uomini cui si accompagnava, venne mai in mente di trattarla con atteggiamento men che rispettoso. Atena è la ponderatezza, il senno, il pensiero che porta all'azione, tutti stati d'animo che escludono ogni sentimentalismo o abbandono, che invece è richiesto dall'amore.

Atena è la dea della chiarezza. La chiarezza si rispecchia nell'occhio. Per questo il suo epiteto più consueto è glaucopide, traducibile sia come " dagli occhi azzurri " sia " dagli occhi di civetta ", da glaucos (azzurro) o glaux (civetta). L'etimo però è identico e significa splendente, come del resto glaucos viene anche riferito al colore splendente del mare. Ciò che caratterizza la civetta rispetto ad altri uccelli, è appunto l'occhio grande e splendente, e nell'occhio azzurro e luminoso si riassume anche l'essenza di Atena. Così la civetta divenne l'animale sacro ad Atena.

Fra le piante le era sacro l'ulivo. Narra la leggenda che' quando Cecrope, fondata la città di Atene, era incerto sul nome da assegnare alla città, Atena e Poseidone pretesero d'imporle ciascuno il proprio, finché la controversia, sottoposta al giudizio dei numi, fu composta da una loro sentenza, secondo la quale avrebbe dato il proprio nome alla città chi dei due contendenti fosse riuscito ad offrire all'umanità il dono più utile. Poseidone, con un colpo del suo tridente, fece balzar su dalla terra il cavallo; Atena, invece, creò l'ulivo. Allora gli dei, sia pure dopo un attimo di perplessità, decisero in favore di Atena.

Il culto di Atena fu vivissimo in tutta la Grecia, ma il fulcro restavano sempre l'Attica e Atene. Atene le eresse il grandioso tempio del Partenone (da parthenos = vergine) e le intitolò le più importanti feste dell'anno, le Oscoforie, le Procaristerie, le Plinterie, le Callinterie e, soprattutto, le Panatenee, di cui le ordinarie si celebravano ogni anno e le grandi ogni quattro. Ad Atene venne identificata con Nike, dea della Vittoria; spesso, nell'iconografia Atena è raffigurata con in mano l'effigie della Nike alata pronta a spiccare il volo.

Atena viene normalmente raffigurata vestita di peplo, elmo in testa e armata di lancia e scudo, quest'ultimo con la testa della Medusa al centro. Spesso le viene anche assegnata l'egida, la misteriosa pelle di capra ornata di frange che, scossa, provoca spavento e che è proprietà di Zeus.

Il numero degli epiteti di Atena è infinito; quello più diffuso è Pallade (colei che lancia l'asta).

A Roma, Atena venne identificata con la dea Minerva.






[Modificato da (=Stefy=) 29/06/2006 14.30]

Sasuke Kid
00giovedì 29 giugno 2006 14:29
ma dagli solo i nomi greci ^^

(=Stefy=)
00giovedì 29 giugno 2006 14:31
Re:

Scritto da: Sasuke Kid 29/06/2006 14.29
ma dagli solo i nomi greci ^^




ok ..fatto [SM=x455261]
(=Stefy=)
00giovedì 29 giugno 2006 15:25
Poseidone


Figlio di Crono e di Rea, fratello di Zeus, dio del cielo, e di Ade dio degli inferi, è il dio del Mare. Sua sposa è Anfritite,una Nereide.
Poseidone (Nettuno per i romani) era la divinità che riuniva in sé la sacralità del mare e degli aspetti inspiegabili e spesso antitetici:

mobilità delle acque contrapposta alla stabilità della terra, ma se vi era un terremoto la causa era attribuita al tridente del dio del mare;

contrapposizione tra maschio e femmina, col ruolo di marito della terra o in forma di stallone che possiede Demetra in forma di giumenta;

dominatore dell'isola Atlantide.

E' raffigurato barbuto e nudo (qualche volta con un mantello) e armato di tridente ed ha come attributo o un delfino o un tonno.
Un indiscusso abitatore e re del mare.

Ma nella mitologia il primo cenno sulle possibilità di una immersione subacquea si ha con Glauco.





[Modificato da (=Stefy=) 29/06/2006 15.26]

(=Stefy=)
00giovedì 29 giugno 2006 15:30
Apollo


Dio dell'arco d'argento

Che lungi saetta

Apollo, chioma d'oro.

