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Considerazioni sulla propria posizione "professionale"

Ultimo Aggiornamento: 21/01/2011 17:12
29/07/2007 22:10
 
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Il mio lavoro è lo studente, e faccio schifo [SM=x770835]
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28/02/2008 00:12
 
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Ormai sono 15 mesi quasi che lavoro nel mio attuale posto e mi sento sempre più soddisfatto. Ho il mio capo-progetto al quale ho l'impressione di non piacere più di tanto (oggi mi ha mezzo cazziato e non era neanche colpa mia, tra l'altro... [SM=x770844] ) e al quale le risposte che do sembrano sempre non piacere (e non so perché), ma comunque si può anche fottere...alla fine non ho quasi mai a che fare con lui e sono tranquillo.
L'ambiente è diventato più sereno, grazie anche a qualche nuovo acquisto più cazzeggione...

Solo che mi scazza sempre stare a Milano, non mi piace come città... Sogno di trasferirmi a Torino, a fare un lavoro simile a quello che faccio ora...e mettere su famiglia... [SM=g27821]
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Ma una maledetta voce mi diceva dentro, che era là anche lui, l'estraneo, di fronte a me, nello specchio. In attesa come me, con gli occhi chiusi. C'era, e io non lo vedevo. Non mi vedeva neanche lui, perché aveva, come me, gli occhi chiusi.
03/03/2008 20:00
 
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Io spacco pietre,guido il camion,faccio fatica ma non mi lamento,visto che sono padrone [SM=g27817]
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07/03/2008 01:15
 
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Re:
Jeff Hanneman, 03/03/2008 20.00:

Io spacco pietre,guido il camion,faccio fatica ma non mi lamento,visto che sono padrone [SM=g27817]



Hai una ditta di costruzioni?

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Ma una maledetta voce mi diceva dentro, che era là anche lui, l'estraneo, di fronte a me, nello specchio. In attesa come me, con gli occhi chiusi. C'era, e io non lo vedevo. Non mi vedeva neanche lui, perché aveva, come me, gli occhi chiusi.
07/03/2008 21:28
 
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Re: Re:
!Darkside., 07/03/2008 1.15:



Hai una ditta di costruzioni?


No,io estraggo e lavoro la pietra per l'edilizia,che poi vendo alle ditte/imprese di costruzioni edili

Vendo sta roba qua sotto in pratica


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03/06/2008 23:37
 
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I mesi ormai sono 18, e a dire il vero sento sempre più il bisogno di andarmene. Non tanto per l'ambiente, che nei due mesi passati era veramente insopportabile (caricato di lavoro come non so cosa da una collega referente-presso-il-cliente stronzetta, aria tesa in ufficio) e ora è tornato normale e sereno (stronzetta messa in riga, aria più serena), quanto più perché dopo 18 mesi continuo a essere pagato relativamente una miseria.
Cazzo, sono un Ingegnere Informatico con (quasi) due anni di esperienza, ormai, e il Satanasso, che fa il macellaio, prende decisamente più di me.

E poi diciamocelo, non c'è possibilità di carriera...se nel mio primo posto di lavoro non avrei potuto cambiare mansione, qua un minimo di possibilità in teoria c'era...in teoria. Perché un capoprogetto che è lì dal 2000 e discretamente drogato di lavoro non se ne andrà mai. Come non se ne andrà mai la stronzetta di cui sopra che è trattata con i guanti e manca solo il tappeto rosso.
Non posso certo "fare loghi e suonerie a vita" (cit.), e poi voglio troppo andare a lavorare per quella ditta di Torino (anche se in un primo tempo sarò sicuramente a Milano), che poi c'è anche la possibilità di trasferirsi là, e non vedo l'ora...così me ne vado da casa e vado a stare con il mio amore... [SM=g27821]
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Ma una maledetta voce mi diceva dentro, che era là anche lui, l'estraneo, di fronte a me, nello specchio. In attesa come me, con gli occhi chiusi. C'era, e io non lo vedevo. Non mi vedeva neanche lui, perché aveva, come me, gli occhi chiusi.
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21/01/2011 17:12
 
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Proprio stamattina rileggevo il topic, cavoli, quante cose sono cambiate in due anni e mezzo!

Certo, io non potevo "fare loghi e suonerie a vita", e un mese dopo lo scorso post mi sono effettivamente spostato in quella ditta di Torino. Tutto bene per un po', sì, certo, poi però sono saltate fuori le magagne.
Prima di tutto avevano detto (o comunque lasciato intendere) che con l'inizio del 2009 mi avrebbero spostato su un cliente di Torino, salvo poi far cadere la cosa nel vuoto e non se n'è più parlato; ma vabbè, alla fine non è stato un problema irrisolvibile, anche se però ci contavo sul trasferimento a Torino (anche per levarmi dall'odiatissima Milano).
Poi ci si mette il cliente milanese, che comincia a tirare un po' troppo la corda e a pretendere di tutto e di più. Oltretutto teoricamente i consulenti dovrebbero essere il valore aggiunto di un'azienda, invece noi siamo poco più che la bassa manovalanza. Questa non l'ho mica capita. Poi, teoricamente noi avremmo il nostro orario, fare le nostre 8 ore e bon. Invece sembra che bisogna in qualche modo sottostare ai loro orari e se serve fermarsi pure dopo l'orario normale! Qualche tempo fa questa sembrava quasi una regola, ora per fortuna non rompono più il cazzo...
...e in tutto questo ho un capo senza palle che si piega sempre di fronte al cliente senza minimamente tutelarci. Oltretutto è anche un tirchio del cazzo e tiene un parco macchine (computer) dell'anteguerra, per chi ha un portatile aziendale. Io per di più sono anche l'unico consulente che un portatile aziendale non ce l'ha e scrivo ancora su un PC fisso con un monitor a tubo. [SM=x770835] Quando mi hanno fottuto il portatile sia il mio capo che il cliente aspettavano che l'altro si offrisse di mettermene a disposizione uno. Siamo ancora in una situazione di stallo.
E poi hanno il vizietto di chiamarmi a casa (sia i colleghi della mia ditta che i dipendenti del cliente) mentre sono in ferie/malattia [SM=x770838] , ma dopo che l'ultima volta li ho mandati bellamente a cagare non credo che lo faranno più (e se lo fanno non rispondo).

A parte questo posso dire che in fin dei conti il tipo di lavoro che faccio mi piace (l'ambiente è quello che è, d'accordo, ma del lavoro in sè non mi lamento), ora gli orari e i carichi di lavoro sono decisamente più umani (per il mio capo lo sono sempre stati, ma vabbè [SM=x770846] ), e in tempo di crisi come questo mi tengo ben stretto il mio lavoro a tempo indeterminato.
Ormai è un lusso: quando vado a fare i colloqui con altri, appena sentono che sono a tempo indeterminato gli si legge in faccia l'espressione di terrore! [SM=g27828]
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Ma una maledetta voce mi diceva dentro, che era là anche lui, l'estraneo, di fronte a me, nello specchio. In attesa come me, con gli occhi chiusi. C'era, e io non lo vedevo. Non mi vedeva neanche lui, perché aveva, come me, gli occhi chiusi.
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