Tirteo







Si narra che appena nato Apollo fu affidato alla dea Temi, che lo nutrì con nettare e ambrosia. Il piccolo dio crebbe in fretta e dopo alcuni giorni dalla nascita, andò a chiedere ad Efesto arco e frecce per dirigersi verso il monte Parnaso dove era nascosta Pitone, il serpente che Hera aveva mandato affinchè uccidesse sua madre, Latona. Dopo che Apollo lo trovò, l'inseguì fin dentro il tempio di Delfi e lo uccise. Egli conobbe l'amore incontrando una ninfa, di nome Dafne, La bella Dafne, figlia di Peneo, era una ninfa dei boschi sacerdotessa della Madre Terra. Molti uomini avevano chiesto la mano della ninfa però lei li respingeva tutti perchè aveva votato tutta e stessa alla grande dea madre. Un giorno, Apollo, vedendola lungo le rive del fiume, se ne innamorò e per esprimerle il suo affetto si nascose nel bosco, e quando Dafne andava per un sentiero, il dio le sbarrò la strada, dichiarandosi. Spaventata Dafne iniziò a correre, non dando il tempo al dio, di dirle chi egli fosse. Quindi Apollo cominciò ad inseguirla, e quando la ninfa vide che la stava raggiungendo invocò la Madre Terra, che la fece radicare al suolo, trasformando il suo corpo in un tronco d'albero ed i suoi capelli, sciolti, in una verde chioma di foglie. Quando Apollo raggiunse Dafne non la strinse, ma ghermì un alberello di lauro, ed è per questo motivo che l'albero di alloro divenne la pianta sacra ad Apollo. Apollo come sua sorella, Artemide, ebbe dal padre, svariate responsabilita’, infatti, lui fu il dio della luce diurna, guidando, ogni mattina, il carro del sole trainato da quattro cavalli infuocati, mentre la sorella fu la dea della luce lunare.



[SM=x455265] [SM=x455265] [SM=x455265]
(thecrippler)
00giovedì 29 giugno 2006 20:53
Efesto
Efesto è una figura della mitologia greca, era il dio del fuoco e della metallurgia e fabbro divino.

Era il protettore degli artigiani ed i suoi santuari erano più frequenti nelle regioni in cui si forgiavano metalli o in vicinanze di vulcani. Era un culto proveniente dall'Asia, dove i metalli erano abilmente lavorati.

Omero lo descrive come il figlio zoppo di Zeus e di Era. Nell'Iliade vengono riportate due possibili spiegazioni a questa sua infermità. Nel libro I, Efesto prese le parti della madre in una discussione con il padre, e fu scaraventato da Zeus, giù dall'Olimpo. Cadde sull'isola di Lemno, dove fu raccolto e soccorso da Teti e da Eurinomo. Nel libro XVIII è lui stesso a raccontare, come la madre lo avesse gettato dall'Olimpo, non appena nacque, disgustata dalla sua deformità. Comunque sia non e da imputare ai genitori la sua disgrazia, in quanto, fatto importante nella sua leggenda, era nato zoppo. Nonostante questa infermità, un artigiano abile era molto apprezzato da una comunità di guerrieri. Tutte le armi che forgiava erano dotate di poteri magici. In numerose altre mitologie si riscontra la figura del fabbro magico.

Nei racconti di Esiodo, viene indicato semplicemente come figlio di Era, senza riferimento al padre. La regina dell'Olimpo concepì Efesto di sua volontà, gelosa di Atena che Zeus mise al mondo da solo.

Esiodo non attribuisce spose ad Efesto, mentre Omero lo indica sposato a Afrodite.

Efesto aveva le sue fucine nelle viscere dell'Etna e nelle isole Eolie, a Vulcano e Lipari. I suoi aiutanti erano i Ciclopi monocoli.



(thecrippler)
00giovedì 29 giugno 2006 20:57
Eros
Eros è una figura della mitologia greca, era il dio dell'amore.

In origine non rappresentava un dio, ma una forza ed un'attrazione: con Omero rappresenta l'attrazione irresistibile che due esseri sentono uno per l'altro e che può arrivare a privarli della ragione o addirittura a distruggerli.
Con Esiodo, Eros si trasforma in un dio, ma non è il classico fanciullo paffuto, che vola qua e la scoccando frecce d'amore, ma una divinità primordiale, antica come Gea (la Terra) stessa. Non è figlio di Afrodite, ma il suo compagno di ogni momento.
La sua potenza era terribile, poteva causare danni a cui nessuno avrebbe potuto porre rimedio, né uomini né dei.
Da questa concezione, la figura del dio si trasformò in una divinità dell'amore, ma il pericolo che rappresentava era riconosciuto anche ai tempi di Euripide, che lo cita in un coro di Ifigenia in Aulide rievocando le sue frecce in senso figurato.
Il potere di Eros non aveva limiti, egli era l'elemento attivo dei primordi dell'universo. Per questo era adorato a Tespi sotto forma di una pietra grezza.
Vi sono diverse versioni della sua genealogia. A volte viene considerato figlio di Afrodite generato con Zeus o con Ares o con Ermes oppure da Ermes e Artemide. Una tarda leggenda di origine poetica lo definiva figlio di Iride l'arcobaleno e del vento dell'Ovest. Più spesso è detto figlio di Afrodite e Ares o divinità primordiale. Per personificare le diverse forme che può assumere, gli vengono attribuiti a volte dei fratelli, come Anteros, che personifica l'amore corrisposto. Un tardo racconto lo indica come lo sposo che Psiche non avrebbe mai dovuto vedere in volto. In Platone e precisamente nel Simposio è descritto come figlio di Penia (mancanza) e Poros (ingegno). Eros rappresenta così la ricerca di completezza che causa l'amore e le mille astuzie a cui sono pronti gli amanti per raggiungere i loro scopi amorosi. In chiave prettamente filosofica, la natura ingegnosa di Eros lo porta ad essere via verso la filosofia attraverso la mania erotica (vedi anche il Fedro).

Letteratura

In quanto dio dell'amore, Eros ha un ruolo determinante nella produzione poetica greca, dove viene spesso invocato per descrivere la passione del poeta.

...
in me Eros,
che mai alcuna età mi rasserena,
come il vento del nord rosso di fulmini,
rapido muove: così, torbido
spietato arso di demenza,
custodisce tenace nella mente
tutte le voglie che avevo da ragazzo.

Ibico (traduzione di Salvatore Quasimodo)



to lo preferisco cosi


Zambot 3
00venerdì 30 giugno 2006 03:57
interessante come post, comunque Pollon anche se in chiace comica ti raccontava alcuni miti greci.
Io sto facendo un blog sul mondo classico e sull'archeologia.
Lasair
00venerdì 30 giugno 2006 09:35
Ade & Persefone

Ade è una figura della mitologia greca, il suo nome significa "invisibile", ma il suo nome indica anche il mondo dei morti, su cui egli governava.

Figlio di Crono e di Rea, fratello di Zeus e Poseidone.
Era il signore del mondo sotterraneo, toccatogli in sorte dopo che i tre fratelli si divisero l'impero del padre, da loro sconfitto. Ade, e la sua sposa Persefone, erano sovrani nel loro regno, ma sull'Olimpo avevano lo stesso rango degli altri dei.

Il suo nome, non è altro che un aggettivo, poiché il terzo figlio di Crono, non aveva un nome vero e proprio. Come Plutone, rappresentava le ricchezza del suolo fertile, in quanto il suo regno si trovava nelle profondità della terra. In quanto Ade, era il dio al quale tutti, prima o poi dovevano presentarsi. Ma i vivi temevano di dare un nome a chi sarebbe diventato loro padrone dopo la morte.

Ade manifestava una giustizia implacabile, ma non era l'incarnazione del diavolo, perché per i greci, gli uomini commettevano le loro cattive o buone azione di propria iniziativa, senza essere spinti da un essere superiore o inferiore; essi non temevano neppure che egli li punisse.

Secondo loro, ogni uomo tanto stupido, tanto arrogante da offendere gli dei, sarebbe stato punito direttamente da questi, e il signore degli inferi non agiva in modo diverso dagli altri dei dell'Olimpo.

Nelle tradizioni antiche il suo regno si trovava ad occidente (Odissea, libro X); questa credenza era diffusa nell'antichità, in quanto è ad ovest che il sole tramonta. Solo in un secondo tempo Ade prese posto nel mondo sotterraneo.

Tutti i defunti, ricevuta adeguata sepoltura, arrivano alla sponda di uno dei due fiumi degli inferi, lo Stige o l' Acheronte, ed era Caronte a trasportarli sulla sponda opposta. La maggior parte dei morti finivano nella Pianura degli Asfodeli, dove conducevano un'esistenza imprecisa, pallido riflesso della loro vite terrena. I fortunati che avevano ottenuto i favori degli dei, avevano accesso ai Campi Elisi o alle isole dei Beati.

Coloro che avevano offeso gli dei (di cui pochissimi vengono indicati per nome), finivano nel Tartaro, dove il loro castigo era già prescritto.

Nel mondo sotterraneo sedevano tre giudici, tre uomini estremamente giusti da vivi, che assegnavano un posto ad ogni nuovo venuto: Minosse, Radamante ed Eaco. Il ruolo di quest'ultimo è più vago, in quanto appare soltanto nelle versioni di epoca più tarda.



Persefone è una figura della mitologia greca, era figlia di Zeus e di Demetra.

In quanto figlia di Demetra, portava il nome di Core o Kore ("la fanciulla"). Rappresentava il grano in erba, mentre la madre rappresentava quello maturo. Le due dee rappresentavano due aspetti della terra feconda. Persefone figurava anche nei misteri orfici, nei quali ebbe un figlio da Zeus, che si era unito a lei in forma di serpente. Il figlio era Zagreo, per lui Zeus aveva una predilezione e l'aveva destinato a regnare su tutto l'universo. I titani vennero a sapere delle intenzioni di Zeus, informarono Era, che ordinò loro di far sparire il bambino. I titani lo attirarono con doni, quindi lo fecero a pezzi e lo divorarono. Atena riuscì a strappare alla loro furia il cuore del ragazzo, lo portò a Zeus, che lo inghiotti ed immortalò Zagreo, facendolo rivivere sotto la forma di Dioniso. I titani furono fulminati e dalle loro ceneri nacquero gli uomini.

La leggenda narra che Persefone venne rapita da Ade, dio dell'oltretomba, che la portò negli inferi per sposarla ancora fanciulla. Demetra si infuriò e per ripicca, non fece più crescere le messi. Intervenne Zeus che ottenne un accordo tra Ade e Demetra: Persefone avrebbe trascorso con Ade negli Inferi i mesi invernali e con la madre il resto dell'anno sulla Terra; Demetra allora accoglieva con gioia il periodico ritorno di Persefone sulla Terra, facendo rifiorire la natura in Primavera ed in Estate.

Questo era un mito che esaltava insieme il valore del matrimonio (sei mesi a fianco dello sposo) e la fertilità della Natura (risveglio primaverile), motivi questi che rendevano la dea Persefone particolarmente popolare e venerata.

Testimonianze magno-greche del culto a lei dedicato sono oggi rappresentate dallo smisurato quantitativo di Pinakes (tavolette votive in terracotta), custodite al Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria,ma rinvenute presso gli scavi di Locri; e dalla magnifica statua di Persefone esposta al museo di Berlino trafugata da Locri agli inizi del XX secolo.

La religione romana identificò Persefone in Proserpina e la madre in Cerere cui era preposto un apposito flamen.







[Modificato da Lasair 30/06/2006 9.38]

(=Stefy=)
00venerdì 30 giugno 2006 15:37
Ermes, chiamato dai Latini Mercurio, era figlio di Zeus e di Maia, e fin dalla nascita rivelò una prodigiosa vitalità. Quando nacque, in una grotta sul monte Cillene, la madre lo depose in una cesta, ma lui trasformatosi subito in fanciullo salto fuori dalla culla e uscì in cerca d’avventure. Fuori dalla grotta vide una tartaruga, la prese la estrasse dal guscio e sul lato concavo tese sette corde, inventando cosi un importante strumento musicale, la lira. Dopo alcuni giorni, uscendo di soppiatto dalla grotta andò in un campo dove pascolava la mandria d’Apollo e la rubò. Per evitare che, sul terreno, restassero le tracce, mise sotto gli zoccoli delle bestie della corteccia d’albero. Apollo accorgendosi del furto andò subito dal giovane dio a riprendersi la sua mandria ma decise invece di cambiarla con lo strumento musicale creato da Mercurio. Un giorno, quando le vacche stavano pascolando, il giovane dio prese una canna dalla riva di un torrente, la tagliò e ne fece uno zufolo, e iniziò a suonarlo con grande maestria. Apollo sentendo la dolce melodia del nuovo strumento d’Ermes volle fare a cambio con il suo bastone dorato con il quale poteva radunare le mandrie, cosi facendo Ermes diventò il dio dei mandriani e dei pastori. Zeus, essendo ugualmente orgoglioso dell’intraprendenza del figlio, lo rimproverò, perché gli altri dei si lamentavano di vari furti commessi da Ermes. Ad esempio a Poseidone era sparito il suo tridente, ad Efesto i suoi attrezzi, ad Ares la sua spada. Ermes sentendosi in torto disse al padre che li rubava soltanto per avere, dopo, la gioia di restituire. Zeus dopo aver fatto promettere al figlio di non rubare più, lo portò con lui sull’Olimpo nominandolo messaggero degli dei, ed affinché potesse svolgere la sua mansione con maggior rapidità gli furono donati dei sandali alati, un cappelluccio, ed un bastone d’oro chiamato caduceo affinché tutti lo potessero riconoscere.




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